L'OROLOGIO Graham Swift La prima parte di questo racconto è apparsa nel numero scorso della rivista. T ic-tac, tic-tac. Il rumore metallico degli orologi infermi che ansimavano a Goswell Road. Il nonno si comportò in modo accorto. Non mise il dito nella piaga. Il nostro nuovo incontro ebbe persino la sua breve luna di miele. La notte che Deborah se ne andò, vegliai con lui nella casa di Highgate ed egli, con affettuosa spontaneità e non col consueto, arido equilibrio rièvocò la Polonia perduta della sua giovinezza. Tuttavia, proprio questa dolcezza costituiva un cattivo auspicio. Gli uomini d'età straordinaria non si abbandonano alla nostalgia. Quel che provoca il sentimentalismo e il rimpianto è la brevità della vita, il rapido trascorrere di anni circoscritti. Durante la niia parentesi con Deborah, nel nonno .era lentamente avvenuto un cambiamento. Pur permanendo l'aria di ristagno, lo sguardo fisso, la no.vità era che adesso sembrava esserne consapevole come non mai. Aveva il viso offuscato dal dolore, e dalla stanchezza. Tanta stanchezza. La bottega stava per toccare il fondo. Era evidente a tutti che non aveva alcun futuro; eppure c'era sempre un futuro per il nonno e per me. Sprecavamo il nostro tempo nella muffa del laboratorio, sbarcando il lunario con i miseri lavori che ci capitavano. Il Grande Orologio, quel simbolo della conquista del Tempo, attraverso lo spietato ticchettio nel panciotto del nonno, era divenuto il nostro padrone, lo sapevamo. A volte, furibondo, sognavo di di!itruggerlo, colpendone · con un martello l'invulnerabile meccanismo. Ma come avrei potuto commettere un atto così sacrilego, un atto che, per quanto n~ sapevo, avrebbe potuto, in un istante, ridurre il nonno in polvere? Continuavamo a lavorare. Ricordo il senso di vuoto _:_ né sollievo né avversione ma un qualche sterile effetto di entrambi - con cui chiudevamo il negozio, ogni sera alle sei, e tornavamo a casa. Come due creature racchiuse in una bolla, seduti sul nostro 43 che percorreva strepitando la Holloway Road, con freddi occhi da rettile osservavamo la nervosa fretta della sera (com'è frenetica l'attività altrui quando la propria andatura è lenta e senza fine). Ah mondo felice, senza tregua, che l'oblio attende per scioglierne gli affanni. Ah Deborah perduta, che depone gladioli sulla tomba della madre. Nel mondo di ogni giorno, figli e nipoti assolvono il proprio dovere nei confronti dei loro vecchi. Ne hanno cura negli anni del tramonto. Ma cosa accade se il crepuscolo non giunge? L'estate che il nonno compì 162 anni, non riuscii più a trattenermi. Col poco che restava dei miei scarsi risparmi, affittai un cottage sulle colline del Sussex. Intendevo fare ciò che la necessità imponeva: mettere in vendita il negozio e trovare un lavoro con uno stipendio fisso che mi permettesse di provvedere al nonno e a me stesso. Avevo 55 anni, certo, ma la mia esperienza in fatto di orologi m'avrebbe forse procurato un posto presso un antiquario o come aiutoconservatore presso qualche, oscuro museo di orologi. Per72 ché fosse possibile provarci, era necessario prima attrarre il nonno ad una distanza di sicurezza. Non voglio dire che il cottage fosse solo un - costoso - espediente. Una parte di me desiderava sinceramente che il nonno la smettesse di scrutare nelle orbite polverose degli orologi per gettare lo sguardo sul Mondo - fosse anche solo quello insulso e ristretto del Sussex. Mi permaneva in mente l'idea che la vecchiaia maturi e addolcisca arrecando le proprie placide soddisfazioni. Perché quella vita straordinariamente lunga non aveva offerto al nonno più opportunità per godere, assaporare e contemplare il mondo? Perché non avrebbe dovuto iniziare ora un periodo di meditativa tranquillità, di corrispondenza divina con la natura? I giovani dovrebbero onorare i vecchi non solo per dovere ma per devozione. Forse m'ero sempre vergognato, o forse questo era motivo di segreto pessimismo circa il mio stesso futuro, che in mio nonno gli anni non avessero prodotto altro che la creatura bisbetica e intrattabile che conoscevo. Speravo, forse, che l'età, straordinaria, potesse aver istillato in lui uno straordinario discernimento. Forse lo immaginavo - folle, impossibile visione - trasformarsi nel suo eremo in campagna in qualche figura venerata, lo sciamano del Sussex, il Saggio dei Downs, un oracolo intorno al quale si adunassero i giovani sciocchi in cerca d'aiuto. O forse ciò che mi spingeva era qualcosa di più semplice. Forse non era niente altro che ciò che spinge figli e figlie, ipocriti e stremati, ben intenzionati in apparenza, a sistemare, certo non gratuitamente, i genitori in case di riposo perché siano lontano dagli occhi e dal cuore - perché cioè, vi siano· impunemente uccisi. L'argomento decisivo per me era che se anche non fosse rimasto della "Krepski & Krepski" null'altro che il Grande Orologio, questo costituiva la cosa più importante. E come concessione preliminare, acconsentii a trascorrere con lui, nel cottage, un primo fine settimana di prova. Ci mettemmo in viaggio un venerdì pomeriggio. Era una di quelle giornate afose e cupe, senza un alito di vento ma densa di sciami d'insetti che sembrano venir fuori dal nulla. Il nonno stava seduto al suo posto nello scompartimento, il viso nascosto da un giornale. E questo era un cattivo segno, come il tempo. DÌ solito sdegnava i giornali. Cosa potevano significare le notizie del 1977 per un uomo nato nel 1808? Per definizione, i giornali erano l'emblema dell'umano as- · servimento al tempo; oggetto del loro interesse era l'effimero: Avevo tuttavia notato, di recente, che aveva cominciato a comprarli e a leggerli quasi con avidità; e ad attrarre la sua attenzione erano innanzi tutto le notizie di incidenti, disastri, morti violente e improvvise ... Di tanto in tanto, mentre attraversavamo i sobborghi del Sussex, riappariva da dietro il suo riparo. Non aveva il viso di chi viaggia verso una nuova giovinezza. Il suo era il viso pietrificato di chi non s'aspetta nulla di nuovo. Le colline del Sussex, i Downs a un'ora da Londra, ancora
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