Linea d'ombra - anno VI - n. 32 - novembre 1988

BARLOVENTO Marvel Moreno A !sabei bastò guardare la madre per sapere che era successo qualcosa di grave: quegli occhi inquieti, dalle pupille dilatate, un poco schivi le ricordavano i momenti peggiori della sua adolescenza, quando la madre le aveva annunciato l'imminente divorzio, per esempio, o la fuga della sorella maggiore con un trafficante di droga. E poi era evi- .dente che si sforzava di mostrarsi disinvolta, domandandole del soggiorno a Parigi e se la notizia della morte della nonna non le aveva impedito di ultimare gli acquisti per il corredo da sposa. Quelle osservazioni tanto banali confermavano a Isabel l'impressione di essere sul punto di scoprire un nuovo scandalo in cui la sua famiglia era coinvolta; la madre, infatti, sapeva quanto bene lei volesse a nonna Josefa e quanto potesse quindi importarle di viaggi e compere proprio il giorno del funerale. Ma Juan Antonio, il suo fidanzato nonché l'unico amore della sua vita, era sempre lì attorno - mentre i facchini raccattavano con cura i pacchi e le valigie che arrivavano barcollando sul tapis roulant dell'aeroporto - e davanti a Juan Antonio preferiva mantenere una certa riservatezza. Durante il tragitto verso casa, lungo l'autostrada della Guaira, costantemente intasata, !sabei sentiva la vecchia angoscia stringerle il cuore, come quando, da bambina, nel buio della sua camera, piangeva con la testa nascosta sotto il cuscino fino.ad addormentarsi. Era sempre stato così: piangeva di notte, ma di giorno era imperturbabile, concentrata nelle lezioni in collegio e a casa nei compiti che le assegnavano da svolgere; studiava tanto e tanto bene che ogni anno riceveva un premio come miglior alunna e le congratulazioni delle suore. Solo più tardi aveva capito che quella tenacia nello studio era stata per lei come un muro di difesa: dalla madre, instabile e tormentata dai sensi di colpa, sempre in dubbio se fuggire con l'amante o restare accanto al marito, che amava e insieme detestava; dalle sorelle maggiori che, fregandosene della moralità, passavano da un amante all'altro e avevano quasi sempre gli occhi arrossati dalla marijuana; da una cugina che voleva iniziarla all'amore lesbico; da uno zio troppo sollecito. Ma grazie alla religione imparata in collegio era rimasta pura, rifiutando le perniciose idee del femminismo e la liberazione sessuale. E quando seppe di poter resistere· agli assedi e alle tentazioni di un'epoca sventurata, la pace si insediò nel suo spirito. Andò a Parigi a studiare sociologia alla Sorbona, incontrò Juan Antonio poco dopo essersi laureata ed ebbe così la fortuna di scoprire che c'era almeno un uomo della sua generazione che condivideva le stesse idee e desiderava sposarsi come Dio comanda, avere dei figli e farsi una famiglia vera. Niente era sopraggiunto a ostacolare i suoi piani; perché allora riprovava quell'angoscia che l'aveva fatta tanto pianger.e da bambina? Quelle specie di premonizioni si fecero più precise appena entrò in casa: si stava celebrando la veglia funebre. Attorno al feretro copert0 di fiori, tra lunghi ceri neri, le cugine e le zie avevano la stessa aria ansiosa che aveva percepito nella madre, appena arrivata all'aeroporto; inoltre tutte evitavano il suo sguardo, come facevano ogni volta che si sentivano in torto oppure obbligate a rivelarle un segreto. !sabei salì in camera sua e, dopo aver indossato un abito adeguato alle circostanze, scese a vegliare la nonna. Si sorprese che il feré- . tro fosse già stato chiuso, senza nemmeno la finestrella di vetro dalla quale di solito si poteva vedere il volto del defunto. Si stupì anche che non ci fosse odore, quella rancida esalazione che ai tropici emana dai corpi dei morti e, nonostante il legno della bara, si mischia al profumo dei gigli e crea un alito quasi visibile che rimane nella stanza per molto tempo, anche dopo il funerale. D'un tratto si ricordò che nell'ultima lettera la madre le aveva scritto che la nonna stava trascorrendo una vacanza con zia Aura a Las Camelias, la vecchia fattoria di famiglia dove, curiosamente, si sforzava di andare quando si sentiva sfiorare dal soffio della morte. E subito, come il lampo di un flash, le tornò alla mente un ricordo perduto: il grande giardino della casa di Los Chorros, gli enormi alberi di ceibas avvolti'.dal frinire delle cicale, la nonna che diceva a una negra dall'aspetto piuttosto inquietante, con il capo avvolto in un turbante scolorito: "Non ti preoccupare: un giorno riposerò a Barlovento, proprio come vuole la tua leggenda". Poi la negra si era voltata a guardarla e lei, !sabei, incontrando quegli occhi brillanti e bramosi nel volto solcato dalle rughe, aveva provato un'. ansia inspiegabile. La nonna, le pareva, era intervenuta mormorando: "Lasciala stare, è solo una bambina". Allora la negra si era allontanata appoggiandosi al suo bastone, ma prima aveva risposto alla nonna qualcosa di confuso, che lei, !sabei, non aveva saputo interpretare. Quello era il ricordo della nonna più vecchio che la sua memoria aveva conservato, e forse il più remoto della sua infanzia: come se la sua vita fosse iniziata da quell'istante, se si fosse diradata la nebbia in cui il suo io si perdeva e che le impediva di vedere se stessa come una persona, distinta dalle cose che la circondavano. Anche la paura, pensava ora, era comparsa a partire da quel momento. All'improvviso !sabei si sentì percorrere da un brivido. E se la nonna fosse morta in quella fattoria di Barlovento? Forse era stata sepolta là per qualche ragione sconosciuta e la famiglia si permetteva ora l'oltraggio di una veglia funebre davanti a una bara vuota. Perché lei, !sabei, dalla sua famiglia si aspettava di tutto. Due delle zie avevano condotto una vita <lisso.Iutae, dopo una baldoria fuori dal comune che aveva lasciato di stucco la buona società caraquena, erano partite per l'aeroporto dove, in segno di sfida, sì erano tolte le scarpe e avevano sfregato le suole l'una contro l'altra prima di salire sull'aereo che le avrebbe felicemente trasportate, per sempre, negli Stati Uniti. Sua sorella Maria Eugenia aveva commesso la sventatezza di arrivare una volta a Parigi con tutti gli orifizi del corpo riempiti di cocaina avvolta nel cellophan e a lei, !sabei, era quasi presa una sincope quando l'aveva vista togliersi i jeans nella stanza della residenza studentesca del Sacro Cuore ed estrarre quei pacchettini; aveva invece avuto un attacco di febbre quando aveva saputo che zio Gabriel, che lei adorava, ne aveva fatte di tutti i colori quando era console a Barcellona per impedire 45

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==