INCONTRI/MAHFUZ: in un altro con Mohammed Attia. È per questo che quando oggi mi chiedono, per esempio, un'intervista alla televisione, o quando so che le domande saranno personali, rifiuto di farmi intervistare. Nella mia vita non c'è niente di importante o di futile che la gente non sappia, meno quello che non hanno nessun bisogno di sapére. Supponiamo che un giorno beva qualche bicchiere di troppo: dovrei annunciarlo pubblicamente? Per esempio, io ricevo sempre i miei invitati altrove che in casa, la casa è fatta per il mio lavoro e la mia famiglia. E così si è detto che io tenevo nascosti i miei cari.. Da dove vengono i suoi personaggi? Hanno tutti un'origine nella realtà. Arrivo a costruire una vita intera da un minuscolo particolare reale; aggiungendo. poi tutto ciò che l'opera richiede. Spesso le persone che descrivo nei miei libri si leggono e non si riconoscono. Se si riconoscessero, per me sarebbe una catastrofe. Il destino romanzesco è diverso dal destino reale, e tra i due la gente si perde. È per questo che non scrive sulla sua vita personale, o su quella delle persone che le sono vicine? A nessuno piace veder divulgati i propri segreti. E parlare di sé è ùn po' divulgare i segreti degli altri senza la loro autorizzazione. Mettiamo che io abbia una sorella che può avere delle questioni con il marito. Non le piacerebbe che chiunque potesse saperlo. Se scrivessi su di lei, penserebbe che l'ho offesa in faccia al mondo. Il nostro contesto è questÒ, e dobbiamo rassegnarci alle sue regole. Lei parla di rassegnazione, ma i $UOiromanzi sono pieni di personaigi violenti, ribelli... (Ride) E una specie di sostituzione. Nella società l'individuo ignora gli altri e nell'arte li mostra nella loro verità. Nella società si agisce come si deve agire, e in questo non siamo sinceri. Nella scrittura le cose sono diverse. Bisogna allora cercareNaghib Mahfuz nei suoi libri e non . nella sua vita sociale? 42 Precisamente. La sincerità esiste solo in letteratura. Ma nella vita io cerco di essere il più leale possibile. · C'è nei suoriibri una costante ricerca di innovazione. Lei ha detto una volta: "Non si sceglie lo stile artistico, è lui a sceglierci". Lei ha scritto il suo romanzo realista, Galleria dei miracoli, dopo aver letto Joyce; e a volte hafatto ricorso ad alcune delle tecniche letterarie occidentali più moderne ... Sì, a volte. Era il romanzo che m'imponeva di spezzare lo stile tradizionale, il suo soggetto o la particolarità dei suoi personaggi: quando sono ebbri, per esempio, o sotto l'effetto dell'hashish. Ma non posso farne una tecnica abituale. La più grande nemica dell'arte è la cieca imitazione. Lo stile è un dato di civiltà, proprio come la casa o la moda del vestire. La più bella casa costruita in Egitto non può che essere in pietra, non in cemento armato, perché è quello lo stile checi si adatta. Si potrebbe vivere, naturalmente, in una casa costruita secondo i metodi francesi, ma non sentendosi in essa a nostro agio. Lo stesso per i vestiti: la gallabiya ci si adatta certamente meglio dei vestiti all'europea. E lo stile artistico segue la stessa legge. lo, provvisto di tutta la mia cultura, ho letto i monologhi interiori, l'espressionismo, il simbolismo ... ma nessuno di questi procedimenti si addice all'espressione della mia esperienza. Non è una moda, e non potrei descrivere il vicolo sin dall'inizio in uno stile simbolico o espressionista. Non è logico, e non sarebbe stato comprensibile. In Europa uno stilè letterario nuovo non nasce mai prima che un precedente sia giunto a esaurimento; e noi ancora non abbiamo neanche cominciato! I sostenitori degli stili nuovi non sono autonomi. La quasi totalità degli scrittori del mondo ha uno stile sovraccarico di imprestiti. Quanti stili letterari esistono? Classico, romantico, realista, simbolico, espressionista, monologo interiore ... Sei o sette. E quanti milioni di opere letterarie sono state scritte in ciascuno di questi stili? C'è un solo scrittore a creare uno stile, e tutti gli altri lo imitano. Nessuno può pretendere all'esclusività dello stile che adopera, questo è impossibile. lo scrivo nello stile che mi si addice e mi preoccupo poco dell'etichetta che ci metteranno su. Tradizionale, dicono. Ma per chi? In rapporto a chi? Alla letteratura occidentale? Forse sì, mà non s1tratta di tradizionalismo; è semplicemente lo stile che mi va bene e non pretendo affatto di averlo creato io. Non ci sono romanzi "veri" e romanzi "falsi'', ci sono romanzi che vengono dal cuore, e in questo caso non si può dire che il romanzo imita chicchesia, né occidentale né orientale. Ho letto che lei ha presentato una volta un romanzo a un concorso dell'Accademia di lingua araba che venne rifiutato per ragioni "morali". È mai possibile? Si tratta , mi pare, del Miraggio. L'Accademia è composta di gente illuminata che conosce meravigliosamente bene la letteratura occidentale. Uno d!!imembri mi ha detto: "Capisco perfettamente ciò che lei ha scritto ma il nostro ambiente non l'accetterà, noi siamo una istituzione ufficiale, e
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