STORIE/SWln tirata sulla follia di un mondo - di cui le mie parole costituivano l'emblema - che osava credere che il Tempo fosse in grado di badare a se stesso; continuò perorando i sacrifici degli antenati e, inevitabilmente, finì per rovesciarmi sul capo i peccati di mio padre. Ed io quasi annullandomi, riconobbi allora il nesso indissolubile seppure irrazionale tra autorità e vecchiaia. I giovani devono sottostare ai vecchi. Quello,che si abbatteva su di me era il furore, divino, di 120 anni ed io non potevo che prostrarmi. E tuttavia, mentre l'effimero crepuscolo estivo tremolava nel giardino, considerai la spaventosa solitudine del nonno, la solitudine di uno (provate a immaginarlo) che non ha coetanei. E mi fermai a pensare che raramente, o forse mai, avevo visto il nonno, uomo dall'aria compassata e meticolosa, sconvolto da tanta collera. Solo in un'altra occasione lo rividi altrettanto turbato: il giorno della sua morte, quando, nonostante gli sforzi fatti pèr dissuaderlo, se ne andò a grandi passi mentre s'addensava la tempesta. L a colpa di mio padre? Quale se non quella di aver cercato di ingannare il Tempo con mezzi diversi da quanti gli venivano offerti? L'avventura, il rischio, l'ardimento, una vita breve ma piena, memorabile. Ma era poi davvero mosso da·ragioni diverse da quelle di suo padre e del padre di suo padre? È possibile che, ogni tre generazioni, capiti il diverso. Nato nel 1895, mio padre sarebbe potuto divenire il terzo beneficiario del Grande Orologio. Come ogni Krepski autentico, fu·allevato, sin da piccolissimo, secondo la dieta base di orologi e cronografi. Ma sin da bambino manifestò, in modo chiaro e a tratti isterico, il desiderio di non voler assumere il manto di famiglia. Nonno Feliks mi ha detto di aver sospettato a volte che il piccolo Stefan tramasse addirittura di sottrargli l'Orologio per fracassarlo o nasconderlo o gettarlo via da qualche parte (lui che avrebbe dovuto considerarlo il Dono dei Doni). Perciò il nonno lo ·portava sempre con sé; addirittura la notte, lo portava appeso al collo, su una catena chiusa a chiave: e questo non deve avergli facilitato il sonno. Fu un periodo di grandi preoccupazioni. Stefan stava diventando uno di quei bambini psicopatici che desiderano distruggere, implacabili, tutto ciò che i loro genitori hanno di più caro. La sua ribellione può apparire inspiegabile, ma io credo di averne capito le ragioni. Quando Feliks nacque, suo padre Stanislaw aveva 40 anni: una circostanza certo non inusuale. Quando Stefan superò l'incoscienza dell'infanzia, suo padre aveva quasi raggiunto il secolo di vita. Chi può prevedere le reazioni di un bimbo di 10anni di fronte ad un padre centenario? E quale fu la risposta infine di Stefan all'oppressione paterna? Fu umi risposta ben collaudata, persino ovvia, ma che non era mai stata provata nella nostra farniglia che veniva da una città, Lublino, lontana dal mare. All'età di 15ai;ini,si 76 imbarcò, affidandosi all'allettante abbraccio del rischio, dell'avventura, della gloria - o dell'oblio. Credevano di non rivederlo più. Ma questo mio padre intrepido, non contento della sua provocatoria fuga, di aver sfidato le insidie del mondo, fece ritorno dopo tre anni, per il piacere di guardare suo padre negli occhi. Aveva allora 18 anni; tre anni di navigazione - Shangai, Valparaiso, Yokohama ... - lo avevano temprato accumulando nel suo giovane corpo una risolutezza sconosciuta al nonno centenario, chino soltanto su ingranaggi e pendole. Il nonno capì di aver di fronte un uomo. Quello sguardo fortificato dalle intemperie, teneva testa ai suoi cent'anni nominali. Da questo ritorno del marinaio derivò una riconciliazione, un raro equilibrio tra padre e figlio, non guastato, anzi accresciuto, dal fatto che solo uno o due mesi più tardi Stefàn si mise con una donna di dubbia .reputazione - la vedova del direttore di un teatro di varietà (è interessante forse notare che era di 12 anni più vecchia di mio padre) -, la mise incinta e la sposò. Fu così che arrivai sulla scena. Il nonno dimostrò una notevole tolleranza. Per un po' si dette persino a gustare gli effimeri piaceri offerti dalle artiste e dalle prosperose cantanti del varietà. Non sembrava che avrebbe avuto da ridire sul fatto - fosse conveniente o no - che Stefan e la sua discendenza godessero dei benefici dell'Orologio. Era persino possibile che Stefan - l'unico a non averlo appreso, al modo in cui i pesci imparano a nuotare e gli uccelli a volare - ritornasse alla fine ad occuparsi di orologi. Ma questo non doveva accadere. Nel 1914 - l'anno della mia nascita - Stefan prese ancora una volta il largo, al servizio, ora, del suo paese (il primo Krepski nato sul suolo britannico). Di nuovo, ci furono discussioni animate, ma il nonno non rius.cìad averla vinta. Forse intuiva che anche senza il pretesto della guerra, Stefan si sarebbe sentito prima o poi attratto dalla vita dell'avventura e del rischio. Dissimulando infine rabbia e delusione davanti al guerriero che par: tiva, Feliks promise di affidargli l'Orologio, da padre a figlio se non da maestro ad apprendista fedele. E forse Stefan sarebbe anche ritornato nel 1918, eroe marino, disposto arimanere e a ricevere- la benedizione dell'Orologio; sarebbe vissuto anche lui cento o duecento anni ancora, se non fosse stato per la granata tedesca che lo mandò a fondo con tutto l'equipaggio della sua bella nave nella battaglia dello Jutland. .Ecco perché non ho affatto memoria di mio padre, io che ho conosciuto così bene il nonno, che aveva tra i suoi ricordi l'età napoleonica, e avrei conosciuto senza dubbio il bisnonno, uomo nato quando l'America era ancora una colonia inglese, se non fosse stato per quello stupido conducente d'omnibus. Al tuonare dei cannoni nello Jutland, mentre la nave di mio padre levava le sue eliche vorticanti al ci~lo, io dormivo nella mia culla a· Bethnal Green, affidato alle cure della mia altrettanto inconsapevole madre. Sarebbe morta anche lei, di lì a sei mesi, di dolore e di influenza insieme. Ed io finii, all'età di due anni, nelle mani di mio nonno e, di conseguenza, anche in quelle dei miei spettrali antenati. Dalla
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