Linea d'ombra - anno VI - n. 31 - ottobre 1988

IL CONTESTO L'assessore di Montemarcello Bivio si guardò intorno e pen, sò di avere sbagliato orario. Non c'era nessuno dei soliti e -nes·suno - come al solito - degli "insoliti". Del resto, in paesi così piccoli, l'arrivo di un forestiero era ancora un fenomeno rumorosamente controllato, come nel West. L'assessore guardò i quadretti azzurri della tovaglietta di incerata e ci aprì sopra il giornale, aspettando che qualcuno dal retrobottega o dalla cucina di sopra, uscisse fuori e si accorgesse di lui. Come sempre prese a scorrere con meticoloso nervosismo le settantaquattro pagine che il "Quotidiano dell'Umbria" dedicava alla cronaca ·locale e come sempre non trovò nulla - nemmeno nei trafiletti, negli annunci, nella piccola pubblicità - che riguardasse il suo paese. Come fosse nascosto in una piega di- ·menticata del Territorio o come non ci fosse spazio nelle otto pagine intitolate al Comprensorio: niente, di Montemarcello nemmeno il nome. - Eppure ben sei colonne riguardavano la protesta dei cavatori di tartufo di Colleleone e le due pagine centrali dell'inchiesta erano state "sprecate" - con tanto di foto - per il problema dei cani randagi abbandonati nei boschi del comune di Poggio Como ... La solita amarezza lo pervase: ormai non poteva più pensare che si trattava di boicottaggio (come sostenevano in Giunta quelli che vedevano complotti reazionari dappertutto). Doveva essere invece una forma di invisibilità molto più grave e più pesante della scontata situazione di arretratezza e di abbandono su cui molti altri comuni erano addirittura riusciti a far prosperare la propria imma- ,gine. E l'assessore sapeva bene quanto può valere l'immagine. 20 Non per nulla era l'assessore alla cultura! Non aveva lasciato niente di intentato: per mesi aveva spedito almeno tre comunicati stampa al giorno. Nessuno che avesse dato peso al Billenario della fondazione del paese che scadeva appunto l'anno scorso, nessuno che avesse voluto segnalare e magari restaurare il casolare dove, con assoluta certezza, Lorenzo Stecchetti, il poeta, aveva passato più di una villeggiatura. La solitudine e l'appetito lo fecero divagare e forse trascendere, quando si trovò a l_amentarsi in cuor suo della disattenzione persino degli speculatori, degli affaristi, della camorra! Non c'erano dighe inutili da costruire magari a cura dell'Ente Val di Chiara, non c'erano nuovi cementifici in vista, non c'erano confinati mafiosi, non c'era spaccio di droga davanti alle elementari. In qualche modo anche il Padretetno li aveva trascurati. Dal tempo della pellagra non c'era stato verso di contare disgrazie•di urta qualche importanza sociale: i terremoti, frequenti dappertutto, sembravano snobbare quella che pure era segnata come zona sismica nella carta che il maestro Paccioia gli aveva mostrato. li torrente naturalmente si rifiutava di straripare di un solo metro. La frana storica - orgoglio del paese - negli ultimi venti anni non si voleva spostare-di un millimetro. E per colmo, nei sei chilometri di superstrada che nobilitavano il territorio comunale, era dal settantadue che non si verificava il benché minimo tamponamento. E pensare che ad Albertide avevano addirittura messo in piedi delle trivellazioni per cercare petrolio scommettendo, se non sul successo, almeno sull'effettoDallas che sicuramente sarebbe Assessori •.• Piergiorgio Giacchè servito all'immagine del posto. Tutto questo, mentre a Montemarcello, quest'anno, non si trovavano nemmeno i funghi (con un effetto disastroso di un abbassamento del 380Jodella percentuale di quello che lui aveva chiamato il "turismo veloce"). La congiura c'era eccome - pensava l'assessore scarabocchiando crittogrammi indecifrabili e intense traduzioni dei suoi cattivi pensieri sul tovagliolo di carta - ma era dovuta al concor- · so di tutte le circostanze possibili, era imbattibile e irreversibile, Non aveva funzionato nemmeno l'ultima trovata della pro-loco (costata 800.000 lire di manifesti!) di lanciare Montemarcello Bivio come "oasi di Pace", in un momento in cui a detta di tutti la pace andava fortissimo. Cominciando a produrre e a mettere in serie riervose palline di pane, l'assessore passò in rassegna i suoi ricordi, per una breve e abitudinaria autocritica, con i soliti immacolati esiti finali. Aveva ottemperato sempre per primo a tutte le disposizioni di partito. Aveva frequentato quattro corsi di aggiornamento e specializza-. zione per "operatore culturale". Aveva abbonato la biblioteca alle nuove riviste di ecologia, gastronomia, informatica .. .' Il comune era impeccabile quanto lui. Forse rimasto il solo a far funzionare mensilmente le assemblee di tutte le 46 circoscrizioni che erano state ritenute naturali e utili per un decentramento reale del potere. Da qualche anno, sia pure con doppi turni, le riunioni si tenevano al caldo, nella nuova palestra polivalente dell'asilo-nido realizzata ovviamente dal Comune con il concorso del lavoro volontario dei suoi abitanti. Appunto quella paiestra alla quale si doveva l'ultimo articolo apparso sulla stampa - sia pure del giornale elettorale del partito - due mesi prima della trionfante consultazione che l'aveva eletto. L'assessore ebbe un moto di commozione e schiacciò l'ultima pallina di pane fra le dita, al pensiero di quanti entusiasmanti progetti lo riempivano allora. Compreso il tentativo di realizzare una sagra della Cipolla Rossa, base insostituibile della tipica panzanella locale, arenatasi per l'intransigenza del parroco che aveva negato l'abbinamento con la festa patronale; e pensare che era riuscito a interessare perfino la dottoressa dell'Istituto di Storia Orale Regionale, che gli aveva fatto pervenire una scheda sulle usanze alimentari dei mezzadri in lotta e che aveva ventilato la possibilità di un convegno ... Non c'erano partigiani di grido in paese, ma avrebbero utilizzato un contadino storico - oggi usciere - che tra i meriti personali contava anche quello, involontario, di essere figlio della balia del senatore Rossinelli. Quello della Resistenza, appunto. Fuori cominciava a piovere e Fassessore credette di capire come mai si trovava solo nell'unico tavolino apparecchiato. Evidentemente il ragioniere pendolare dell'esattoria comunale affidata alla Cassa Popolare della zona, aveva preferito chiudere prima lo sportello e tornare in città a mangiare in famiglia. E l'assessore sapeva bene di essere l'unico scapolo quarantenne del paese. A questo punto, anche l'unico cliente fisso e sicuro della sora Rosa, che, proprio in quel momento, fece capolino dalla tenda scacciamosche di dietro il bancone e chiese squillante: "Allora, che mangiamo oggi dottore? Le andrebbero gli involtini di miglio al curry?" "Anche oggi? E va bene" borbottò l'assessore continuando a maledire in cuor suo l'arretratezza del paese e cominciando a farsi ragione del suo stato di abbandono, dal momento che ancora c'era una sola trattoria macrobiotica nella lista dei.ristoranti alternativi di tutto il territorio comunale. "Chi non ha gran che da scegliere, non può fare grandi scelte" sentenziò mentalmente per chiudere definitivamente la pausa dei brutti pensieri della giornata. E il primo bic• chiere di succo di ribes cancellò le ultime tracce di amarezza.

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