.SAGGI/PONTARA Vi sono obblighi morali che la nostra generazione di adulti ha nei confronti delle generazioni future? E che cosa esigono questi obblighi nel campo delle scelte industriali, demografiche, ' economiche, energetiche, militari? ad un certo momento piuttosto che ad un altro."( 9 ) È in base a questo principio che Sidgwick sostiene che "da un punto di vista universale il tempo in cui un essere umano esiste non può incidere sul valore della sua felicità", ragion per cui gli interessi dei posteri debbono essere presi in considerazione alla stessa stregua di quelli dei contemporanei. (IO) Quello eh.e il fautore della posizione del!' aprudentialism mette in questione è l'autoevidenza di questo principio di irrilevanza etica del tempo. Se come Sidgwick sostiene, e come pare plausibile, questo principio è un principio etico, allora negarlo, come fa il fautore del!' aprudentialism non comporta coinvolgersi in alcuna contraddizione e quindi il principio non può essere fatto valere come autoevidente. E se non è autoevidente, come si può mostrare che chi lo nega sbaglia? E di che sbaglio si tratterebqe? In base a quest'argomento si può pure far valere che, anche se individui futuri, non ancora esistenti, hanno diritti (e vi sono coloro che negano ciò), questi diritti, a differenza dei diritti di coloro che attualmente esistono, possono essere ignorati. 3 .4. L'argomento dello sconto del futuro Un argomento un po' diverso da quello precedente è l'argomento per cui il valore o il disvalore di un vantaggio o onere futuro va scontato in funzione della distanza temporale tra l'azione che lo produce e il suo realizzarsi (non, si badi, in funzione della probabilità del suo verificarsi). In base a questo argomento, che traduce in etica un principio assai comune in economia, si può sostenere l'idea di un "tasso di sconto speciale" tale che, quanto più lontani nel futuro sono gli individui sui cui interessi le nostre azioni incidono, tanto meno quegli interessi contano eticamente. (I I) Lo stesso si può far valere per quanto riguarda i diritti di individui futuri (ammesso che ne abbiano). 3.5. L'argomento della natura relazionale degli obblighi morali Un quinto argomento in favore della tesi della non responsabilità è quello che si fonda sulla premessa della natura relazionale e strettamente individuale degli obblighi morali: ogni obbligo morale è un obbligo che certi individui hanno nei confronti di altri individui con i quali si trovano in una determinata relazione eticamente rilevante la quale non può sussistere tra alcun individuo ed alcuno dei suoi posteri. Così tanto per fare alcuni esempi: l'obbligo morale di mantenere una promessa presuppone che vi sia qualcuno cui si è fatta una certa promessa; l'obbligo di ripagare i propri debiti presuppone che vi sia qualcuno che ci ha prestato del danaro; l'obbligo ~i gratitudine presuppone che v_isia qualcuno che abbia fatto dei sacrifici per il nostro bene; l'obbligo di risarcimento presuppone che vi sia qualcuno che una nostra azione ha precedentemente danneggiato, e così via. Insomma, e più in generale, secondo il presente argomento tutti gfi obblighi monili hanno il loro fondamento in un complesso sistema di relazioni nessuna delle quali può sussistere tra un qualsiasi soggetto esistente ed un qualsiasi membro di una generazione non immediatamente futura. Stando così le cose, non vi è alcun ot,bligo morale che gli individui appartenenti ad una certa generazione hanno nei confronti di individui che vivranno in un futuro non immediato. Va qui notato, per inciso, che è per_fettamente compatibile con questa posizione (come con altre accennate in questo scritto) sostenere che è permesso, e magari anche desiderabile, che gli uomini nel proprio agire tengano presenti gli effetti delle loro azioni sugli interessi o il bene degli individui apparte.nenti a generazioni future anche molto distanti. Infatti, il fautore della posizione che sto riassumendo può benissimo accettare la distinzione tra atti strettamente obbligatori e atti supererogatori. E la tesi della non responsabilità non dice che è proibito sacrificare i propri interessi per quelli di.individui appartenenti al futuro non immediato: dice solo che non è obbligatorio. 3.6. L'argomento del contrattualismo reale Una particolare versione della concezione relazionale degli obblighi morali è quella per cui essi presuppongono una comunità di individui in grado di entrare sia in rapporti conflittuali sia in rapporti di collaborazione reciproca. E qui vengo al sesto argomento in favore della tesi della non responsabilità, quello che si fonda sulla concezione che possiamo chiamare del contrattualismo reale (per distinguerlo dal contrattualismo ideale, su cui ritornerò tra poco). Secondo il contrattualismo reale - sviluppato, ispirandosi a Hobbes e Hume, da vari filosofi precedenti, quali ad esempio, G.J. Warnock e J. Mackie<12>·- la morale è più plausibilmente interpretabile come una istituzione la cui funzione è quella di assicurare un certo grado di collaborazione reciprocamente vantaggiosa tra individui che perseguono ciascuno il proprio tornaconto e che sono in grapo di danneggiarsi reciprocamente. Secondo questa concezione, gli obblighi morali non sono altro che modelli o regole di comportamento che è nell'interesse egoistico di ciascun individuo rispettare e mantenere vigenti in quanto una generale adozione di essi torna a vantaggio di ciascuno. Ora è chiaro che con le generazioni non immediatamente future non si può entrare in alcuna forma di collaborazione o reciproco scambio; né esse sono in grado di danneggiare la generazione presentemente esistente: di conseguenza non hanno alcun potere contrattuale. N!:m vi è quindi alcun obbligo mor11leche gli individui appartenenti alla generazione esistente in un certo lasso di.tempo abbiano nei confronti di individui che vivranno nel futuro non immediato. 3.7: L'argomento del contrattualismo ideale La stessa conclusione parrebbe seguire anche dal contrattualismo ideale come proposto da J. Rawls. Questo è il settimo argomento a sostegno della tesi della non responsabilità. Il contrattualismo di Rawls è ideale in quanto gli obblighi morali validi sarebbero quelli deducibili da principi etici generali scelti da individui razionali che perseguono ciascua no il proprio tornaconto individuale in una fittizia "situazione contrattuale originaria". <13> Questa situazione è caratterizzata tra l'altro dal fatto che gli individui in essa scel33
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