Linea d'ombra - anno VI - n. 32 - novembre 1988

IL CONTESTO MEMORIA Ricordodi RaymondCarver. Riccardo Duranti Verso la fine di giugno, l'ultima telefonata, per annunciarmi che a Reno, nel Nevada, dopo più d'un decenrùo di convivenza, s'era sposato con Tess Gallagher e che il suo ultimo libro era uscito e stava andando bene, me ne aveva già mandato una copia. La voce stranamente sottile, eccitata, aveva rinnovato l'invito àd andarlo a trovare a Port Angeles: voleva portarmi a pescare i salmoni. Alle mie domande sulla sua salute, dopo l'altalena .di notizie preoccupanti e rassicuranti che avevo ricevuto dagli Stati Uniti, rispose che se l'era vista brutta ma ora andavatutto bene, stava recuperando le forze, aveva un sacco di progetti, racconti, poesie. Avevo parlato anche con Tess, prima, e sebbene le notizie che mi aveva dato fossero positive, avevo colto una nota molto tri- . ste nella sua voce. Stava cercando di mandarmi un messaggio che correva in direzione contraria alle sue parole, ma poi la voce di lui così insolitamente animata aveva risolto l'incertezza della contraddizione. Per il momento. Poco più d'un mese dopo, lo stesso giorno in cui ho ricevuto la copia promessa di Where I am caliingfrom, una telefonata mi ha avvertito della sua morte. Neanch~ per un attimo ho pensato che avesse voluto ingannarmi: anche Tess mi ha confermato che, nonostante si rendesse conto che il tumore che gli aveva attaccato i polmoni improvvisamente lo scorso autunno non gli concedeva scampo, continuava a sperare di ·avere un'altra stagione, un altro anno di tempo per lavorare, per scrivere freneticamente le mille storie e le poesie che, spietate, gli s'affollavano alla mente. Quella che la malattia ha stroncato a soli cinquant'anni, lo scorso 3 agosto, è una delle più straordinarie vocazioni narrative di questo scorcio di secolo. Una vocazione nata e maturata in condizioni difficilissime, nell'ambiente di'una working class composta dai braccianti che la Grande Crisi aveva trapiantato dai desertificati stati del Sud a quelli . boscosi del Nordovest negli anni Trenta. Una vocazione cresciuta nutrendosi di letture della cultura "alta", caparbiamente inseguita in studi faticosi, strappati all'esigenza di mantenere una troppo precoce famiglia tra mille stenti, facendo i mestieri più disparati, ma che, per fortuna, non ha mai dimenticato le radici della cultura popolare in cui era nata e che continuava a circondarla. Da una parte, quindi, Hemingway e Cechov, soprattutto, ma anche tutto il meglio della narrativa americana ed europea degli ultimi duecent'anni; dall'altra i racconti popolari western, le riviste di caccia e pesca, i B-mo- · 16 vies, le chiacchiere dei colleghi di lavoro, le confessioni udite. alle riunioni degli Alcolisti Anonimi. Partendo dalla profonda esigenza di rendere coerente e rilevante, e qu_indicomunicabile, un'esperienza sempre sull'orlo della disarticolazione, dell'afasia e del vuoto di significato,. Ray usava il suo istinto di narratore per distillare, attraverso un complesso e faticoso lavoro di condensazione, dei racconti in cui il suo mondo, altrimenti destinato all'oscurità, alla nevrosi e all'emarginazione, poteva specchiarsi e riconoscersi. Attraverso una lucida economia compositiva Carver è riuscito a rivelare, nei suoi racconti, quel concreto, seppur nascosto, senso di disagio che permea la società americana a più livelli, ma che più facilmente affiora negli ambienti che sembrano non esistere negli Stati Uniti semplicemente perché i media rifiutano di riconoscere ai loro abitanti altro ruolo se non quello passivo e spersonalizzante di pubblico anonimo. Il senso di disagio di una massa inarticolata che, nell'ombra, cerca di ritrovare il proprio equilibrio omeostatico nell'alcol, s'.intérroga sul significato dell'amore, fa i conti con le piccole e grandi violenze quotidiane, dà e riceve dolore, subisce e genera minaccia, gestisce e perpetua il mal di vivere. In questo mondo Ray conduceva una sua personale esplorazione e ne trascriveva con fedeltà e attonito stupore i risultati. L'ironia tragica del suo destino. è che ha dovuto interrompere la sua indagine proprio quando sembrava essere uscito dalle maglie più strette e distruttive di quel mondo e poteva descri,yerlo con maggior oggettività, con angoscia se non minore, almeno più distaccata, meno auto-lacerante. Negli ultimi racconti, che Garzanti pubblicherà a primavera, Ray stava tentando di chiudere in qualche modo i conti col suo passato, ma aveva anche cominciato a imboccare strade nuove, impreviste, che, ne sono convinto, avrebbero spazzato via ogni residuo equivoco provocato dal battage editorial-giornalistico sulla sua presunta paternità nei confronti dell'aggressiva nuova generazione di scrittori giovani americani, i cosiddetti minimalisti. In Errand (L'incarico, in "Arsenale", 7-8), per esempio, aveva lasciato per la prima volta gli Stati Uniti contemporanèi per ambientare la sua storia nella Russia çlei primi del secolo e narrare gli ultimi mesi di vita di Cechov, uno degli scrittori da lui più amato. Inconsapevolmente, però, aveva ancora scritto di se stesso, in maniera profetica stavolta, raccontando nella morte per tisi dello scrittore russo la propria per tumore (ogni secolo ha la malattia che gli compete, ma purtroppo il risultato è lo stesso: l'interruzione di un grande respiro narrativo; perfino alcuni dettagli sono gli stes·si;in entrambi i casi il flusso della scrittura affoga in un'implacabile e improvvisa emorragia di sangue dalla bocca). Nulla faceva prevedere che questa profezia si avverasse così presto, anche se c'era stato un altro segno che solo retrospettivamente può essere considerato premonitore: l'anno scorso, quando venne a.Roma, l'unico posto dove espresse il desiderio di essere accompagnato fu la tomba· di John Keats. Ora, oltre al ricordo struggente di chi ha conosciuto personalmente questo grande orsacchiotto impacciato e gentile, rimangono solo le sue opere: le sue quattro raccolte di racconti, le centinaia di poesie, i pochi, misuratissimi saggi. Attendono che sia prestata loro un'attenzione un po' più approfondita e meno veloce di quella affidata finora soltanto ai giornali e ai comunicati stampa delle case editrici. Anche chi, come me, non crede alle classifiche e ai comparativi tanto più generici quanto più assoluti, non potrà fare a meno di riconoscere in Ràymond Carver il più autentico scrittore nord-americano degli ultimi vent'anni. Comune di San Giovanni Valdarno "L'Indice dei libri del mese" Gabinetto scientificoletterario - Vieusseux IIIColloquiocalviniano: "Calv\noeil comico'' Relazioni di: G. Bottiroli, G. Canova, A. Civita, L. Clerici, B. Falcetto, G. Ferroni, - C. Milanini, V. Schulz-Buschhaus, - V. Spinazzola Inverviene Stefano Benni Giovedì 17 novembre: Casa del Masaccio, San Giovanni Valdarno Venerdì 18 novembre: Gabinetto Vieusseux, Firenze

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==