Linea d'ombra - anno VI - n. 32 - novembre 1988

SAGGI/POTESTÀ po completamente non-religioso", subito dopo precisa che "anche coloro che si definiscono sinceramente «religiosi» non lo mettono in pratica in nessun modo; presumibilmente, con «religioso» essi intendono qualcosa di completamente diverso" (una riprova immediata: "questa guerra, a differenza di tutte le precedenti, non provoca una reazione «religiosa»". Ciò che qui è in gioco è la questione se la religione possa an- . cara costituire una adeguata "forma espressiva dell'effettivo rapporto di Dio con l'uomo contemporaneo e del possibile «sincero» rapporto dell'uomo contemporaneo con Dio" (Gallas). · Il percorso che ha condotto il mondo alla piena mondanizzazione coincide cÒn la parabola stessa della modernità. Ha inizio all'incirca col XIII secolo e si sviluppa entro lo spettro, il più vasto, delle forme di vita e di attività umane: è l'emancipazione dell'Impero cristiario e dello Stato moderno dalla tutela clericale, è la progressiva scoperta delle leggi proprie, "secondo le quali il mondo vive e basta a se stesso", nella scienza, nell'arte, nella filosofia e nella religione; sino a che, nell'età contemporanea, "l'uomo ha imparato a bastare a se stesso in tutte le questioni importanti senza l'au- , silio dell'«ipotesi di lavoro: Dio»" (lettera a Bethge dell'8 giugno 1944). Non è forse un caso che per nomina~e questo processo Bonhoeffer non ricorra al termine "secolarizzazione". Certamente egli non condivide le preoccupazioni degli "animi pavid.i" che, non riuscendo a trovare più spazio per Dio, "condannano tutt'intera questa evoluzione che li ha condotti in una siffatta situazione di difficoltà" e non sanno che vagheggiiue un "salto mortale all'indietro nel Medioevo". Passo disperato, illusione fantastica di intelligenze disoneste: la "terra dell'infanzia" potrà essere raggiunta non tramite la via breve della rinuncia all'onestà interiore, ma a seguito se mai di una radicale rottura e"di un nuovo cominciamento, cui Bonhoeffer allude richiamando le parole profetiche di Matteo 18, 3 ("se non vi convertirete e non diventerete come bambini ... ") (A Bethge, 16 luglio 1944). D'altra 1parte, egli non è un acritico apologeta della modernità. Impressioriante è in questo senso il bilancio tracciato, in una lettera ai genitori, il 31 ottobre 1943 in occasione della festa della Riforma: "C'è da chiedersi come mai l'azione di Lutero abbia dovuto produrre conseguenze che erano esattamente agli antipodi di ciò che egli ':'Oieva. (... )Egli voleva un'autentica unità della Chiesa e dew•·occidente, cioè dei popoli cristiani, e la conseguenza fu la disgregazione della Chiesa e dell'Europa; voleva la «libertà del cristiano», e la conseguenza fu l'indifferenza e l'imbarbarimento; voleva che sorgesse un.autep.tico ordinamento mondano della società, libero dalla tutela clericale, e il risultato fu la rivolta già nella guerra dei contadini, e subito dopo la progressiva dissoluzione di tutti i vincoli e di tutti gli ordinamenti autentici della vita.( ... ) Kierkegaard ha detto già cent'anni fa che Lutero oggi direbbe il contrario di ciò èhe disse allora. Credo sia vero, cum grano salis". E il profilo della vita morale e spirituale della nostra epoca gli si rivela piatto quando decide di avviare una rilettura attualizzante dei comandameriti: "Il primo mi risulta particolarmente difficile (... ) Gli idoli vengono adorati, e l'idolatria presuppone che gli uomini adorino in g~nerale ancora qualcosa. Ma noi non adoriamo proprio più, nemmene gli idoli .. In questo siamo effettivamente nichilisti" (A Bethge, 27 giugno 1944). Il fatto è che le cose stanno, appunto, così. Di qui _:_assumendo la mondanizzazione per ciò che è, nei suoi esiti chiaroscurali - occorre muovere per ripensare la possibilità di un destino futuro per il cristianesimo. 