tropoli; meglio metterne al mondo un'altro, come farà Stephen con la moglie ritrovata nelle ultime pagine del romanzo, in un finale a effetto e fin troppo costruito. Bambini nel tempo, pur confermando la qualità di scrittura di McEwan e la sua abilità nel mescolare più linguaggi narrativi, si rivela però alla fine un meccanismo troppo ben congegnato, appesantito da metafore, corrispondenze e simmetrie, in cui entrano troppi discorsi, nessuno dei quali riesce in-· cisivo. L'angoscia per l'infanzia e il senso acuto delle responsabilità degli adulti si traducono, nei racconti di Martin Amis in immagini aggressive e violente di grande ef- · ficacia. Per Amis siamo tutti, come dice il titolo della sua raccolta, "mostri di Einstein", adulti bambini e animali, strani ibridi o mutanti che si aggirano in un mondo snaturato in cui non contano più i valori deJla vita ma la forza bruta e la mera sopravvivenza. Amis, che ha già publ:llicato vari romanzi, ora alla prima traduzione italiana,. conferma in questa raccolta di racconti le sue capacità ·satiriche e il suo impegno pacifista .. In un saggio contenuto nello stesso volume che ricorda da vicino l'introduzione di McEwan al suo poemetto antinucleare oppure moriremo? ("Linea d'qmbra" n. 4), egli esprime. con passione la•propria posizione unilateralista nella rinuncia agli armamenti e condanna senza mezzi termini la follia delle armi nucleari, che Amis definisce "ordigni antibambini", non solo perché minacciano la vita di quelli esistenti, ma soprattutto perché negano la vita a quelli ancora non nati, "quelli che stanno facendo la coda in squadre di ricambio spettrali fino alla fine del tempo" (p.12). I racconti sono dominati da immagini di violenza, di malattia e di morte, "i mali moderni" come a(ferma Bujack, il gigante polaéco cui hanno massacrato la famiglia e che rifiuta la violenza della vendetta perché ritiene che causa _ditutti i mali sia la "conoscenza einsteiniana, la conoscenza della forza forte". In un altro racconto, il ventesimo secolo, già pesantemente sotto accusa nei confronti dell'umanità, genererà una nuova malattia che nel 2020 distruggerà tutti, "la malattia del tempo", morbo mortale prodotto dalla congestione, della peste dell'aria, della vita di città (p. 70). In intuito al Flame Lake, Dan, il figlio tredicenne di un fisico nucleare morto .suicida, la notte sogna supercatastrofi atomiche, e finirà lui stesso per inscenare il proprio suicidio come in un incubo spaziale. Anche il piccolo selvaggio di Doris Lessing, l'inassimilabile Ben, protagonista di// quinto figlio, breve e incisiva favola dei nostri tempi, viene fuori da uno di questi incubi. Ben è forse un mostro, o forse un alieno, o forse anche uno spiritello maligno che giunge a turbare l'anacronistica felicità di una famiglia borghese degli anni Settanta, la quale per difendersi dall'incostanza e dall'infelicità che dominano il mondo, persegue l'obiettivo della costruzione di una Grande Famiglia Felice. Così ostinatamente ignora tutto ciò che è cambiato e che continua a cambiare nei rapporti di coppia, nella famiglia, nel contesto urbano;nella vita sociale. Ma dopo l'arrivo di Ben niente sarà più lo stesso, né sarà possibile per i genitori ignorare il problema o tentare di eliminarlo. Amici e parenti, prima assidui frequentatori della "famiglia felice", per respirarne l'aria serena e goderne l'ospitalità , si diradano: i fratelli e le sorelle "normali" opteranno per costosi collegi o famiglie alternative; il padre si allqntana sempre più da casa preferendo l'alienazione del lavoro alla presenza di Ben. Ben è l'unico che resi- . ste, riuscendo ad affermare in casa un suo diritto di territorialità, mentre a scuola diventa leader di una banda di emarginati che compiono rapine, stupri, violenze nel disprezzo di ogni regola e vincolo che non sia IL CONTESTO la fedeltà al branco. La famiglia viene così distrutta dal potere di una forza maligna che lei stessa ha generato; alla fine non avrà più ragione di esistere neanche la grande casa vittoriana che doveva essere la rocéaforte di tanta felicità · e ora ridotta a poco più di una prigione per la madre che sceglie di restarvi - l'unico spazio paradossalmente in cui Ben è capace di manifestare un reale.senso di attaccamento e di appartenenza. Questa dura parabola del conformismo e dell'amore familiare, ~he ha pagine di una notevole forza e lucidità, parla anche dell'incubo metropolitano, della violenza delle istituzioni, della scuola e degli ospedali, di un mondo disgregate, da forze incontrollabili e incontrollate. Il bambino di un altro pianeta o di un'altra specie, che somiglia tanto nell'aspetto quanto negli istinti agli uomini delle caverne, è forse lo strumento che dovrel;,be mostrare ai genitori inconsapevoli dove può andare il mondo. Doris Lessirig non è nuova ·alla commistione della forma realistica con Ìl genere fantascientifico, da lei considerato, nell'introduzione a Shikasta (il primo di una pesantissima saga fantascientifica in cinque volumi da lei scritti tra il 1979 e il 1983e mai tradotti in italiano), la forma letteraria più incisiva dei nostri tempi, e l'unica che ha rinnovato i moduli del romanzo realistico. Di fronte all'urgenza di rappresentare l'abnorme, lo straordinario, il mostruoso, ingredienti sempre più consueti della realtà contemporanea, o di fronte all'angoscia pèr l'umanità minacciata nella sua stessa esistenza, sono molti gli scrittori che oggi fanno la stessa scelta, trovando più adeguata l'utilizzazione dei moduli che sono serviti a raccontare i viaggi nel tempo e le guerre tra i mondi che non la forma servita fin qui a raccontare il noto e il rassicurante dell'esperienza quotidiana. 15
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