SAGGI/MASI che - questo è il vero disastro - la ragionata ricerca dell'alternativa possibile. I soli alla ricerca dell'alternativa sono oggi i movimenti ecologisti. Coscienti che la distruzione dell'ambiente terrestre, ac- , celeratasi progressivamente negli ultimi quarant'anni, sta raggiungendo o forse ha già raggiunto il punto limite, gli ecologisti ritengono secondario ogni altro discorso. La minaccia , della distruzione, quando assume proporzioni così vaste, incombe su tutti gli uomini indistintamente (oltre che sugli animali, le piante, e perfino sulla materia inorganica). In quest'epoca l'opposizione si fonda non più sugli operai salariati, e neppure "soltanto" sulle immense masse sfruttate e calpestate del Sud del mondo, ma potenzialmente sulla totalità degli uomini; di fatto, su tutti gli uomini non accecati dal perseguimento di intéressi particolaristici e immediati. Questo allarme deve essere assolutamente ascoltato, e accolta la nozione dell'immenso allargamento del fronte possibile di opposizione e autodifesa. Tuttavia c'è una sorta di inefficacia, o impotenza, intrinseca a un discorso "puramente" ecologista. Se, al livello elementare cui siamo ridotti, gli interessi dell'umanità si presentano assolutamente comuni, non c'è che impiegare Jo'strumento della persuasione, affinché "le coscienze si risveglino" e la gente capisca che bisogna cambiare strada. L'argomentazione è ineccepibile, logica e razionale. Ma i comportamenti della gente e il corso della storia· non si muovono lungo il filo della razionalità. È perfino banale ricordare quanto poco gli uomini a ogni livello della scala sociale, potenti o privi di potere, agiscano in base ai loro "reali" interessi (a quelli che un corretto e astratto raziocinio riconoscerebbe tali), perfino quando sono in gioco la loro vita e la morte. . E ancora: la consapevolezza che "bisogna cambiare strada" suona anch'essa impotente, perché equivale a dire "no", senza una concreta proposta alternativa. È esclusa la definizione di una linea d'azione comune che non sia quella generica di tutelare la salute e l'ambiente e si lascia a ciascuna sede decentrata o di base non solo l'iniziativa pratica sui fatti specifici (come è giusto) ma anche la definizione degli obiettivi. Ne derivano confusione e contraddittorietà nelle iniziative (col rischio sempre incombente che qualche "forza politica" metta fine al caos con l'accentramento organizzativo, la finalizzazione ad altro del movimento ~ la sua castrazione; o peggio, che potentati economici si inseriscano mascherati a inquinare la contesa - per esempio, le compagnie petrolifere nella lotta contro il nucleare, la speculazione sul disinquinamento nella lotta contro l'inquinamento). Da un lato riemerge il globalismo facile, la proposta della scienza alternativa nell'accezione del sapere popolare o esotico, già diffusa nel vecchio movimento; dall'altro lato, si formulano proposte spicciole e frammentarie (a volte perfino decorative), che implicano una strategia riformista: dove correzioni molteplici e specifiche non compromettono l'accettazione del sistema nella sua globalità. A questo terzo livello di analisi, l'eredità marxista può torhare utile. Persuadere la gente in generale a correggersi non è 40 solo un'illusione illuministica, ma è privo di effetto perché il presente stato di cose non è imputabile a un cumulo di errori e di colpe di un soggetto indefinito e diffuso, ma a un sistema economico e a un modo di produzione - eredi di quello creato daHa borghesia (come ho accennato sopra). E il rapporto malsano.degli uomini con ,l'ambiente è solo la forma visibile di determinati rapporti economici e di potere fra gli uomini. Che la borghesia non sia più la classe dirigente (né in Europa occidentale o orientale né negli USA) non significa che non esista una classe dirigente, composita e con interessi compositi. È difficile tracciare una linea precisa di demarcazione fra interessi opposti, nelle nostre società dominate da lobbies e corporazioni, e anche definire dove cominci l'esercizio del potere pubblico in termini rilevanti, nella stratificazione di gerarchie successive (con la presenza di vere e proprie caste, in alcune parti del mondo). Questo non significa che un confine non esista e non sia rintracciabile se si guarda al limite, a quanti nel mondo sono danneggiati senza contropartita apprezzabile. Il fronte degli oppositori cesserà dove i sacrifici necessari per "cambiare strada" saranno così gravi da non essere accettabili, o come tali verranno percepiti. (Come sempre consenso e opposizione saranno determinati dalla collocazione oggettiva nella gerarchia sociale, combinata con le convinzioni soggettive). Disegnare con più successo nel passato "modelli" alternativi di sviluppo, e soprattutto una via coerente di opposizione è un compito estremamente complesso, e non è un caso se finora nessuno riesce ad affrontarlo con successo, non solo nella pratica ma neppure in un abbozzo di formulazione teorica. Si tratta di mettere insieme troppe istanze contraddittorie, o che appaiono tali alla luce del pensiero ereditato, in ogni sua corrente. Come può accompagnarsi la convergenza di strati molto larghi di popolazione col massimo decentramento? (Per di piu, nella nostra società il decentramento comporta lo scontro di interessi anche fra strati teoricamente omogenei).<6> Come può l'opposizione pacifica 0>, la "lunga marcia entro le istituzioni", andare insieme con la messa in questione del presente modo di produzione in termini radicali e pertanto intollerabili per i gestori del potere economico e militare? (Per di piu, una modifica radicale del modo di produrre, non più attinente alla proprietà dei mezzi di produzione ma alla loro qualità e al loro uso, comporterebbe oggi un'altrettanto radicale modifica nella sfera dei consumi: fino a che punto desiderata o accettabile dalla grande massa di gente che dovrebbe promuoverla?). Fuori dalle velleità 'populiste, una scienza alternativa dotata di validità non inferiore né superiore a quella che sorregge il presente sistema e tale da sottendere una scelta di parte e una verità di parte, come può crescere dove conoscenza e scienza sono immediatamente e indistricabilmente connesse con la produzione e con l'esercizio del potere, così da apparirne indistinguibili? A monte di queste e altre simili difficoltà sta il venir meno delle figure, centrali per oltre un secolo, degli operai e degli intellettuali rivoluzionari: gli antagonisti e i portatori di co-
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