Amanti, acquaforte di Giacomo Manzù. viola di mia moglie lentamente e accarezza la carne con vio~ lenza e tenerezza insieme, con furia e con calma. Si sentono i sospiri di mia moglie, lunghi e profondi in principio, mescolati a qualcosa che è come l'inizio di una parola detta fra i denti che non arriva a formarsi interamente e alla fine si risolve in un "aaahhh" roco, ogni volta più breve. La mano è tornata a salire sotto il vestito di mia moglie e adesso le vedo le gambe che si perdono verso l'alto, con calze lunghe, color carne. All'improvviso le gambe di mià moglie si allontanano dalla porta, quelle dell'uomo vacillano un po' (fuori dal mio campo visivo, sta sicuramente vedendo il movimento di mia moglie, captandolo piuttosto con il corpo e tentando di adattarvisi). Quello che fa lei è retrocedere di spalle fino al tavolo per appoggiarvisi e trascinare l'uomo, prendendolo per i vestiti, guidandolo. · È rimasta appoggiata con le natiche al tavolo e apre le gambe, che incorniciano quelle dell'uomo, appoggiandosi alla punta dei piedi, ancora calzati. Così come prima aspettavo il rumore della porta, adesso aspetto che i piedi dell'uomo si fermino, che i sospiri di mia moglie si facciano più intensi,· che ricomincino almeno, poiché si sono interrotti. Ma i mo~ vimenti dei due si fanno dolci, silenziosi, quasi rispettosi. Le mani dell'uomo le calano lentamente una delle calze, mentre i piedi di mia moglie, forti, agili, si tolgono le scarpe con un paio di movimenti. Si sente lo schiocco dell'elastico della seconda calza che si allenta, in alto: anche questa calza scende, lentamente. Le gambe di mia moglie sono bianche, quasi lattee dove si uniscono alle natiche, al limite della grassezza ma ferme: c'è qualcosa in loro che reclama non si sa bene cosa: dire che rèclamano di essere toccate sarebbe semplificare, falsificare. Non sono riuscito a vedere la faccia dell'uomo, la prima STORIE/GANDOLFO volta perché è rimasto oltre il bordo della tovaglia, la seconda perché la gamba lo ha nascosto. C'è un sussurro dolce, le gambe di mia moglie si sollevano alternandosi, con movimenti lievi, sciolti: si sta togliendo o le stanno togliendo il vestito, che cade, formando una macchia viola vicino alle quattro gambe. L'attenzione si sofferma sul fatto che l'uomo non si sia tolto i pantaloni: la sta accarezzando, ogni tanto una mano scende per le natiche e risale, si trattiene nel solco caldo e dolce che le divide, finché si ferma definitivamente, entra con delicatezza, i sospiri di mia moglie aumentano. Mi aspettavo di vedere salire le gambe di mia moglie, afferrarsi a quelle dell'uomo, o un lieve scricchiolio nel legno del tavolo che indicasse che l'uomo si accostava, che si stava lasciando cadere su di lei, muovendo la tovaglia ricamata, stropicciandola, facendo cadere lo spaventoso cigno di ceramica che fa da centro del tavolo. Invecemia moglie cade (sempre dolcemente, sènza violenza) in ginocchio e abbassa con decisione ma con prudenza la cerniera dei pantaloni dell'uomo. Da dove sono non riesco a distinguere come si alza il suo membro perché mia moglie lo afferra con la bocca quasi prima che esca, lo copre, si muove. L'uomo le sostiene la testa stringendola per i capelli e per le orecchie, come temendo che cadesse, poiché tutto sembra equilibrio, ebbrezza incontrollabile che al limite del crollo e del disordine però si controlla, moltiplicando il piacere. Mia moglie va cambiando lentamente la posizione del corpo. È come se il suo volto fosse un altro, insieme più reale e più anonimo di quello di tutti i giorni: ha gli occhi semichiusi, le gote arrossate e incavate da ciò che sta facendo, i capelli biondi che le cadono disordinati e oscillanti per'i movimenti della testa e del corpo dell'uomo, praticamente sostenuto .dal membro, poiché le gambe gli si sono· rilassate tanto che una delle scarpe è inclinata, floscia, come una barca sfondata. Adesso mia moglie lo tira verso il basso, si avvicina lentamente al supporto a Udi questa estremità della tavola. Appoggia la schiena contro il legno e l'uomo si inginocchia sacralmente, la penetra adagio in principio, poi con più violenza. · La testa di mia moglie si riversa all'indietro, lasciando cadere la capigliatura bionda che sembra brillare nel buio sotto il tavolo. Adesso vedo il suo volto all'incontrario, gemente, lievemente sbattuto. Le sue braccia circondano l'uomo e lo attirano verso di sé. Per la prima volta gli vedo la faccia: è uno sconosciuto, bello e brutto quanto me, ma in questo momento riscattato dal piacere, alleggerito, con tutti i muscoli del viso insieme tesi e sciolti, perché i due si muovono in sintonia, melodiosamente. Mia moglie deve essersi accorta di qualcosa attraverso gli occhi socchiusi perché all'improvviso li apre. Deve vedermi anche lei all'incontrario, oltre il buio sotto il tavolo, con il mucchio di cartellette sulle gambe, seduto contro la credenza, con il cappotto addosso. Anch'io la guardo. Dobbiamo 53
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