Linea d'ombra - anno VI - n. 32 - novembre 1988

dersi conto che ci si stava avvicinando a un muro che opponeva resistenza,.che si stavano violando le leggi della natura, più forti di qualsiasi scienza, più potenti della stessa ragione dell'uomo ..Sembrava che la medicina e le scienze, sue ançelle, si introducessero nei confini inviolabili del regno della morte. Ne è un esempio l'abilità appena acquisita nel trapianto degli organi. Ne posso parlare solamente come lettore di giornali male informato e da lontano, ma sbirciando fra questi resoconti - speéialmente fra quelli che riguardano l'impianto dei cuori artifici;ili - ho l'impressione di leggere resoconti di esperimenti di vivisezione dell'uomo. Sembra che l'etica dell'officina di riparazioni sia penetrata nelle scienze mediche, anche se le automobili presumibilmente non si lamentano e non piangono quando le si priva del carburatore, e lo si sostituisce con uno nuovo. Quando Pico della Mirandola scrisse il Trattato sulla dignità dell'uomo, poteva forse prevedere il grado di reificazione a cui quella dignità sarebbe stata ridotta dalle scienze moderne? Naturalmente, come sempre, c'è un altro lato della medaglia. Fin dove arriva il mandato di curare gli ammalati? Nel migliore dei casi, il medico è solo un essere umano. Può restringere il campo di quel mandato, può porre dei limiti alla sua pietà? Io non conosco la risposta. Ma se il medico agisce per compassione verso chi soffre e i suoi familiari, si deve ricordare che i Samaritani preferiscono rimanere anonimi e lavorare senza compenso. Il decimo capitolo del Vangelo di San Luca è una lettura istruttiva: l'uomo di Samaria dava addirittura dei soldi al suo beneficiato. La ragione che generalmente viene addotta quando si discute delle nuove tecniche della tecnologia riproduttiva è la pietà: si parla di "povere" mamme mancate, di "povere" coppie senza figli. Sono restio ad ascoltare queste giustificazioni, perché ritengo che nessun altro dei cosidetti misfatti della scienza sia altrettanto infausto della creazione di una nuova vita umana. Non posso spiegare la mia posizione senza introdurre il concetto di anima, che nella teologia cristiana medievale porta con sé la terribile macchia del peccato originale. Chi pratica le scienze esatte non ha i mezzi per discutere il concetto di anima se non per dire che, per lui, è ancora più indistinto e nebuloso del concetto stesso di vita, sulla quale può almeno investigare e anche enumerare molte delle sue manifestazioni. Può anche essere incline a negare l'esistenza dell'anima, se non fosse per il fatto che molte scienze applicate e molte pseudoscienze hanno il prefisso "psiche" nei loro nomi. Questa, però, non è una buona ragione per accettarlo; se ne può trovare una migliore nell'antichissimo ricorrere. di un termine che designa il principio animato, che sopravvive anche quando la vita è finita, in così tante lingue, mitologie e religioni. Avendo guardato negli occhi dei bambini, lascio cadere ogni scetticismo al riguardo. Grandi uomini hanno creduto nell'immortalità dell'anima; non ho alcun diritto di discutere con loro. Un chimico che crede solo in ciò che la sua scienza gli dimostra, è certamente un chimico molto mediocre. Ho ascoltato sempre con grande rispetto ciò che la reliNARRARE LA SCIENZA/CHARGAFF gione ci può dire, consapevole come sono del fatto che la vita umana si estende molto oltre i confini della scienza. Uno scienziato che viva solo con i principi deHa sua scienza è come un uomo che abbia giurato di camminare appoggiandosi solo sul1'alluce del piede sinistro. Non farà molta strada. In genere, i teologi hanno distinto fra anima e corpo, ma S. Paolo nel primo libro ai Tessalonicesi (Tess. 5,23) elenca una tricotomia: il pneuma, lo spirito; la psiche, l'anima; il soma, il corpo. È un bene che questa trinità non sia stata adottata, perché altrimenti avremmo maggiori malformazioni ircocervine come, per esempio, I.amedicina psicosomatica, o la psicologia pneumosomatica. Naturalmente è impòssibile dire qualcosa di ragionevole su un concetto, come quello di anima, per il quale manca un vocabolario adeguato. Si è molto discusso, per esempio, del momento e della .forma in cui l'anima entra nel CQrpo in crescita. Ma "momento", '''forma" o "entrare" sono termini appropriati? È meglio prenderli metaforicamente. In ogni modo, conosco tre scuole di pensiero - ce ne sono probabilmente molte di più - e cioè, il creazionismo, che pensa che l'anima umana venga creata separatamente in ogni individuo; 1'infusionismo, secondo cui l'anima esiste prima del corpo, nel quale viene infusa al momento del concepimento o della nascita; il traducianismo, che suppone che l'anima del bambino sia generata dalle anime dei genitori nel momento del concepimento. Ci sono, naturalmente, numerose sottigliezze e varianti di queste teorie, perché nei secoli passati, non ancora illuminati dalle scienze, il momento in cui il peccato originale, legato a ogni anima, veniva trasmesso al feto o all'embrione, era considerato una questione della massima importanza. L'opinione della maggioranza sembra aver convenuto su un periodo di circa sei settimane dopo il concepimento, valutazione che Voltaire, nell'articolo Il pec~ cato originale del suo Dizionario filosofico, tratta con elegante sprezzo nella miglior prosa del diciottesimo secolo. La mia opinione, nient'affatto autorevole, è traducianista, e cioè che l'anima in embrione - se esiste - esiste dal momento stesso della fecondazione. Ecco perché considero le nuove tecniche della tecnologia riproduttiva qei tentativi di manifattura semi-· industriale delle anime. La maggior parte della gente non vorrà essere seccata.da simili considerazioni; ma anche alcuni di costoro ammetteranno, io credo, che questi procedimenti innovativi violano alcuni dei misteri più segreti della vita umana. Le nostre scienze naturali hanno materializzato, reificato l'uomo a un punto tale da fargli dimenticare che cosa è un essere umano. La consapevolezza e l'immaginazione, l'autocoscienza e la pietà, le passioni e gli istinti, sono semplici elementi di una macchina molto complessa che, quando sapremo come farli ingranare tutti insieme, ci permetteranno di creare la vita in tutta la sua banale intellegibilità. Ma è vero che la vita è interamente spiegabile, scientificamente spiegabile? E, a questo riguardo, è necessario che venga spiegata? Queste ultime osservazioni si dovrebbero considerare come se fossero fra parentesi perché, in realtà, le tecniche riproduttive in discussione hanno pochissimo a che 37

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