sentore dell'artificio, della trovata, dell'incipiente maniera, con quello che di stancante questo comporta ad un ascolto ripetuto (mentre per esempio Der kleine Leutnant, brano estreni.amente artificiale per modalità di realizzazione, non fa affatto questa impressione). Insomma non ci si sente di fronte al coagulo di uno sforzo espressivo da cui ci si trovi veramente ar- ricchiti. La musica di Tim Berne, che pure con Zorn lavora frequente- •mente (insieme·hanno proposto, per ora so/o dal vivo, un programma di eccellenti interpretazioni di composizioni colemaniane) è estranea alla girandola di suggestioni e di sistemi di messa in opera zorniana: dentro un orizzonte coerentemente jazzistico Berne mira dritto a ricavarsi un proprio spazio poetico, con piccoli complessi che raccoglie attingendo da un fidato giro di musicisti reciprocamente impegnati in una fitta rete di collaborazioni. In Sancti.fied Dreams (CBS), lo sforzo espressivo, come sempre, si fa avvertire e lo si segue con in.teresse, anche se il risultato, non solo in questo caso, è alla lunga un po' monocorde. Ad onta di un organico assolutamente ovvio, chitarra elettrica, basso elettrico e batteria, il trio Power TooJs colpisce invece per la sua freschezza: momenti molto semplici, teneri, addirittura cantabili si succedono ad altri di potente impatto, ma dominati dalla stessa pacatezza e serenità che guida i primi, in un flusso che sgorga con grande naturalezza, Profondo e da/ fascino quasi ipnotico. Power TociJs, che si può ascoltare nelJohn Zorn in una foto di Paola Bensì. 1'album Strange Meeting (lsland/ Antilles), fonde le idee e le esperienze di tre musicisti di prim'ordine: Bill Frisell, chitarrista bianco, un fuoriclasse spesso a fianco di Zorn e Berne; Melvin Gibbs, bassista nero attivo nel jazz-funk; e RonaJd Shannon lackson, batterista, nero anch'egli, e più anziano, che può vantare nel proprio curriculum la collaborazione con Albert Ayler, Ceci/ Taylor e Omette Co/eman, e che oggi guida degnissimamente propri gruppi. Power TooJs assume l'eredità liberatoria de/ free e de/ rock, ne conserva la carica, ma incanalando/a e disciplinandola con la lucidità che è consentita quando il gusto dell'infrazione delle regole è stato assaporato da tempo e da so/o non basta più. Last Exit, in cui Shannon Jackson è pure coinvolto, lo sa perfettamente, e /a sua rievocazione di una stagione di sovversione, per niente malinconica, non manca piuttosto di accenti lucidi e beffardi: a beneficio dello spirito anarchico e de/ gusto rumorista di Que/ pubblico giovanile che il punk non ha /asciato indifferente. Ideatore di Last Exit è il produttore newyorkese Bill LaswelJ, che al gruppo Partecipa direttamente suonando il basso; garanti dell'operazione, oltre a Shannon lackson, altri due Pl'Otagonisti storici de/ free, il chitarrista neroamericano Sonny Sharrock e il sassofonista tedesco Peter Brotzmann. Sharrock è uno strumentista il cui va/ore è stato _a lungo dimenticato (a Laswell il merito di aver/o rilanciato), con un forte senso del blues che emerge anche in Last Exit; Brotzmann una forza della natura, un brontosauro dell'improvvisazione europea: ma /'assortimento di· quattro personaggi del genere va al di là della curiosità "di culto", e /e sarabande di Last Exit, come conferma il terzo album (Cassette Recordings 87, Enemy),· sono appassionanti quando non emozionanti. 13 11CONrrno
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