Linea d'ombra - anno VI - n. 31 - ottobre 1988

ILCONTESTO Il tappeto della sapienza Mario Barenghi Rigore e agilità dello spirito nelle '.'lezioni americane" di Italo Calvino . "Ci sono cose che solo la letteratura può dare". Calvino ne era profondamente persuaso, e si proponeva di ripeterlo anche inaugurando la serie di conferenze che avrebbe dovuto tenere a Harvard alla fine del 1985, nell'ambito delle Charles Eliot Norton Poetry Lectures (vedi ora Lezioni americane, Garzanti, 1988, p.l). Si trattava di una convinzione antica. Non diversa era infatti l'idea che dava il tema, e, per via metaforica, il titolo al celebre saggio del '55 Il midollo del leone; né altrove sarà da ricercare il motivo unificante della raccolta Una pietra sopra, resoconto di un itinerario intellettuale contrassegnato in primo luogo dallo sforzo di preservare alla letteratura e di ridefinire via via un ruolo significativo e proprio, entro un contesto storico sempre più difficile e per tanti rispetti deludente. Beninteso, nel 1985Calvino non poteva che esprimersi in termini alquanto cauti, molto lontani dalle vibranti enunciazioni programmatiche degli anni Cinquanta. Così, nella breve premessà egli conferma che la letteratura ha una funzione insostituibile da svolgere, ma evita di dichiarare esplicitamente quale essa sia; presenta i temi delle sei conferenze - dedicate, come ormai tutti sanno, a Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità e Coerenza - ma si guarda bene dal proporli come valori in assoluto, e anzi ne stempera la portata in un sintomatico antidimax ('' valori o qualità o specificità della letteratura che mi stanno particolarmente a cuore"). Lo stesso titolo originale infine, Six Memos for the Next Millennium, implica un distanziamento, un alleggerimento ironico ulteriore. L'abbinamento "cosmicomico" di due scansioni cronologiche fra loro remotissime - la prosaica quotidianità del promemoria, le millenarie campate degli evi - lascia infatti in ombra i tempi intermedi della vita umana e della storia, entro i quali prendeva senso in origine l'attività dello scrittore impegnato a costruire, a,ttraverso una nuova letteratura, una nuova società. Trent'anni non sono passati invano. Alla esemplare lezione di Giaime Pintor ("In ogni poesia vera esiste un midollo di leone, un nutrìmento per una morale rigorosa, per una padronanza della storia") si era da tempo sovrapposta la pratica dimostrazione che la storia non era poi tanto padroneggiabile. Di qui i disagi, Io smarrimento, le disillusioni, le perplessità che la narrativa e la saggistica calviniana attestano, nel loro travagliato decorso, con una evidenza altrettanto esemplare. E tuttavia è degno di nota che a:lla conclusione di una parabola siffatta Calvino torni a riproporre un'idea di letteratura come giacimento, piti che co.me tramite, cioè come sorgente, di valori. Valori linguistici, in primo luogo, valori estetici, ma anche valori etici e intellettuali, a tutela di un ruolo della letteratura nella società che può rimanere autonomo solo rinunciando a pretendersi irrelato. Alla luce della indiscutibile, ma tortuosa continuità del1'attività letteraria calviniana, desta rammarico che a mancare sia proprio l'ultima della sei conferenze programmate, quella dedicata alla coerenza. La coerenza infatti, con le sottese connotazioni di costanza, di coesione, di connessione (se non esattamente di consistenza e di stabilità) si prestava a bilanciare le implicazioni centrifughe dei cinque temi precedenti, che nell'insieme delineavano.una vocazione alla mobilità, all'agilità, al cambiamento atta sì ad eludere o a smascherare l'inerte opacità di un reale informe e degradato, ma di per sé incapace di contrapporvi una forma non negativa ·di persistenza. Peraltro, non è detto che Calvino volesse attribuire all'idea di coerenza un carattere; diciam·o così, -riassuntivo· e sintetico; probabilmente avrebbe insistito sulla sua capacità di indicare degli orientamenti risoluti e precisi, di ricavare conseguenze rigorose dalle premesse, di serrare le concatenazioni logiche, piuttosto che sulla sua disponibilità ad ab6ra,cciare e a comprendere. Notoriamente, Calvino preferiva le costruttive parzialità alle· interezze pacificatrici; proprio per questo, come scriveva nel '61, non c'è ragione di cambiare le idee o i valori: "meglio pensare sempre in una direzione, e se è sbagliata ci saranno ben altri prima o poi che penseranno più giusto e renderanno utile il tuo errore" (Una pietra sopra, p.70). Coerenza insomma come determinazione lineare e non spaziale: come ostinazione e tenacia, non come accordo, cioè come capacità di rendere coeso. Calvino, infine, era più portato a progettare, che a riepilogare o a concludere: prova ne sia che nella sua opera più tarda, dove la componente autobiografica si fa più riconoscibile e diffusa, vengono accentuati per contro i dispositivi selettivi e stranianti che precludono alla narrazione il regime . consuntivo, ordinatorio, totalizzante caratteristico dell'autobiografismo propriamente detto. Calvino in un disegno di Pericoli (da "L'Indice") e (a pagina 16) in una foto di Fulvia Farassino. . ,-::I.'.: 15

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