Linea d'ombra - anno VI - n. 31 - ottobre 1988

la paura. Sentì che controllava quell'emozione e, per la prima volta dalla notte precedente, provò sollievo. "Cosa pensi di fare?", gli disse la moglie. La amava, pensò. "Niente", rispose. "Vaqo a lavorare come tutti i giorni''. Lei protestò. E quando volle spiegarle quel che con tanta chiarezza aveva pensato durante la sua odissea nel bagno, l'argomentazione, la coerenza logica del discorso vacillarono per un istante. Dovette mettersi a pensare per sillogismi, e alla fine la sua spiegazione fu concreta, completa, perfino appassionata, addirittura ragionevole. "Guarda, cara, per come stanno le cose, se mi volevano ammazzare, ieri sera stessa entravano in casa e ci facevano fuori entrambi. Vogliono intimidirmi, nient'altro. D'altra parte loro, se decidono di farlo, possono ammazzarti in qualsiasi posto. Nascondersi non serve, fuggire non serve. Continuerò a lavorare, adesso con maggiori cautele, certamente, prendendo le mie precauzioni. Starò anche zitto per un po'. Così sono contenti e non mi ammazzano piu. Credi che se lo avessero voluto, non ci avrebbero fatto saltare le cervella a tutti e due, ieri sera? Abbiamo passato tanto di quel tempo in strada, e non ci hanno . fatto niente! Stai tranquilla, che non scriverò piu un cazzo di niente. Racconterò la storia a Julio e lui mi trasferirà a, che ne so, all'archivio del giornale, perché non mi facciano fuori". Spiegazioni stentate rria, in quei momenti, necessarie. Fecero colazione insieme, già assaliti dalla fretta di tutti i giorni; e per di piu senza automobile ora avrebbero dovuto andare in autobus e cercare di far mandare una gru dall'officina a prender la macchina. Il preventivo fu altissimo. D'altra parte Julio lo trasferì effettivamente all'archivio, mentre · agli assassini la rabbia per i suoi scritti contro il governo andava sbollendo. La paura si sedimentò, come posa di caffè. Ma c'era. La paura era l'inquilino del terzo piano: appena appena, mentre le ore del giorno vanno distaccandosi dal- . l'orologio, s'avverte la sua presenza per il rumore lontano d'un rubinetto che cola, o di posate che si urtano sul tavolo da pranzo, in sordina; insomma, come se non ci fosse, ma c'è. La paura era una stanchezza inattesa alle due del pomeriggio, o anche, quando metteva ordine fra le vecchie schede dell'archivio, la fantasia di prendere l'autobus per il Messico e, all'improvviso, pensarsi bloccato sull'aiuola del Paseo de la Reforma. E, toccando in questo il suo punto d'estasi, la paura era un d'esiderio di dormire profondamenté e di non svegliarsi piu. Col tempo s'andò abituando alla minaccia. L'auto rimase quindici giorni nell'officina; si mise d'accordo con Don Rafael che gli avrebbe pagato a· rate i mille pesos della riparazione. Il possesso della macchina gli restituì un po' di sicurezza, perché gli restituiva la quotidianità - era ormai vecchio per l'avventura. Si fermava ai semafori e la sua paranoia diventava palpitante quando per caso, davanti o di lato o di dietro gli si accostava una jeep piena di poliziotti in borghese; guardava quegli uomini sfrontati, grassi, probabilmente sporchi, che o~tentavano libidinosamente la canna delle mitragliette e se ne infischiavano se rimanevano puntate STORIE/LIANO in direzione di qualcuno. Era enorme il conforto che il semaforo diventasse verde e li lasciasse andare, cori la loro jeep senza targa verso l'obbligato destino di qualche poveraccio (delinquente o politico) che sicuramente and.avano a liquidare. Una volta stava parcheggiando davanti all'edificio del giornale. Quando la pallottola gli penetrò nel cranio, lo sorprese a rimproverarsi perché, scendendo e vedendo l'altra macchina piena di tipi sinistri, aveva pensato che ormai la. sua mania di persecuzione era esagerata, che ormai doveva smetterla di vedere in ognuno un assassino. Allora uno degli uomini si allontanò dagli altri, si aprì la giacca, impugnò una pistola automatica (o un revolver) e la puntò direttamente contro di lui. Pensò che mai avrebbe creduto che potessero essere così veloci, mentre una fiamma nera partiva dall'arma e il cervello gli si annebbiava dopo l'impatto, piuleggero di quanto avesse mai immaginato; ed entrava in un pozzo nero, profondo, forse pieno-di tristezza, senza il tempo di provare indignazione. (traduzione di Alfonso D'Agostino) Copyright Dante Liano, da La vida insensata, Guatemala 1987. Goffredo Fofi Pasqua di maggio Un diario pessimista La letteratura, il cinema, i giornalisti ... Finiti i libri ·sul '68, uno sguardo appas~ sionato sull'oggi. «Saggistica» Pagine 176, lire 19.000 55

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