Linea d'ombra - anno VI - n. 32 - novembre 1988

IL CONTESTO e radicale, strettamente connesso all'orgoglio d'essere ariano e, quindi, "superiore". Altre scelte possono susc~tarè perplessità: non si fa parola (forse per il medium cui il lavoro era destinato?) sull'angoscia connessa alla masturbazione, angoscia che prese dimensioni ossessive nel periodo "d'inferno", mentre si insiste sulla morte della prima figlia di August e Siri, quasi si fosse trattato d'un consapevole infanticidio - il che non risulta. Ma, come già si diceva, sono scelte operate nella costruzione di un'opera letteraria che come.tale, e non come biografia, va letta. Oltre a essere uno tra i massimi scrittori moderni, Strindberg è un personaggio, una figura letteraria che egli stesso ha inventato separandola da sé, dal proprio pensiero su di sé, e ha fatto entrare nella mitologia universale, come Faust, co'- me Don Giovanni, come l'Ebreo errante. Il libro di Enquist è un'ulteriore incarnazione artistica - contemporanea e che sapientemente usa le tecniche contemporanee - di questo personaggio lacerato e inquietante. MUSICA · _ Un 11 Simon Boccanegra'' a Firenze per la regia di Giuseppe Verdi Alessandro Baricco Scena di Gerolamo Magnani per Simon Boccanegra, Teatro alla Scala 1881. La Stagione del Comunale di Firenze ha inaugurato con il Simon Boccanegra di Verdi, opera travagliata, oscuramente bella. A me seducono i suoi difetti: il primo è la comprerisibile fatica con cui cerca di confezionare una trama spietatamente intricata (bisogna leggere i riassunti che compaiono sui programmi di sala: nel tentativo di fare un minimo di chiarezza sudano anacoluti e relative da far invidia al Processo del Lune26 dì). Secondo difetto: le cicatrici di una'drammaturgia. soffertamente pencolante fra tradizione e innovazione. La prima versione dell'opera risale al 1857. Nel 1881 Verdi la riprese in mano, affidando il restauro del libretto a Boito: il quale senza mezzi termini definì l'opera uh tavolo zoppo in cui solo una gamba, il Prologo, era sana: e si diede da fare a raddrizzare le altre tre. L'operazione, per Boito come per Verdi, era una scommessa niente male. Come ha osservato Jullian Budden "il primo Simon Boccanegra apparteneva all'epoca della cabaletta, quando l'unità strutturale era la "scena", ossia il periodo durante il quale uno stesso personaggio o stessi personaggi erano presenti sul palco. Nel 1881 la cabaletta era ormai estinta e l'unità strutturale era l'intero atto. Era un po' come trasformare una diligenza in un treno a vapore". In effetti si sente un volonteroso sferragliare, nel Boccanegra 2, e anche il fumo che vola via dalla ciminiera posticcia si fa sentire, regalando l'illusione della velocità. Poi uno scende e scopre che è arrivato nello stesso posto di sempre, là dove si arrivava anche coi cavalli. Così si torna a casa un po' interdetti, senza sapere bene cosa raccontar_e ad amici e parenti. Com'è andato il viaggio? Risposte evasive. Di curioso, l'allestimento di Firenze aveva che la r~gia era praticamente firmata da Verdi. Cioè: bisogna spiegare. · Non·esistevano i registi, all'epoca di Verdi. Esistevano direttori di scena che rabber- - ciavano alla bene meglio gli spettacoli, controllando giusto le cose fondamentali: chi entra da destra, chi entra da sinistra, quelli con l'alabarda tutti in fila per favore, i contadini qui, non là, scusi ma io devo svenire sul letto o per terra? faccia come vuole, allora svengo sul letto, va bene,-veda solo di non addormentarsi. Cose così. D'altronde, in quel momento, il melodramma era il presente: e il presente accade, semplicemente. La regia, come gesto interpretativo e non meramente organizzativb, è una perversione dell'intelligenza messa al cospetto con il passato: Si è dovuto attendere che il melodramma diventasse passato per permettersi il lusso dell'idea di regia. In Italia ciò non è successo prima della metà di questo secolo. In certo senso non. è mai successo prima di Visconti. Roba recente, insomma. Dunque, non esistevano registi al tempo di Verdi. La cosa, ovviamente, qualche fastidio poteva procurarlo: specialmente a uno che, come appunto Verdi, prendeva le cose maledettamente sul serio. Le s.ueopere,. passato lo scoglio della prima, che lui poteva controllare direttamente, finivano per girare nei teatri più diversi: e c'è da immaginare che ne succedessero di tutti i colori. Così, a partire dall'Aida scaligera del 1872, Verdi iniziò a stilare minuziosissime "disposizioni sceniche", e il suo editore a pubblicarle, come Bibbia per tutti i futuri allestimenti. · A tali "disposizioni sceniche" si rifaceva appunto il Simon Boccanegra di Firenze: dove il regista, Puecher, si è limitato a recuperare fedelmente le indicazioni verdiane, offrendo così un genuino spettacolo ottocentesco. A vederlo, sorge subito, evidente, una deprimente impressione: non ci sono grandi differenze con tanti spettacoli che abitualmente tocca di vedere, partoriti da menti (?) novecentesche e postmoderne. Sono passa" ti cent'anni eppure quelli con l'alabarda sono ancòra sempre lì in fila, chi soffre porta ancora le mani al petto, il malvagio guarda sempre di traverso, e così via. A parte alcu-

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