Linea d'ombra - anno VI - n. 32 - novembre 1988

MERCATO Libro e spaphetto · alla fiera · d1 Francoforte Oreste Pivetta Senza togliere la mano dal vassoio vedo dal mio orologio che sono le otto e un quarto. Con la destra, alzando lievemente la spalla per distendere il braccio, infilo le ultime figurine di Forattini nella tasca dietro dei pantaloni insieme con il portafoglio. Dal vassoio posso finalmente pescare una fetta di salame, una fetta di formaggio tipo sottiletta kraft, una brioche, un panino al latte, un panino con i semi di finocchio, la marmellata, il burro, la torta. Bevo avidamente il caffè nestlè. Come il vicino di posto, che forse è un manager editoriale, mi strucco con la salvietta alitalia. Ci sono briciole dappertutto e me ne vergogno. Il sedile è piccolo e stretto. Le ginocchia urtano contro la schiena di chi siede davanti. L'aereo infine si abbassa. Dal finestrino piccolo e stretc to intravvedo le grigie foreste tedesche, imbrattate di nebbia, tagliate dalle grigie autostrade e dalle grigie strade, ch·e in Italia sarebbero "provinciali", dove le auto sono quasi rare. Nel bosco occhieggiano le case dei tedeschi. L'aereo imbocca la sua grigia pista. Poi è un attimo, in un taxi grigio sotto la pioggia fitta che ingrigisce ogni· cosa, un albergo, secondo piano, camera con vista su un muro grigio. Un attimo ancora e supero il cancello della Buchmesse: sono un "inviato speciale" alla Fiera del libro di Francoforte, quarantesima edizione, tema "Italia". - Ammetto di non capire nulla. Un collega mi consiglia: cerca il tuo filo rosso. Posso solo· seguire il tricolore, ma la mostra nazionale è in un ambiente blu cupo da far paura. E non c'è mai nulla da mangiare. Riesco appena a sorbire un caffè nero e lunghissimo, fluviale come il Meno, uri caffè che non finisce quassù in gola, ma si sente scendere caldo e ristoratore fin nel profondo del corpo. Quanto basta per accorgersi che non è caffè, che si direbbe acqua sporca, ma è la stessa che sta bevendo Umberto Eco, due metri più in là, in piedi allo stesso luccicante bancone. Si narra che Eco abbia bevuto anche dell'altro, vino, birra, persino liquori ad alta gradazione e che in condizioni proprio poco normali, non potrei dire ubriaco, alterato forse, sia stato visto oscillante nei saloni del Frankfurter Hof e che in tali condizioni abbia concesso interviste, promesso incontri, regalato fotografie. Non so. Si dice. lo Eco l'ho sentito soltanto pagando sei marchi in un salone splendente di.luci, mentre per due milioni di lire rileggeva ad alta voce un suo scritto ed elogiava il romanzo di un altro, Franco Ferrucci, che, confesso, non conosco, ma_che in Germania, dopo tanta raccomandazio- · ne, è diventato famoso e in Italia .è ritornato come "scrittore incompreso". Volubilità della critica. Ma anche lui, Ferrucci, non aveva mirato basso compilando la biografia (o l'autobiografia) di Dio, che un bel momento s'era deciso a inventare la terra e si era innamorato degli animali delle piante e forse anche di Eva. Ma Dio, visto che le cose non giravano, non giravano bene, non giravano come piaceva a lui, aveva deciso di andarsene, la- . sciando solo il povero Ferrucci. Qui, con la scusa di Francoforte, con paterne o paternalistiche sembianze, si intrometteva Eco, che metteva la sua buona parola, con qualche imbarazzo per Ferrucci, diviso tra Dio ed Eco, •con il rischio di confonderli. Per ine invece Eco non è stato che una meteora durata lo spazio di quei sei marchi. Non l'ho più rivisto, non l'ho più sentito, non mi ha telefonato. Ho continuato, senza Dio e senza Eco, ho continuato ad inseguire il mio filo rosso. Mi sono perduto nei corridoi della Halle 4, della Halle 3, della Halle 5, mi sono lasciato trascinare per ore dai tapis rulant (che progetterei dotati di strapuntini), ho bussato alle porte di· una infinità di stands, come bambino alla Fiera Campiònaria ho imbottito borsoni di plastica di depliants, fascicoletti, comunicati vari, ho conquistato gadget metallici, autoadesivi, fosforescenti, mi sono spinto tra i paesi più lontani. Ho raggiunto il Benin, scoprendo a casa che si tratta dell'ex Dahomey, che ospita tre milioni e mezzo di persone. L'enciclopedia non dice nulla a proposito della sua letteratura. Ho soltanto soppesato qualche libro in francese, con le copertine di trent'anni fa. Non hÒ dimenticato la Bolivia, il Botswana, la Costa d'Avorio, lo Zaire, lo Zambia, lo Zimbabwe e il Togo. Ho lasciato questi paesi con il solito complesso di colpa per aver abbandonato là una infinità di pagine importanti che nessuno conoscerà mai, mentre continueremo a leggere Eco, Bradbury, Thurow e i soliti altri. _Ma non è solo colpa mia. Nessuno s'è sognato di far sfi- · lare in passerella gli autori del Benin o dello Zaire. La pa~serellaera invasa invece dai nostri romanzieri e poeti, felici e fortunati, bravi e applauditi, che adesso venderanno moltissimo. Grazie a loro venderemo tutto moltissimo, a cominciare dalla pasta, tagliatelle o spaghetti, che alla Buchmesse veniva presentata acqmto ai libri, infiocchettata però di tricolore e si poteva mangiare ovunque, in tutte le taverne francofortesi. Chi chiedeva un tradizionale piatto di wurstel e crauti con patate fritte veniva rimandaIL CONTESTO to all'anno prossimo, quando la febbre italiana sarà tramontata. In qild giorni invece la febbre · era alta e i tedeschi erano molto contenti. Hanno fatto la fila ad esempio per assistere al gran galà che era stato officiato dalla Rai tv, nel temp~o della lirica francofortese, l' Alte Oper, che è un teatro neoclassico con colonne e scalinate in una piazzà enorme battuta dal vento. La Rai aveva assoldato la Katia, la Vanoni, altre voci d'oro, Branduardi. Non c'era Baglioni, considerato di sinistra dopo il recital con Sting. C'era in compenso Albertazzi, che declamava. Declamava anche Dante, solo che, proprio all'ultimo verso, gli scappava un· · "porco" per "corpo", cadendo come "corpo morto cade". O porço morto'? Non so·più. Pàre che del recital teatral-canoro agli ospiti tedeschi sia piaciuto il banchetto finale, che per un errore di valutazione circa la mia tabella orario di inviato speciale non ho avuto modo di apprezzare. Ho apprezzato, stretto dalla fame e provocato dal çaffè lungo lungo, la focaccina consegnataci al~aconclusfone dell'inaugurazione con i ministri Genscher e Andreotti. Focaccina salata e un po' passata, che qualche autore ha addentato per compiacere i ministri. Andreotti è stato proprio bravo. Ha spiegato che anche i libri sono buoni per conquistar-e i russi, che grazie alla perestrojka potranno apprezzaDisegno di Leo Longonesi. . 11

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