Linea d'ombra - anno VI - n. 31 - ottobre 1988

cevamo la fila, la mamma, che doveva alzarsi prima per preparare la colazione, si aggirava con una delle vestaglie di nylon che la mia madrina le spediva dal!' America. Noi provavamo a spingere la maniglia fredda della porta del bagno e finalmente il babbo ci apriva. Potevamo così stare seduti sul muretto della vasca a guardarlo mentre si faceva la barba e soffiava i peli rimasti nel rasoio contro la parete.dello specchio. Si toglieva la retina e si frizionava la cute con un liquido violetto che doveva servirgli ad arginare la paura di perdere i capelli. Poi fingeva di fare la barba anche a noi, ci portava sul suo letto e ci faceva cavalcare sulle sue ginocchia disteso sulle lenzuola come un cammello tra le dune del deserto. Nel corridoio mio fratello con un suo amico albino giocava a pallone con un pallone di stoffa. A mio fratello quando è morto ho scritto lunghe lettere tenendomi una bambola in braccio, e ho chiacchierato con lui nei sentieri senza avere un segno della sua possibile presenza. La mamma invece parlava con lui i;he rispondeva battendo piccoli colpi dall'interno di un cassetto bianco. Lei, che per un anno si è nascosta dietro un paio di occhiali, non mi è stata di aiuto per farmi sentire meno in colpa. STORIE/SARSINÌ Mi ricordo di Lapo vestito da moschettiere, che intagliava le zucche per la festa della rificolona, le svuotava, ci metteva dentro una candela e le allineava sul muretto dell'aia, dove in altre stagioni brillavano al sole i corpi veloci delle lucertole, che si faceva aiutare da Lorenzo ad arrampicarsi sul muro per affacciarsi alla finestra del bagno e spiare una nostra amica che aveva l'abitudine di chiudervisi dentro a racco.ntarsi storie ad alta voce, mentre tornava a casa dalla cipressaia dove giocava alla guerra nelle trincee scavate dai partigiani appena suonava la.campana di mezzogiorno, mentre faceva bambini di pane e li metteva a cuocere in forno. Ma non ricordo più la sua voce, che è sfumata nel tempo, né le sue parole, che non ho ascoltato con attenzione. L'ultimo regalo che mi ha fatto e che ho aperto dopo la sua morte, è stato un vaso tondo. di vetro con due pesci rossi. Alla mamma aveva regalato un pesce d'argento da appendere alla collana. Questo silenzio in cui lui permane, ancora più doloroso della perdita della sua immagine, gli dà il diritto di non essere mai diventato adulto, sebbene io non riesca che a ricorda:lo già grande, anche se non era alto di statura. . AS1llEA Il mondo vissuto e narrato dalle donne Autoritratto di gruppo 1 . . GIUNTI In dicernhn· tornavano\«· hrezze, 1 . - 69

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