SAGGI/POTESTÀ NELLAVITADELMONDO. SUUNANUOVAEDIZIONE DI 11RESISTENZAERESA'' DI BONHOEFFER Gian Luca Potestà '' Attraverso la porta semiaperta di una stanza delle baracche vidi che il pastore Bonhoeffer, prima di svestire gli . abiti da prigioniero, si inginocchiò in profonda preghiera con il suo Signore. La preghiera così devota e fiduciosa di quell'uomo straordinariamente simpatico mi ha scosso profondamente. Anche al luogo del supplizio egli fece una breve preghiera, quindi salì coraggioso e rassegnato il patibolo. La morte giunse dopo pochi secondi. Nella mia attività medica di quasi cinquant'anni non ho mai visto un uomo morire con tanta fiducia in Dio". Il medico del campo di concentramento di Flos-senbi.irgdescrive così gli ultimi istanti di vita di Dietrich Bonhoeffer, il maggior teologo, con Karl Barth, del Novecento protestante, condannato a morte da un tribunale della SS 1'8 aprile 1945 e impiccato all'alba del giorno seguente. Era in carcere da due anni. Già arruolato nel!' Abwehr - il servizio· di sicurezza dell'esercito - tramite il cognato Hans von Donhanyi, che vi ricopriva un alto incarico, Bonhoeffer aveva partecipato con lui al riuscito tentativo di salvare un piccolo gruppo di ebrei, organizzandone la fuga in Svizzera. La scoperta dell'azione aveva condotto all'immediato arresto dei due. Detenuti a Berlino in attesa di giudizio, essi avevano visto aggravarsi la loro posizione dopo il fallito putsch contro Hitler del 20 luglio 1944, organizzato da militari fra i quali l'ammiraglio Canaris, responsabile del!' Abwehr. Le indagini successivamente compiute dalle SS condussero alla scoperta di materiali compromettenti non soìo per altri familiari di Bonhoeffer - il fratello Klaus e il co- · gnato R. Schleicher - ma anche per i due detenuti in attesa di giudizio, che risultarono essere a conoscenza e complici del piano di rovesciamento del regime nazista. Con ciò la loro sorte era segnata. Nell'imminenza della fine della guerra tutti vennero condannati a morte, insieme ai massimi artefici del tentativo a:ntihitleriano. La prima edizione di Resistenza e resa (carata da Eberhard Bethge, tradotta da S. Bologna nel 1969) consisteva in massima parte nelle sezioni teologicamente rilevanti delle lettere inviate dal carcere da Bonhoeffer all'amico Bethge, pastore protestante e marito della nipote. Questa nuova edizione (pubblicata dallo stesso Bethge nel 1970e tradotta ora, 1988, da A. Gallas per le Edizioni Paoline, "Classici del pensiero cristiano", pp. 572, L. 28.000) comprende, assieme al testo integrale delle lettere, a pagine di narrativa, poesie e fram64 menti composti da Bonhoeffer in prigionia, tutti i messaggi dei familiari e dell'amico; oltre a una testimonianza della fidanzata Maria von Wedmeyer (il suo carteggio per il momento non è disponibile). Il passaggio dalla prima alla seconda edizione consente dunque di conoscere più da vicino l'esperienza ·vissuta dal detenuto e non solo le sue più acute riflessioni dottrinali; di scorgere meglio con quale forza una grande famiglia abbia saputo affrontare una prova tanto dura tenendo saldi i propri legami nella consapevolezza del compito e nell'accettazione del destino, sino alla rovina finale; di considerare nitidamente l'intensità di un'amicizia. Esperienza del tempo come esperienza della separazione Benché Resistenza e resa riguardi un periodo limitatissimo, all'interno di quella che oggi ci si presenta come un'opera voluminosa e compatta si riconoscono temi e inflessioni differenti, che variano lungo il corso del tempo e a seconda dei corrispondenti. In una prima fase, tra la primavera e l'autunno 1943, Bonhoeffer si tiene regolarmente in contatto - al ritmo consentito dalla censura di una lettera ogni dieci giorni-, oltre che con la fidanzata, coi genitori e il fratello maggiore. Le lettere che essi si scambiano lasciano intravedere fiducia e speranza riguardo alla sua situazione giudiziaria; insieme al desiderio di sostenersi reciprocamente, c'è la preoccupazione di far sapere agli inquirenti che i Bonhoeffer contano su una rapida e positiva soluzione del caso. L'attesa del processo occupa così i primi mesi della corrispondenza, ma l'istruttoria si protrae oltre ogni previsione, e nella primavera del '44 il prigioniero appare ormai lucidamente pessimista sui tempi della celebrazione del processo; le sue speranze vanno ormai trasparentemente al tentativo di cospirazione contro Hitler· e al rapido volgere delle sorti della guèrra. Nei primi mesi si dedica alla stesura di un saggio, andato perduto, sul "sentimento del tempo", questione che gli si pone dolorosamente a partire dalla condizione della carcerazione preventiva. È l'esperienza - si legge in appunti frammentari del maggio 1943 - della "separazione dagli uomini dal lavoro dal passato dal futuro dal matrimonio da Dio''. Dunque: "esperienza del tempo come esperienza della separazione''. La noia e la disperazione del prigioniero hanno strettamente a che fare con l'esperienza della "continuità spezzata col passato e col futuro". Il problema decisivo è allora se e come sia possibile riannodare in carcere il filo del tempo. Quel che Bonhoeffer sembra temere di più è il cedere ali' "illusione", al fantasticare in cui passato e futuro si confondono e si perdono. La fuga nel sogno è esattamente ciò che va evitato in quanto "nel sogno ciò che è passato si rende uguale a ciò che è futuro". Nel sogno, in quanto atemporale, si perde proprio ciò che si dovrebbe salvare. Il tentativo di ricostituire una continuità deve piuttosto partire da una obiettiva considerazione di quel che il passato è stato per chi ora vi ritorna. Alcuni mesi prima, mentre ancora era in libertà, Bonhoeffer aveva scritto, pensando ad alcuni dei suoi amici più cari (Dieci anni dopo): "Essendo il '
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