Linea d'ombra - anno VI - n. 32 - novembre 1988

STORIE/MORENO che la polizia franchista gli mettesse in galera il_figlio per traffico di marijuana. Tutto questo, diceva ora a se stessa, si chiamava decadenza; e l'unica donna che avesse reso onore alla famiglia con la propria condotta era stata proprio la ·nonna: trattare le sue spoglie senza i dovuti riguardi era un'ingiuria imperdonabile, perché più ci pensava e più sentiva crescere il sospetto che in quella cassa non ci fosse niente. Dopo un'ora 'di queste elucubrazioni, decise di scoprire la verità e fece cenno alla madre di seguirla nella stanza accanto. Come c'era da aspettarsi, sua madre cedette alla prima domanda, scoppiando in lacrime nieritre i'niziava a raccontare una storia inverosimile. Effettivamente la nonna aveva insistito per andare a Barlovento nonostante le sue condizioni di salute fossero peggiorate. Erano così partiti alla volta della fattoria con la Land Rover di zio Miguel, il mar~to di zia Aura, la nonna seduta sul sedile posteriore tra due dei suoi nipotini, tutta contenta di tornare a Las Camelias e di rivedere il mare. !\fan mano cqe avanzavano lungo la strada .polverosa sembrava che la norina si riprendesse dai suoi acciacchi e davanti a un negozio di Santa Maria de Cariaco, mentre Miguel e i bambini scendevano a comprare le coca cole, aveva detto a zia Aura una cosa molto strana: che là, .e solo là, era stata molto felice tanto tempo prima. Strana perché la nonna non parlava mai del proprio passato e in nes~ sun caso della propria felicità: aveva sempre vissuto per gli altri, per il marito, i figli e, più tardi, i nipoti: a Isabel aveva regalato i suoi ultimi risparmi perché potesse andare a stuqiare in Francia. Perciò zia Aura aveva avuto un cattivo presentimento ma, visto che il viaggio era ormai giunto quasi a termine, aveva preferito proseguire fino a Las Camelias. La nonna era morta quella stessa notte, dolcemente, nel sonno. E tuttavia il tam tam dei tamburi di San Juan aveva risuonato per tutta la notte. E dalla vicina selva si erano udite le grida inarticolate e selvagge come di uomini schiavi delle lussuria. E l'eco della Mina era rimbombato fin dentro le mura di casa, scuotendo le foglie dei gelsomini mentre i cani ululavano impazziti e gli altri animali della fattoria si agitavano . terrorizzati: le mule scalciavano nelle stalle e si era dovuto legarle; le colombe beccavano le tavole di legno della colombaia cercanqo di fuggire; i canarini si erano suicidati lanciandosi contro le sbarre delle loro gabbie e nemmeno una gallina aveva depost9 l'uovo. Solo i gatti erano rimasti ritti sulla ringhiera della terrazza, gli occhi accesi come lucerne verdi e dorate a interrogare l'oscurità. Naturalmente zia Aurora non aveva chiuso occhio e alle sei del mattino, quando era uscita dalla camera da letto per prendere il caffè, aveva scoperto che tutti i peones della fattoria erano spariti, eccetto il mezzadro, nipote di un profugo della Cayenna, che aveva ereditato dal nonno il senso della responsabilità sapeva che non si può abbandonare una fattoria solo perché è arrivato il giorno di San Juan. Era la prima volta che zia Aurora si recava a Las Camelias in occasione di quella ricorrenza, poiché di solito preferiva andarsene a Miami; perciò, quando udì il rac: _cònto del mezzadro, fece fatica a credergli: per tre giorni e tre 46 notti, le aveva detto, si sarebbe ballato freneticamente per le strade del villaggio, gli uomini travestiti da donne e le donne da uomirii, al suono dei tamburi e del tiguitità della Mina. Di quei tamburi che rispondevano a quelli che risuonavano nella selva, tamburi sacri che invocavano le terribili divinità negre tra giganteschi alberi di samàn e grotte inesplorate, mentre al villaggio, tra vortici di polvere e bottiglie di rum bianco, la gente ballava contorcendosi sotto l'incantesimo di quella musica indiavolata e le donne, ridendo a crepapelle, si davano à chi volevano, prendendo loro stesse l'iniziativa, poiché la tradizione esigeva che tutti i ruoli si invertissero, mentre gli uomini più spavaldi resistevano come giovanette ritrose prima di lasciarsi sedurre. Ogni anno il parroco dell'unica chi~sa'del paese esortava i suoi fedeli a non partecipare a quella festa, in origine religiosa rna poi trasformata dal paganesimo africano in un diabolico baccanale. E ogni anno, appena sentiva il primo rullio dei tamburi nella selva e le grida di aÌlegria che segnavano l'inizio della baldoria, chiudeva a chiave la chiesa e, insieme a due signorine del posto nate a Mantova, le Pietri, si prostrava davanti all'altare supplicando-il Signore affinché non éi fossero morti e il diavolo non si portasse qualche nuova anima negli abissi dell'inferno. Intanto la vita quotidiana del villaggio si fermava: i commercianti non aprivano i negozi - alla vigilia della festa avevano ormai già venduto anche l'ultima bottiglia di rum -, i poliziotti se ne andavano a dormire, il farmacista rinchiudeva la moglie e le quattro figlie prima di sparire nel tumulto dei festeggiamenti e il medico si perdeva dietro alle negre sode e dalla vita sottile. Zia Aura ascoltò il mezzadro inebetita dallo stupore, ma appena scoprì che la nonna era morta il suo stupore si trasformò in orrore: se non. c'era un medico, né ·un prete, né qualche altra autorità, sarebbe stato impossibile sotterrare la nonna o trasportarla a Caracas, perché la legge proibiva il trasferimento di una salma da uno stato all'altro del Venezuela senza previa autorizzazione legale e lì nessuno era in grado di rilasciarla. Ma suo marito Miguel aveva trovato la soluzione: sarebbero partiti immediatamente, sistemando il corpo della nonna esattamente dov'era n·e1viaggio di andata, cioè sul sedile posteriore della Land Rover, in mezzo ai due bambini, prima che scoppiasse il caldo e che il corpo iniziasse quindi a decomporsi. Ma dopo pochi minuti di viaggio i bambini avevano.cominciato a lagnarsi di dover sedere accanto a un cadavere.e avevano tanto frignato che alla fine zio Miguel e lei avevano deciso di sistemare la nonna tra le tavole da surf sul tetto dell'auto. Guidavano a tutta velocità attraversando villaggi in pieno delirio, senza riuscire a trovare un telefono da cui avvisare la famiglia del decesso, mentre i bambini piangevano per la sete e la stanchezza. Al primo negozio che avevano trovato aperto, Miguel e i bambini scesero a rinfrescarsi con una colita-sif6n, lei a telefonare alle sorelle. E proprio 'all'uscita dal negozio avevano scoperto con orrore che la Land Rover era stata rubata, insieme al cadavere della nonna. Zia Aura aveva avuto una crisi di nervi e

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