vi), che genera un linguaggio incolto o semiincolto, carico di usi tipici del parlato, come il pleonasmo ("per averti a te pianterei tutto"), o l'anaco)uto ("se io domani mirimettessero dentro';)_ Più che la mimesi del parlato conta però il fatto che.l'abbassamento di prospettiva imponga al lettore la stessa difficoltà a comprendere, a dominare la realtà rappresentata ,cheè del narratore, confermando costantement~ la filosofia generale del racconto, ma senza aver bisogno di ri• correre ad affermazioni astratte. Le parole, ci dice l'autore, non sono in grado di afferrare la realtà, eppure possono collaborare a costruire qualcosa di molto concreto e positivo: nel caso •del "professore", sorrette da pochi gesti di solidarietà da principio del tutto involontari, addirittura l'amore. Ma parzialmente simile è anche quanto accade al protagonista de l compagni sconosciuti (1950), il secondo racconto, un contrabbandiere, ferito in circostanze poco chiare e poi disperato al punto da tentare il suicidio, che viene soccorso in una grigia Vienna post-bellica da alcuni slavi. Nessuna concessione a patetismi del tipo riservato ai soldati italiani soli e sperduti nell'est Europa di tanta memorialistica di guerra: qui il protagonista vive una condizione del tutto personale, e per di più illegale. Ma pure, attraverso pochi discorsi smozzicati e frasette di circostanza in quattro o cinque lingue quasi sempre diverse da quelle che i personaggì parlano abitµalmente, nasce una comunanza, una solidarietà più forte ed elementare di qualsiasi difficoltà di traduzione, e che pare restituire al protagonista un po' di voglia di vivere. È vero però che il finale del racconto- è molto ambiguo: il protagonista si allontana da solo abbandonando gli occasionali còmpagni, e forse si avvia a una nuova esistenza, arricchita dei valori appena conquistati ma più "sua"; può anche darsi però ch'egli abbia abbattuto solo per pochi momenti il muro che lo separa dagli altri esseri, e che il suo distacco dalla vita sia ormai incorreggibile. Viene da pensare che, per quanto grande sia il niolo attribuito alla solidarietà umana, nell'atteggiamento dello scrittore verso gli altri prev·alga piuttosto una specie di pathos della distanza, di viscerale distacco. Anche in questo senso si potrebbe interpretare il finale di La porta (1947), con la presenza ingombrante della "gente", di una folla infera e metafisica ma certo anche molto corposa, per di più rappresentata nell'atto di sottomettersi a un'autorità ambigua e sfruttatrice pur di avere da mangiare. Centrale in questo primo racconto è il tema della paura (del resto già presente, con il simbolo ambiguo della porta, nei Compagni sconosciull). "Pavra", si noti, e non angoscia, cioè qualcosa di più elementare, di più animale, ma proprio per questo tenebrosamente migliore., più "puro", tanto da poter coincidere, in un primo momento, addirittura con la speranza di un rinnovamento IL CONTESTO totale: «"Così la grande passione era questa?" dissi. "La paura? Quello che deve spazzare via tutto, ripulire tutto, è la paura?" "Non ho trovato altro", disse. "Io non ho saputo trovare altro"( ... ) "Non credi che ce ne sia abbastanza di sopra, di paura?" dissi. "Ma sporca", disse. "È diversa. Quella che aspetto qui è un'altra". Lei aspettava la. paura bianca, assoluta.» Adriana, sorella del narratore, abbandona qui la sua professione di prostituta e il mondo per rinchiudersi in una cantina dove c'è una porta misteriosa da cui ci si aspetta che sbuchi qualcuno o qualcosa, o forse, ipotesi ancora peggiore, nulla. Fra fratello e sorella c'è un legame incestuoso, di cui importano però molto più le connotazioni simboliche che quelle morbose, il fatto cioè che i due protagonisti siano un po' come due diverse interpretazioni di un identico sconcerto, di uno stesso disorientamento esistenziale. E ·questo parallelismo viene attentamente arricchito da una precisa geometria di corrispondenze narrative, a cominciare da quella per cui il protagonista maschile rifiuta la condizione di clausura che la sorella sceglie, e si ritrova a'sua volta rinchiuso, ma senza averlo scelto, poiché finisce a ripetizione in carcere. Molto più vicino alla narrativa fantastica degli altri due racconti, ma pure sempre caratterizzato da una realistica precisione di particolari, La porta suscita il ricordo, fin troppo ovvio, di Kafka e di Buzzati, anche per l'insistenza sul motivo dell'attesa, ma forse andrebbe ricollegato piuttosto a un certo Bontempelli (penso a Gente nel tempo). La dialettica di corruzione e oscura purezza che è nei protagonisti di La porta si ritrova però in tutto il libro: basti pensare che i personaggi femminili sono quasi solo prostitute, salvo nel S$!COndoracconto, dove però, a cònferma della costante presenza del tema, la donna del soldato che salva il protagonista dal suicidio sente il bisogno, senza apparenti motivi, di negare la propria adesione al mestiere più vecchio del mondo («"Ja", disse, "nie prostitutka"»). Più in g"eneraleperò tutti i personaggi, maschili e femminili, appartengono a un'area di marginalità, di sottoproletariato e di piccola malavita. Difficile non pensare che questa preferenza per ceti sociali scompaginati e ai confini della legalità non sia un'espressione dell'individualismo dell'autore, confermato del resto dalla prevalenza nettissima delle problematiche esistenziali in un contesto teo- ·ricamente aperto a più di uno spunto sociale. Con il che non voglio riservare, com'è antica abitudine, il veleno alla coda della recensione, ma semplicemente ribadire quella che mi sembra essere la natura più vera di un libro fuori del comune, che merita un posto di riguardo nel panorama della letteratura italiana contemporanea. • • • -- - - IL LATO DELL'OMBRA' collana di narrativa Lewis Nkosi SABBIE NERE Il racconto di un giovane intellettuale nero sudafricano rinchiuso in carcere con l'accusa di stupro di una donna bianca. Olive Schreiner 1899 Una scelta delle migliori prose brevi della famosa scrittrice bianca sudafricana, incentrate sul tema della guerra angloboera e sull'apartheid. Maryse Condé LE MURAGLIE DI TERRA Le drammatiche vicende della famiglia Traoré sullo sfondo della conquista islamica della città di Segù e della tratta degli schiavi. Thomas Moto/o CHAKA L'originale storia epica del fondatore dell'impero zulu narrata dal famoso scrittore nero sudafricano. Amadu Hampaté Ba L'INTERPRETE BRICCONE . La storia di Wangrin che riesce a raggiungere successo e ricchezza grazie al suo lavoro di interprete, entrando in conflitto con la sua identità culturale d'origine. EDIZIONI LAVORO Via Boncompagni, 19 - Roma Tel. (06) 495188,5-4746420
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