SAGGI/BARBA saputa danza; - l'alter ego del regista; ~ il quarto spettatore che vede attraverso lo spettacolo come se esso non appartenesse al mondo dell'effimero e_della finzione. Ogni momento dello spettacolo deve essere giustificato agli occhi di ognuno di questi quattro spettatori. La tecnica del regista, in questo essenziale te.rritorio del lavoro, consiste nel sapersi immedesimare prima nell'uno, poi nell'altro e nell'altro ancora, sorvegliando le loro reazioni, immaginando il riso del quarto spettatore. Suo compito è anche armonizzare i quattro diversi spettatori affinché ciò che permette all'uno di reagire non blocchi le reazioni cenestesiche o mentali dell'altro. · · In questo modo, il regista esplora la gamma che permette allo spettacolo di germogliare in diverse memorie. Ogni spettatore concreto, infatti, può essere pensato come un individuo in cui si mescolano, secondo diverse proporzioni, quei quattro spettatori base. Il "bambino· che vede Je·azioni alla lettera" non può essere sedotto da metafore, allusioni, immagini simboliche, citazioni, astrazioni, testi suggestivi. Osserva non ciò che si rappresenta ma ciò che si presenta. Se Hamlet recita il "To be or not to be", il "bambino alla lettera" vede un uomo che parla a lungo da solo senza far niente di interessante. Il secondo spettatore pensa di non intendere il significato dello spettacolo. Possiamo immaginare che non conosca la lingua in cui parlano gli attori né riconosca la storia. Sa riconoscere, però, che questo lavoro è "fatto bene", curato nei dettagli come il manufatto di un maestro artigiano di quelle culture dove non si fa distinzione tra arte e artigianato. Soprattutto si lascia contagiare dal livello pre-espressivo dello spettacolo, dalla danza dell'energia degli attori, dal ritmo che dilata lo spazio e il tempo dell'azione. Segue lo spettacolo cenestesicamente. Sta desto perché lo spettacolo lo fa danzare sulla sua sedia. 1:,ospettatore "alter ego del regista" è minuziosamente informato di tutti i contenuti dello spettacolo, dei testi e degli avvenimenti a cui si riferisce, delle scelte drammaturgiche, delle biografie dei personaggi. Lo spettacolo è per lui 66 un territorio in cui le tracce del passato prossimo o remoto danno vita a nuovi contesti e inaspettate relazioni. Il suo sguardo penetra questa vivente archeologia passando dagli strati superiori a quelli più profondi. Deve poter riconoscere in ogni frammento, in ogni dettaglio, in ogni microazione, una reliquia erratica del suo sapere satura di informazioni, ma dotata di una: nuova energia che suscita inconsuete asso- . dazioni mentali. Tuttò ciò che accade qui ed ora sulla scena deve risvegliare in lui una risonanza che subito si trasforma in suono udito per la prima volta. Solo così questo terzo spettatore può ripercorrere gli avvenimenti dello spettacolo passando dal riconoscere al conoscere: dall'informazione di un'esperienza, all'esperienza di un'esperienza. Deve poter rivedere ogni sera lo spettacolo senza che il già noto lo annoi, come se si aggirasse in una "mente dilatata" che fa ribollire ogni volta nuove domande e lo pone di fronte ad un enigma che lo incalza. Questi spettatori non sono pure astrazioni, ma personificazioni a cui il regista deve prestare volti e nomi precisi. Anche se non sono spettatori· reali, il regista deve potersi immedesimare: sono personae (maschere, ruoli) che indossa inentalmente per uscire dall'immedesimazione in se stesso e nei suoi privati riflessi di spettatore. Il regista si concentra ora sull'uno, ora sull'altro dei suoi diversi '.'spéttatori base", intreccia e accorda le lom reazioni così come intreccia e accorda le azioni degli attori. Il quarto spettatore è quasi muto. Fra sé e sé ride del velo di Maya dello spettacolo. Osserva quello che nessuno spet- ·tatore può materialmente vedere: se il ricamo della camicia di un personaggio, pur essendo inutile perché nascosto dalla giacca, è stato ricamato perché ha un valore per il singolo attore e il regista e ha la stessa qualità di ci6 che è fatto per essere osservato. Vede ciò che l'attore fa con la mano sinistra quando mostra agli spettatori la mano destra. Vede il lavoro "ben fatto" anche quando esso è segreto e riconosce se l'attore lo compie per una necessità che va al di là delle esigenze di qualsiasi spettatore. Il quarto spettatore è il collaboratore che ci aiuta a negare il teatro facendolo.
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