Linea d'ombra - anno VI - n. 32 - novembre 1988

STORIE/RAC%YMOW trasmetterci qualcosa che impedisce che la probabile sorpresa si trasformi in terrore, in una breve contrazione muscolare che faccia ·perdere all'uomo la sua concentnrzione e gli permetta di scoprirmi. Molto lentamente mia moglie torna a socchiudere gli occhi e non posso neppure inventarle un sorriso in più sulle labbra, che ricevono con dolcezza quelle dell'uomo, si lasciano premere da loro con un suono umido a risucchio, come la liberazione e rilassamento intestinale, fino a restare quasi senza fiato. Per la prima volta i movimenti dell'uomo sembrano farsi quasi disperati, sfiorare la violenza. Quello che sta facendo è togliersi la camicia e il pullover con un solo gesto e, con un movimento sinuoso di tutto il corpo, i pantaloni, che si abbassa fino alle ginocchia. Mia moglie lo abbraccia ansiosamente, per un istante ~ono rimasti separati ma le mani del1'uomo tornano a prenderla, a calmarla, e le tolgono la sottoveste di seta ocrà, la tirano sopr~ il mucchio di roba che ha nascosto la macchia viola del vestito. Adesso la penetrazione è davvero violenta, trasmessa. dalla schiena di mia moglie a tutto il tavolo, sì che si muove la p4nta della tovaglia che ho davanti agli occhi. Arrivano all'orgasmo in fretta, gemendo insieme, ogni volta più rocamente, con un grido finale di agonia e di trionfo. L'uomo rimanesu di lei, accarezzandole i capelli, le spalle. Mia.moglie si sistema un po•· e il suo viso resta nascosto. Guardo allora il . suo seno: come sempre il capezzolo destro è eretto, duro, t il sinistro morbido, rilassato. Mia moglie torna a sistemarsi ed entrambi restano distesi nello spazio tra il tavolò e la parete, accarezzandosi appena. Arrivo a distinguere come rabbrividisce la pelle di mia moglie. Arriva un momento in cui sembra èhe i due siano addormentati. Sento il mio membro eretto schiacciato dalla pila di cartellette che comincia a cadere, percorso da un dolore tra fastidioso e piacevole, trattenuto. La prima cosa che si muove è la mano dell'uomo. che torna ad accarezzare e poi a introdursi nel solco delle natiche, stagliandos-i scura contro il bianco purissimo della pelle di mia moglie, che si risveglia con un brivido di tutto il corpo. Il tremito sembra·trasmettere energia dall'uomo, che prende mia moglie e la alza di peso, mettendosi tra le sue gambe. Mia moglie arriva ad afferrare ,con le braccia i due pilastri della Udi legno e resiste ai colpi ritmici dell'uomo dal di dietro. Adesso apre davvero gli occhi spalancati e mi fissa ipnoticamente, finché si vede costretta a chiuderli quando entrambi arrivano per la seconda volta al culmine. Il tavolo si è scosso quasi fino a scollarsi, una delle cartellette si è mossa dalla pila ed è caduta ma senza ridestarli dalla trance animale in cui si"muovono. Ormai mi fa male il braccio e l'erezione è sparita: sento tutto il mio corpo sull'orlo di un crampo. Penso che forse torneranno a cadere, a rilassarsi, a dormire: sono le cinque meno dieci. Ma il volto di mia moglie, che si è tirata indietro evitando abilmente lo spigolo del tavolo per restare alcuni istanti in ginocchio vicino alle gambe dell'uomo, subisce una trasfor- · 54 mazione. orribile: ricupera in un secondo i tratti quotidiani, la lieve ruga nervosa nella connessura sinistra delle labbra, l'atteggiamento generale difensivo, di all'erta. Quando la mano dell'uomo cerca di accarezzarle la schiena la allontana da sé, efficace e definitiva, mentre gli dice che deve correre a prendere i nostri figli a scuola. Non so in che modo, ma l'uomo esprime con le gambe (tra le quali i pantaloni sono scesi fino a forinare una specie di informe piedistallo), con le mani, persino con il membro, che ha ricevuto il messaggio, la secchiata di acqua fredda. Una delle mani scende lentamente e alza la sottoveste di mia moglie, quella di seta ocra che le comprai da Harrod's per il nostro quinto anniversario. Penso che gliela porga, ma invece ci si pulisce con cura il membrò, mentre con l'altra mano prima si tira su i pantaloni e poi prende la sua roba. Mia moglie si è messa rapidamente il vestito viola, le.scarpe. Di ·nuovo vedo solo le loro gambe, quelle dell'uomo ora immobili mentre si sistema la camicia, quelle di mia ·moglie che camminano coi tacchi fino a perdersi tagliate dallo spigolo della porta che dà sul corridoio. Riconosco il rumore dei vetri malfermi della porta del bagno. Capisco che ha portato via la sottoveste. 'Forna un attimo dopo. Per un istante le gambe dei due riprendono con tale esattezza la posizione di quando sono entrati che ho paura di vedere quelle di mia moglie appoggiarsi un'altra volta contro la porta, i tacchi dell'uomo puntare un'altra volta verso di me, per ricominciare. Ma è un decimo di secondo che non trattiene i passi decisi di mia moglie, il risucchio della porta che si apre, il rumore che fa chiudendosi, soffocato dall'ull]-idità, quasi pneumatico, e i passi che si allontanano verso l'ascensore. Adesso, con una certa difficoltà, potrò alzarmi. (traduzione di Alberto Cristofon) . Copyright Elvio E. Gandolfo .1988. LASCENAINCA Henri Raczymow L ei avanza, skura di sé (in lei ho trasferitb tutta la certezza che ho della sua presenza): e subito dopo, sorto dalla nott!;!, avanza anche lui e i suoi primi gesti consistono nel tastare per qualche secondo nella penombra il lato destro del muro, cercando l'interruttore. Allora appàre una fragile, piccola luce, emanata da una lampadina di debole potenza, là in alto, proprio al di sopra di una mensola retta da squadre grossolane, e che, visibilmente, non regge niente. Meccanicamente, alzano la testa: '·'È buffa questa luce", dice lei. E scoprono in quel momento il biancore, forse un po' grigiastro, delle pareti. Poi lei lo guarda: i suoi occhi, però, non sono troppo insistenti: i due sembrano conoscersi da m(?lto tempo. Lei di-

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