tuto provocare in una famiglia numerosa. Così Feliks divenne il custode dell'orologio che funzionava senza carica ormai da quasi un secolo. Intatto restava il suo potere. Feliks visse fino all'età di 161 anni. È morto pochi anni fa, in modo sfacciatamente spettacolare, colpito da un fulmine mentre vagabondava per le colline del Sussex durante un violento nubifragio. Sono in grado di attestarne la vitalità, fisica e mentale, a quella più che veneranda età poiché lo vidi con i miei occhi, quella notte d'agosto, mettersi in marcia con fare sprezzante nonostante lo implorassi di non sfidare la furia degli elementi. E fui io a ritrovarne il corpo fradicio di pioggia ai piedi di un albero spaccato e ad estrarre dalla tasca del panciotto il Grande Orologio, con la sua catena d'oro, ancora funzionante. Ma che dire di mio padre? Dov'era quando il nonno si prendeva cura di me? Questa è un'altra storia, cpe riprenderò fra un momento. Una storia di crudeltà e ribellione che, come il nonno era sempre pronto a ricordarmi, gettava un'ombra sull'onore e l'orgoglio della famiglia. Vi sarete accorti che non ho detto nulla delle donne della nostra famiglia. Ho anche detto che Stanislaw si .dette una certa pena a limitare la progenie. È naturale pensare che ad un maggior numero d'anni corrisponda un numero maggiore di figli. Ma non andò così. E l'impresa di mio nonno non fu forse così straordinaria. Si pensi alla condizione di uno che abbia davanti a sé la prospettiva di un numero eccezionale di anni da vivere e che si volga al proprio passato come altri ai libri di storia. I limiti del suo essere, il suo "posto nel tempo", come si è soliti dire, la sua caducità, perdono urgenza ed egli prende a disinteressarsi di quei mezzi con cui gli altri cercano di proiungarsi l'esistenza. E cosa c'è, fra questi mezzi, di più universale della procreazione, dei figli, della trasmissione del proprio sangue? Essendo così trascurabile il loro istinto paterno, sia il nonno che il bisnonno non mostravano neppure un eccessivo interesse per le donne. Le loro donne - entrambi sopravvissero a tre mogli - seguivano fedelmente il modello orientale che le considera appena più che proprietà dei mariti. Non essendo state scelte per la loro bellezza né per essere fecondate, bensì perché ciecamente docili, esse erano tenute all'oscuro dei misteri virili dell'orologeria e informate dell'esistenza del Grande Orologio solo per una sorta di concessione. ·Se Eleanor, la terza moglie del nonno e l'unica che•io conobbi, vale come esempio, esse erano creature remissive, timide, silenziose e vivevano in una specie di attonita distanza dai loro mariti (i quali, dopo tutto, potevano anche avere il doppio dei lòro anni). · Ricordo una volta il nonno soffermarsi ad esaminare le ragioni della subordinazione ed esclusione delle donne. "Sappi che le donne", v"olevamettermi in guardia, "non hanno il senso del tempo e non riconoscono l'urgenza delle cose: ed è questo che le condanna"; una spiegazione che trovai allora poco convincente, forse perché ero giovane e le ragazze STORIE/SWln mi attraevano. Ma il tempo ha confermato la verità - crudele - di quell'osservazione. Mi si mostri una donna che provi lo stesso senso d'urgenza che prova l'uomo, e che allo stesso tempo si preoccupi della scadenza incombente, del ticchettio dei secondi, delle ore che dileguano. Si dirà, certo, che si tratta delle solite sciocchezze maschili. Sì, e che in questo modo tradisco tutti i pregiudizi e l'arroganza che hanno rovinato il mio breve matrimonio, e la mia vita. Ma si guardi al problema in una prospettiva più ampia. Nell'ordine naturale delle cose, è la donna l'essere più longevo. Come mai? Non è forse proprio perché le manca quel senso dell'urgenza che invece preoccupa gli uomini, spingendoli a sotterfugi innaturali e ad atti disperati, e che li sfinisce portandoli ad una morte prematura? Ma questo senso dell'urgenza - nonostante i suoi discorsi - non era qualcosa che comparisse spesso sul volto del nonno. E questo è comprensibile. Quale ragione d'urgenza poteva mai avere dal momento che disponeva d'una riserva d'anni teoricamente illimitata? Ho accennato all'aria gretta e sospettosa dei miei antenati. Non si trattava dell'avarizia che deriva da un'avidità rapace ed inquieta; era l'avarizia soddisfatta e vuota dell'avaro seduto felicemente su un enorme mucchio di denaro che non ha alcuna intenzione di spendere. Il loro vigile sguardo non aveva nulla della prontezza della sentinella, ma era piuttosto la compiaciuta alterigia di colui che sa di trovarsi in una posizione di superiorità. In effetti, è vero che con il trascorrere degli anni la loro vivacità scemava. Più erano sopraffatti dalla loro ossessione temporale e più le loro azioni ricadevano in un tran-tran monotono e meccanico, ritmato al tempo çli quello strumento miracoloso che consentiva loro di vivere. Non avevano bisogno di emozioni, quei Matusalemme, e non sognavano. Niente descrive meglio la mia vita con il nonno del ricordo di un'infinità di monotone serate nella sua casa di Highgate; con il nonno che sedeva preoccupato soltanto, così sembrava, dal suo processo digestivo, e la nonna sprofondata in qualche inoffensivo lavoro femminile - calze da rammendare, bottoni da riattaccare - ed il silenzio, greve, doloroso (come opprime il ricordo di certi silenzi) punteggiato soltanto dal tic-tac degli orologi. Una volta osai romperlo questo silenzio, sfidando la penosa oppressione del Tempo. Ero un tredicenne sano e ben nutrito. A quell'età, si è pieni di vita: come negarlo? Le ore scivolano via e non ci si ferma a contarle. Era una sera d'estate:. Highgate aveva allora un'aria verdeggiante, quasi arcadica. Il nonno disquisiva (bisogna figurarsi uri'iagazzo di 13 anni ed un uomo di 120) sul suo unico argomentò di conversazione quando lo interruppi per chiedergli: "Ma non è meglio dimenticarlo, il tempo?" Sono certo che nella mia ingenuità affiorava allora - anche se solo come jnflusso momentaneo - lo spirito ribelle · di mio padre. Non mi rendevo conto della gravità dell'eresia. Il nonno assunse l'aspetto di quei padri che sono soliti prendere a cinghiate i propri figli. Ma non si tolse la cinghia. Ed io fui costretto invece a subire le sferzate di una terribile 75
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