istituzioni in genere; disinteresse personale, generosità, odio del denaro; fame di esperienza, bisogno di accertare sempre di persona, vedere con i propri occhi, esporsi,.partecipare fisicamente (Weil e Orwell, in modo particolare); inettitudine diplomatica e al comando; tendenza a comprendere le ragioni dell'avversario e a esercitare la massima severità critica verso gli errori e le colpe della propria parte ... Anche solo da questo piccolo, sommario elenco, non sarà difficile capire perché Ii attendeva un destino fallimentare. Misconosciuti, equivocati, rimossi. Down and out. lrving Howe ha detto felicemente di Orwell: "Aveva il miglior naso della sua generazione: la sua mel).tepoteva a volte tradirlo, il suo naso mai". Ma queste anten-ne così eccezionalmente sensibili agli odori immondi della mi'seria, dell'ingiustizia e della menzogna non sono, sappiai;no, un dono di natura. Presuppongono una scelta etica netta, integrale, esigono un esercizio coerente e ostinato. La giustizia e l'eguaglianza, prima ancora di essere obiettivi politici, erano per Orwell la misura a cui conformare gli ahi dell'esistenza quotidiana, l'occhio, il "fuoco" dell'attenzione. Da La strada di Wigan Pier: "Sul retro d'una di quelle case, una giovane donna, ginocchioni sulle pietre, frugava con un bastone nella tubatura di piombo che proveniva dall'acquaio interno e che suppongo fosse ingorgata. Ebbi tempo di vedere ogni cosa di quella donna, il grembiule di tela di sacco, i suoi goffi zoccoli, le braccia arrossate dal freddo. Ella alzò lo sguardo al passaggio del treno, e io fui quasi sul punto di incontrare quello sguardo. Aveva il volto pallido e tondo, la solita faccia esausta della ragazza di slum, che ha venticinque anni e ne dimostra quaranta, grazie ad aborti e fatiche; ed era improntata, quella faccia, alla più desolata, disperata espressione che io abbia mai visto. Mi colpì allora il pensiero che noi tutti ci sbagliamo quando diciamo che per loro non è la stessa cosa che sarebbe per noi che la gente cresciuta nelle baracche e in vicoli sordidi non può immaginare altro che baracche e vicoli sordidi . .Perché ciò che vidi nella sua faccia non era l'ignara sofferenza di un animale. Ella era ben consapevole di quanto le stava accadendo, capiva chiaramente come me che terribile sorte sia doversene stare ginocchioni.nel freddo intenso, sulle viscide pietre di un retro di baracca, a frugare con un bastone in un tubo di scarico intasato di sporcizia.''. Non ci può essere vero impegno politico né vera arte che non pas?ino attraverso questa specie e questo grado di coscienza e responsabilità. Gli infiniti lettori del Faust e di Resurrezione credo si siano chiesti tutti almeno una volta se , Goethe e Tolstoj non avess~ro un po' esagerato sulla tragica sorte di Gretchen e Katjuscia. Da che mondo è mondo milioni di umili ragazze sono state sedotte e abbandonate dal giovanotto ricco. Che poi nella semifeudale Russia ottocentesca il padrone andasse a letto con la domestica, era la regola e spesso veniva considerato dalla domestica un privilegio. Non è realistico, non è verosimile, non è per niente "tipico" che, per essere state tradite, due ragazze diventino prostitute e omicide. Ma contro il "realismo" ha ragione la "verità" di Goethe e Tolstoj. Può anche darsi che quella donna non fosse così disperata e consapevole come Orwell l'ha vista, ma ha ragione Orwell di volerla così disperata e consapevole. Questa è la nuova presentazione di un articolo pubblicato nel 1983 su una rivista da tempo scomparsa. Pochi l'hanno letto, e ci sembrava un peccato. (N.d.R.). IL CONTESTO CINEMA Trecommedie unapredica Gof/redo Fofi La leggenda del santo bevitore è un film ben fatto, solido e assai noioso: hollywoodiano al ralenti. Mi sembra esprima al meglio le qualità e i difetti dell'Olmi post-zoccoli, e che abbia carica limitata, rispetto alla stessa ampiezza-enormità del "problema". Meglio assai che lo spurio e sfasato Vecchia signora, ma non più appassionante di quello. Diciamo, per non tirarla in lungo come il regista, che Olmi ci appare sempre di più come una sorta di pretone di paese, con tutti i pregi-difetti del caso: incapace di andar oltre la predica un po' primaria. Era bravissimo - in passato - quando si trattava di descrivere la crisi di piccoli personaggi quotidiani, per tocchi realistici e fin documentari e via via introducendo lo spettatore in una sensibilità colpita autenticamente ,dal "problema" (che a esso si credesse o meno), allargando senza prevaricazione. Poi, invecchiando e aumentando coi pre-- mi le pretese, Olmi si vuole poeta e teologo di grandi metafore (storie, leggende, apologhi, exempla) ed è ben lontano dal farcela. Aumenta quindi (vedi le sue interviste) la sua predicatorietà un po' ricattatoria e, come in questo ultimo caso, un Leon d'oro annunciatissimo non può che coronarlo agli occhi dei media. Di cui_restaottimo maestro, ché del pretone di paese ha ancora la mescolanza mal distinRutger Hauer, "il santo bevitore" (a sinistra) del film di Olmi (a des,tra, foto di Giovanni Giovannetti). guibile di candore e furbizia: come dimenticare, per esempio, il suo potere catto-televisivo, e che è stato tra i primi a far propaganda industriale e tra i primi a fa:r pubblicità televisiva a qualsiasi merce? Abilissimo a muoversi, ha i trionfi che si è conquistati e di cui giustamente si gloria. Liberi noi di trovare superficiale e indigesta la sua predica ultima e ben confeniionata (modesta proposta: perché non mettere un'acquasantiera all'ingresso del cinema dove si proietta la sua Leggenda? ma poi ci ricordiamo che perfino la messa cantata, non va oltre l'oretta o poco più, contrariamente all'interminabile, autoritaria e un po' stolida pseudo-messa di un non-peccatore - in quel che lui-intende - che è forse invece_molto tale in ciò che i preti gli hanno insegna~ to a non considerare peccati). Un film "religioso", però, ultimamente l'abbiamo visto. Si tratta della commedia del tedesco Percy A_dlon Bagdad Café, girata in America. Ma prima di procedere a una piccola dimostrazione della involontaria superiorità di questo cespuglietto naif sul grande olmo scaltro, vale la pena di ricordare come la _ 11
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