66 Nella profondità dell'esistenza Leggendo Gli dei della Grecia di W.F.Otto, Bonhoeffer si accende per "questo mondo di fede che è sorto dalla ricchezza e dalla profondità dell'esistenza, non dalle sue preoccupazioni e dalle sue nostalgie", e afferma: "credo quasi di 'poter rivendicare questi dei in favore di Cristo" (A Bethge, 21 giugno 1944). La celebrazione della Grecia classica, come · quella della solarità del mondo mediterraneo, è strettamente connessa all'avvertita esigenza di riportare il mistero divino al centro della vita quotidiana degli uo'mini, delle loro passioni e qei loro sentimenti. "Chi ha pensato ciò che è più profondo, ama ciò che è più vitale", è l'affermazione di Holderlin a proposito di Socrate/ Alcibiade trascritta in alcuni appunti frammentari della fine di giugno del 1944. È paràdossale e può sembrare persino patetico che questa prospettiva si sia spalancata a·Bonhoeffer dal fondo del carcere. Ma, a ben vedere, l'apparente contrastò ci consente di fissare lo sguardo proprio sul punto che per lui rende il cristianesimo altro da tutte le grandi religioni e in particolare da quella dei Greci. · La radice della fede cristiana sta nel riconoscere che Dio ha preso forma umana, si è fatto carne; come si legge nell'abbozzo di studio, rimasto irrealizzato, dell'estate 1944, il Dio cristiano non si presenta né nelle figure concettuali dell'assoluto, del metafisico, dell'infinito, né nella "greca forma divinoumana dell' "uomo in sé", bensì nella figura dell' "uomo per altri", del crocifisso. Chi deve essere rimesso al centro della vita è dunque il dio che.si è lasciato cacciare dal mondo sulla croce, che ha aiutato e continua ad aiutare i viventi in forza non della sua pretesa onnipotenza, ma della sua debolezza e sofferenza. Il grido emesso da Gesù in croce secondo Marco 15, 34 ("Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?") diviene in un certo senso la cifra stessa del mistero teologale. Mentre compie morendo la propria missione, Gesù si rivela abbandonato da tutti, persino dal Padre; nell'impotenza e nella solitudine egli rivela il volto di un dio sconosciuto. Lo sguardo dal basso "Non è l'atto religioso a fare il cristiano, ma il prender parte alla sofferenza di Dio nella vita del mondo" (A Bethge, 18'luglio 1944). Qui risiede il nucleo non trascorso del cristianesimo; qui si scorge il varco attraverso il quale si può tentare di pensare a un cristianesimo futuro non religioso, secondo una linea che in effetti risulta appena tratteggiata nelle ultime lettere di Bonhoeffer (una testimonianza di rilievo della direzione cui egli mirava è racchiusa ne.Ilapoesia Cristiani e pagani del luglio 1944). Quel che si può dire con certezza è che il tentativo di Bonhoeffer non offre alcuno spazio per ritorni sulla scena di interiorità lacerate né per rinnovate mistiche del dolore e della sofferenza. Il punto decisivo è che per essere credibile - anzi, creduta - questa prospettiva implica un legame forte con la storia e l'assunzione in essa di una posizione coerentemente di parte: di ciò Bonhoeffer risulta saldamente convinto già prima di essere arrestato, come attesta l'ultimo dei pensieri da lui rivolti agli amici più cari per il Natale 1942 (Lo sguardo dal basso). Si tratta di scendere nei sotterranei della storia, dove sono i deboli, gli emarginati, i senza potere; di lì, come dal miglior punto di veduta, scorgere nitidamente il limite che divide l'alto dal basso; quindi, rinunciando alla condizione gratificante di "eterni insoddisfatti", risalire da quella via, nello sforzo di traguardare nuovamente il limite - cancellandolo. Metafora utopica, il cui significato eccede la sintassi propriamente teologica, per indicare profeticamente i soli luoghi da cui possono venire parole morali e politiche capaci di riformare il mondo.

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