SAGGI/HEAD mondo dei figli e di sera siedono attorno al fuo.co chiacchierando a voce bassa. Ciascuno sopravvive con poco e davanti a loro può aprirsi un domani fatto di niente. È così da tempo immemorabile, questa piatta, depressa, continuità della vita, questa capacità di tener duro e continuare a vivere soddisfacendo solo le più elementari necessità. Si dicono tante cose sul tema degli aiuti, ma quelli che ne parlano sembrano non avere la più pallida idea del disperato bisogno che sentiamo di far emergere la nostra creatività. In Sudafrica questa disperazione si fa acuta perché noi sentiamo che. le possibilità di avventurarci all'esterno ascoprire cose da soli, ci verranno forzatamente negate ancora per molto tempo. Ci tiene in vita la possibilità della liberazione dell'Africa, ma è talmente tanto ormai che viviamo in cornpai-timenti separati che abbiamo tutti paura uno dell'altro. Il Sudafrica non è come il resto dell'Africa né. mai lo sarà. Qui siamo costretti a compiere uno sforzo estremo e trovare una fiducia profonda che ci aiuti a vivere insieme. Nonostante quello che pensano i politici, la gente non sarà distrutta. Non ora. C'è tutto quest'odio profondo ed è un odio reale. Ci sono immensi eserciti addestrati a combattere contro popolazioni disarmate e tutti noi siamo sopraffatti dalla paura e dall'angoscia, non sapendo come tutto questo andrà a finire. · · Alcuni di noi non ce la fanno più a lottare con questo conflitto. Io· non ce la faccio. Ma dovunque andrò lascerò qui una parte di me, perché penso a me stessa come a una donna del Sudafrica. Non una donna nera, ma una donna qualunque, tristemente insignificante. Rimangono questo enorme conflitto, e poi la pressione, l'incertezza e l'insicurezza con le quali ho convissuto per tanto tempo. Non ho risolto niente. Sono come tutti gli altri, perplessa, confusa, e disperata. (da "The New African", dicembre 1965) 50 Una storia africana Era un mattino d'inverno. Poco prima dell'alba le stelle brillavano in cielo come gemme splendenti di un lucido azzurra e una luna coperta a metà si ridestò all'improvviso con una luminosità dalla sinistra b_ellezza.Poi ci fu un pomeriggio estivo. La pioggia d'estate aveva ricoperto il cortile della mia casa di fiori selvatici. Anche a me sembrava di tornare a vivere, momento per momento, per effetto degli sguardi degli animali: capre che mi fissavano, mucche che mi guardavano, pulcini che si volgevano verso di me. Che cosa sono stata capace di dire, io, degli abitanti di un paese libero, io che ho preso in prestito i loro panni, le loro capre, le loro albe e i .loro tramonti, per metterli nei miei libri? Niente di molto carino, si direbbe. · I viaggiatori erranti dei tempi antichi si imbatterono al1'improvviso nella gente che sedeva, all'aperto, intorno al fuoco. "Chi siete?", domandò la gente. "Sono il sognatore e il narratore", rispose uno di loro. "Ho conosciuto la vita. Mi sono ubriacato con il magico incantesimo prodotto dai rapporti umani. Ho riso spesso. Il grande, vasto, libero mondo, è pieno di innocenza ... " Uno si immagina che quella gente accogliesse sempre con gioia i narratori. Ogni società umana è un mondo ristretto, intrappolato a morte da gelosie e meschine cattiverie, e sapere che esistono pensieri e generosità più grandi e più libere delle loro non può portare çhe arricchimento nella vita della gente. Ma che succede al sognatore e al narratore quando gli accade di nascere in un mondo che è morto, un mondo di crudeltà così estreme che nessun commento o dichiarazione d'amore può modificarle? Tanto per cominciare, se si è in Sudafrica, a chi ci ·si rivolge? Le persone lì non sono persone, ma diversi colori di pelle e tipi di capelli: bianchi, meticci, indiani e africani. Chi saprebbe scrivere di tutto ciò?
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