Linea d'ombra - anno VI - n. 31 - ottobre 1988

vale a interpretare l'alienazione. presente nella sua 4niversalità, né le aberrazioni del progressismo. . "Il progresso dell'industria, del quale la borghesia non è che l'agente involontario e passivo, sostituisce all'isolamento degli operai, risultante dalla concorrenza, la loro unione rivoluzionaria mediante l'associazione. Lo sviluppo della grande industria toglie dunque di sotto ai piedi della borghesia il terreno stesso sul quale essa produce e si appropria i prodotti. Essa produce innanzitutto i suoi propri seppellitori". È vero che la borghesia è stata sepolta dalla stessa evoluzione del sistema da essa creato, ora come l'ora senza il contributo decisivo dei lavoratori. I quali hanno operato come fattori di un sistema che si sviluppa autodistruggendosi. Ma come un fattore interno al sistema. Saranno seppelliti gli operai, come lo sono stati i borghesi, nelle loro vecchie figure. Queste verranno sostituite da altre omologhe, perché il sistema resta, e continua a svilupparsi distruggend0 i soggetti suoi protagonisti; e seminando distruzione sempre più universale, a misura che si estende la sfera di quan~i coinvolge, in forma attiva o passiva. La più influente tradizione teorica del movimento operaio, quella marxista, aderisce con straordinaria coerenza alla con- · dizione e alla sorte del settore di società di cui si fa interprete. (Ne è pure consapevole, ma entro certo limiti e contraddicendosi.) Il pensiero marxista è anch'~sso una componente interna alla grl;!ndecorrente di pensiero e all'insieme di concezioni del mondo che si sono sviluppati in Europa dalla fine del medioevo: quegli stessi che ne hanno prodotto i valori di riferimento del Terzo e del Quarto Stato a partire dalla rivoluzione francese. Se si esclude la proprietà privata dei mezzi di produzione, il marxismo assume intera l'eredità della borghesia e delle correnti di pensiero che ne hanno accompagnato lo sviluppo. Alla classe operaia è attribuita l'eredità non solo della filosofia classica tedesca ma anche dell'insieme delle conoscenze scientifiche, delle tecnologie, dei meccanismi produttivi, degli impianti industriali; così come si sono andati configurando nelle mani delle classi dirigenti del passato, e in particolare nel sistema capitalistico, interpretato come il più avanzato (e quindi necessario, in un'ottica evoluzionista) nella storia dell'intera umanità(5 l. Questa concezione non tiene conto di un dato essenziale (epur ricavabile dall'analisi marxiana del capitalismo): i meccanismi produttivi, gli impianti industriali, la tecnica e la stessa scienza si costruiscono e si sviluppano, in ogni loro momento, non nella linea di un'unica e cogente neèessità - neutri quindi rispetto ai rapporti di produzione e più in generale rispetto ai rapporti sociali - ma in base a scelte fra più alternative, a volte numerose, a volte rispettivamente assai di-.. stanti. Non solo le visioni del mondo (che si esprimono nel pensiero filosofico e nella produzione artistica e letteraria, nei sistemi giuridici, ecc.) ma la stessa scienza e la sua metodologia èontengono in sé un quoziente ideologico, che tende a dilatarsi in progressione geometrica, a misura che si espande il sistema complessivo. . Ne risulta che, per una modifica radicale del sistema proSAGGI/MASI duttivo e per liberarsi dai suoi esiti distruttivi, non è sufficiente limitarsi a mutare i rapporti di proprietà, seppellire cioé le figure del borghese proprietario e dell'operaio suo salariato; anzi diventa del tutto inutile, se non si agisce in un ambito più vasto e profondo., che metta in questione i meccanismi produttivi e la stessa scienza nelle forme che, generate dal sistema di proprietà e ad esso funzionali, finiscono per travalicarlo, e per ulteriormente svilupparsi (fino a rovesciarsi nel proprio contrario) nell'ambito del più universale sistema di sfruttamento e di reificazione, vero erede di quello borghese se pur non assimilabile ad esso. Questi concetti si erano fatti strada nel movimento degli anni Sessanta e dei primi Settanta, e avevanò cominciato a prender forma nella rivoluzione culturale in Cina e in Europa. Tanto in Cina che in Europa, tuttavia, si è voluto utilizzarli pur senza sottoporre a critica le nozioni di "scienza»nel marxismo e del marxismo come scienza. Si perseverava nella convinzione dottrinaria che le teorie marxiste fossero "scientifiche", avessero cioè validità oggettiva e assoluta. Non si capiva che definire la critica dell'economia politica una scienza è solo un espediente per sottrarla arbitrariamente alla critica dell'ideologia, da essa praticata nei confronti di ogni altra teoria; espediente quanto mai mal fondato, d'altra parte, ove si ammetta che anche nella scienza, come in ogni altra forma di pensiero umano, è sempre attivo un quoziente di ideologia. Ci si avvolgeva così in un garbuglio di contraddizioni: da cùi ci si illudeva di emergere ripudiando la dialettica e affermando apoditticamente che la scienza borghese è falsa perché borghese; mentre esiste un'altra scienza, vera: quella proletaria. La qualifica di scienza proletaria veniva poi attribuita a due cose diversissime: al pensiero marxista; e all'insieme di nozioni scientifichepre-borghesi (o non-borghesi, là dove non c'era stata civiltà borghese), assunti dalla gente comune corrie sapere popolare. Veniva a galla, più che mai, !'equivoco fra verilà di parte e verità scientifica (nell'accezione di verità oggettiva e univoca) che la tradizione marxista trascina in sé quando vorrebbe - e non può. - affermarle nel contempo e.identiche: onde evitar: di scoprire che la scelta della verità di parte ha il suo solido fondamento in qualcosa che è lontanissimo dalla "oggettività scientifica". La sconfitta del movimento e le ripercussioni in Europa della sconfitta della rivoluzione culturale hanno assunto c_arattere catastrofico a causa della debolezza interna delle pro-· poste che volevano essere di radicale innovazione e si sono rivelate fin troppo conservatrici, nella concezione del marxismo come corpo dottrina-le-in çui si introd!,lcevano elementi incompatibili, e inefficaci perché distorti. E basta_toche l'economia: capitalistica si dimostrasse ancora capace di espansione, sconfiggendo (con la forza delle armi e della fame, ove occorreva) gli embrioni di ipotesi alternative, e che la "scienza borghese" si rivelasse come la sola scienza à tutt'oggi esistente, perché crollasse a picco l'illusione fideistica nell'alternativa facile e fondata su verità belle e pronte. Ma cadeva an39

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==