V. S. NAIPAUL, .LONTANODALLEINDIE Paolo Bertinetti L'ultimo libro di V. S. Naipaul, L'enigma de/l'arrivo (traduzione di Marco e Dida Paggi, Mondadori, L. 25.000) e il suo romanzo più apprezzato dalla critica, Una casa per il Signor Biswas (traduzione di Vincenzo Mantovani, Mondadori, L. 28.000) sono usciti a poche settimane di distanza. E tra non molto apparirà negli Oscar Mondadori il suo primo romanzo, Il massaggiatore mistico che come Una casa... era già stato edito anni fa senza successo dalla stessa Mondadori, che successivamente pubblicherà tutte le altre sue opere. Di Naipaul sono noti al lettote italiano anche il romanzo Alla curva del fiume, una raccolta di racconti (uno dei quali era uscito in uno dei primi "Linea d'ombra") e un libro di viaggi nel mondo arabo, tutti da Rizzali. Ora bisognerà fare i conti con questo autore che è ritenuto uno dei più raffinati scrittori viventi di lingua inglese; anche se è improbabile che in Italia trovi largo ascolto. Il suo mondo - o meglio, i suoi mondi - temo che ci restino estranei. Non per un fatto di lontananza geografica e culturale (basti pensare al recente successo di Ben Jelloun, per non parlare dei sudamericani), bensì per la difficoltà con cui la sua invenzione letteraria si traduce in mate.iati immediatamente rapportabili alla nostra esperienza: ha bisogno di forse troppe mediazioni culturali e non può contare, per saltarle a pie' pari, sul fascino del visionario o del cosiddetto realismo magico. Naipaul è nato nel 1932 a Trinidad, l'isola caraibica di fronte al Venezuela. L'ex-colonia britannica è abitata da una popolazione prevalentemente nera e mulatta, ma lui è indiano, nipote di un bramino che aveva lasciato l'India per istruire gli indiani che erano emigrati a Trinidad a lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero dopo l'abolizione dello schiavismo. Cresciuto nella comunità indiana, educato nelle scuole inglesi, Naipaul decise sin da ragazzino di lasciare l'isola (e con essa i valori dell'induismo e della società coloniale in cui era nato) e di recarsi in Inghilterra a studiare e a "diventare scrittore". Come l' Anand del Signor Biswas, si buttò a corpo morto nello studio e vinse una borsa che gli consentì di frequentare l'università a Oxford. Da allora, nonostante i suoi viaggi e i suoi soggiorni nei Caraibi, in India, in Africa e negli Stati Uniti, l'Inghilterra è diventata la sua patria di adozione. In queste rapide informazioni biografiche sono presenti glielementi basilari della sua personalità di scrittore e della sua produzione letteraria. Il rifiuto della realtà coloniale e della tradizionalista comunità indiana è il contenuto centrale di Una casa per il Signor Biswas. Biswas è. un piccolo uomo che tenacemente, tra parziali successi e clamorose sconfitte, persegue il suo sogno di indipendenza dalla ricca e potente famiglia della moglie e dall'ordine conservatore in essa incarnato. Dopo il matrimonio con una giovane della famiglia Tulsi (a cui di fatto viene costretto con sottile violenza psicologica) Biswas va ad abitare nella casa di lei, gestita come uno stato fotalitario dalla vecchia Tulsi e in subordine dal di lei genero, Seth, la figura paterna in un regime matriarcale. È un mondo di tipo quasi schiavistico, retto dalle credenze religiose e dalle convenzioni della vecchia India e da un'ideologia totalitaria, tesa a dimostrare che al di fuori del sistema l'individuo, da solo, non può farcela. Ed in effetti i tentativi falliti di Biswas sembrano esserne una conferma. DISCUSSIONE/BERTI NETTI Ma anche i Tulsi, come i Buddenbrook, vanno incontro a un lento e inarrestabile declino; con la differenza che qui la positività sta nel mondo che cambia e che giustamente travolge il vecchio ordine. Con il diminuire della loro forza aumenta quella di Biswas, che alla fine riesce ad avere una casa sua, brutta, mal costruita, pagata almeno il doppio del suo valore grazie a un prestito a cui non potrà far fronte. Ma sua, dove per la prima volta riesce ad avere un rapporto pieno e diretto con la moglie e i figli, finalmente sottratti all'egemonia della comunità familiare. La storia della conquista dell'indipendenza di )3iswas è costellata di umiliazioni, di patetici gesti di ribellione, di miserevoli cedimenti; ma quelllo che forse può sfuggire al lettore occidentale è che Biswas, prima ancora di dover fare i conti con le sue personali debolezze, ha dovuto trovare la forza intellettuale di abbandonare l'atteggiamento fatalistico, la passività tradizionale tipica della sua religione e della società in cui è nato per assumere un comportamento attivo, finalizzato al raggiungimento di uno scopo che sovverte le regole del suo mondo. Questa forza gli viene soprattutto dalla sua istruzione, dalla scuola inglese che, per quanto assurdamente impermeabile alla realtà locale, gli ha fatto intravedere l'esistenza di un altro mondo, di altri valori, di un modo diverso di pensare la propria vita. Biswas vive in un mondo che cambia, in cui la società "medioevale" in cui è cresciuto è destinata a scomparire; ed egli coglie la realtà del cambiamento, cerca di adattarvisi, di affermare la propria piccola dignità rapportandosi a essa e non alla tradizione. È un indiano di seconda generazione, che rifiuta l'opprimente retaggio indù per consegnare se non a sé·almeno ai suoi figli una nuova identità: caraibica, forse, e comunque occidentale. Naipaul è un indiano di terza generazione, come Anand, il figlio di Biswas che alla fine del romanzo va in Inghilterra con una borsa di studio. In questo libro, che è più ricco di elementi autobiografici di quanto non ~ia stato finora fatto notare, è particolarmente evidente la posizione critica di Naipaul nei· confronti delle sue radici caraibiche. È una posizione che gli ha procurato qualche 73
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==