STORIE/LIANO accesa per tutto il tempo su un vecchio film degli anni Cinquanta, a Saigon, con un obliquo capo mafia, un detective americano e sbronzo, e una pallida fidanzata. Erano quasi le dodici e mancavano sei ore all'alba; si avvinghiavano entrambi alla promessa del giorno, come se il giorno dovesse portare sicurezza o conforto. Ma non era vero che guardassero il film: ognuno pensava cose terribili, che non diceva all'altro per timore di spaventarlo. Perché quella minaccia? Gli articoli sul giornale, è evidente. Ma il pericolo era stato v;ilutato con cura, e a una prima analisì appariva improbabile che cercassero di uccidere un giornalista liberale. Però la minaccia c'era stata e il resto erano sciocchezze. A qualcuno era venuto in mente che andava ammazzato ed erano tanti quelli che morivano che il suo nome non sarebbe stato altro che un numero su una delle tante liste. Sentirono il bisogno di riposare. Prepararono una camomilla con un buon bicchierino di cognac, e presero in sovrappiu un valium per conciliare il sonno. E parlavano poco tra loro, il cervello di ognuno stretto nella morsa della paura, mentre correnti d'angoscia attraversavano i loro labirinti, correnti di indignazione e di sopore, a mano a mano che l'una del mattino si avvicinava. Decisero di coricarsi, credendo che a letto avrebbero trovato un po' di tranquillità: vano sforzo; sotto il copriletto, appena spenta la luce, abbracciati come Hansel e Gretel quando ascoltano i piani di morte del padre, i latrati dei cani scrollavano le mareggiate di sonno che li investivano. Il rumore lontano di un camion che passava sulla circonvallazion·e tornava a strapparlo alla semiinconscienza in cui quasi stava cadendo. Una moto perduta che srotolava nell'oscurità il suo ronfare e, piu tardi, la sirena dei pompieri lo restituirono ai battiti del cuore e, disperato, si alzò a prendere un bicchier d'acqua. "Non ti sei addormentato?", gli chiese la moglie. •·•come no", mentì, "solo che mi ha svegliato la sete; deve dipendere da tutto quello che ho bevuto". E di nuovo a lottare col sonno; che ora poteva essere? Non osò guardare l'orologio perché forse non era passato piu di un quarto d'ora a dibattersi nella veglia. Si addormentò, alla fine. Ma al tempo stesso era sveglio. Una zanzara gli passò varie volte accanto all'orecchio e si diede uno schiaffo sulla faccia cercando di spaventarla. "Non ti sei addormentato?" chiese la moglie. "Una maledetta zanzara", commentò. E si sistemò sul letto, per addormentarsi definitivamente. Ma all'improvviso si udirono passi nella soffitta, proprio sulla sua testa; sapeva distinguere il rumore che facevano i soliti gatti dal colpo forte e profondo dei passi d'un uomo. · Questi erano i passi di un uomo. La soffitta rimbombava sotto quei colpi e la paura lo paralizzò: aprì gli occhi alzandoli verso il sottile tavolato del letto e apri la bocca senza dir nulla; l'uomo di sopra mise un piede in fallo e il legno si ruppe: ma ecco che un piede pendeva ora dal soffitto. "CHI È? CHI È?", gridò verso l'alto, seduto sul letto, madido di sudore, era completamente sveglio, guardando il soffitto intatto, illuminato dalla luce che la moglie aveva appena acceso. 54 •"Che .succede?", gli disse. "Nulla". Non era nulla, infatti·: stava sognando. "È stato un sogno". Si svegliò alle sei del mattino. Ci fu un momento di pace prima che si ridestasse del tutto, e in quel momento la sua anima vagò per un imprevisto terreno, di dolcezza e riposo; ma fu un secondo, non piu. Perché quando fu sveglio del tutto, sentì l'angoscia dalla sua bocca, dalla gola che gli faceva male, dalle gengive indolenzite per aver tenuto stretti i denti nel sonno, dal bisogno di andare di corsa in bagno, ancora una volta. Il valium lo aveva fatto dormire, ma non lo aveva allontanato dall'ossessione di morte. La coscienza, del resto, fa le sue rivelazioni senza complimenti. Possente lampo di coscienza, che illumina ovunque: era accoccolato sul water, la testa ancora un po' ciondolante per il sonno, quando pensò che, se ammazzarlo dovevano, lo avrebbero fatto in qualsiasi posto, avrebbero perquisito le case dei suoi familiari, dei suoi amici, dei suoi colleghi. Se c'era l'ordine di ucciderlo, l'unica salvezza era fuggir via dal paese. E poiché non aveva la miriima. intenzione di scappare da nessuna parte, pensò che la sua morte era inevitabile. E con ciò, alla fin fine? Adesso era in piedi di fronte al lavandino. Adesso si asciugava la faccia con l'asciugamani. E pensava: la morte sono due uomini in motocicletta che trasformano il cristallo della tua automobile in una ragnatela di vetro, e da ogni parte esplode il parabrezza e ti rendi conto che ti stanno mitragliando, e la paura ti torce le budella, perché non appena hai cominciato a sentire il terrore già una minuscola particella di piombo apre un foro nel tuo cranio e vi scoppia, e tutti i tuoi pensieri si -scompigliano, nel tuo cervello resta solo 1<1parola morte, e mentre la tua massa encefalica si spappola, solo resta, luccicante come l'annuncio luminoso su un edificio crollato per un terremoto, la parola MORTE-MORTE, per spegnersi, dopo. La luce è saltata, l'oscurità riempie la casa e la tua città, e già non pensi piu a niente, tutto è nero, alcune voci ti raggiungono e poi si perdono lontano, lontano, perché sei morto e la testa ti si è arrovesciata sul lato sinistro del sedile, ma questo ormai importa solo ai curiosi e ai pompieri; in cinque secondi sei morto. Aveva stracciato il foglio, ma lo scritto era ancora nella sua mente: "La prossima volta toccherà a te, comunista filio di troia". L'errore di ortografia gli si configurava come una conferma della minaccia: un assassino con errori di ortografia gli sembrava un assassino sul serio. In quel momento era giunto a una forma di trascendenza: era sicuro della morte, e non gliene importava piu niente. Si guardò nello specchio: occhiaie nere, come se dalla pupilla si fosse versato del liquido spaventoso. Il volto era alterato: stava mentendosi: aveva ancora paura. E nel percorso dal bagno alla camera trovò la spiegazione: sì, aveva ancora paura, ma la certezza della morte, la certezza della paura e dell'angoscia gli davano una sicurezza necessariamente mortale. Si stava abituando alla paura; e comprese che si trattava di una sensazione indifferente agli avvenimenti. La disprezzò. Se era così, valeva ben la pena di arrischiarsi ad azioni piu ardite e imparare a convivere con
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