Linea d'ombra - anno VI - n. 30 - settembre 1988

POESIA/GOFFREDO • • • io non sento che macinate aria e fragole dentro il mio occhio la confusione dei solchi zeppi di ferro al cono che li appende nemmeno noi calpestavamo il sorriso che al pendolo ritiravo nella mia pancia una terra di morti ~ attentamente comincia ed è fuoco più di - ebbe le mani staccate dal corpo - non so le nuvole ca' de bezzi ero in una valle dormivo sei venivano con le rocce che scattano in alto l'altro la mano negli occhi diceva i denti sono dentini mia carezza che cammini incontrando gli arieti io facilmente perché l'orecchio ha lo smeraldo per sempre finché pazzia risalta colta sua da LINEAADRIATICA Giuseppe Goffredo • • • Nel mattino ringrazio la conoscenza che mi fa da specchio fuori. Ciò che mai avrei supposto della mia vita - di poche piante trafitte nel petto - è accaduto. Nero cordame di uno stagno da cui sono partito per uscire alla luce e guardare il mondo nella sua bellezza: essendo la luce antica e il fuoco passione. Posso muovermi persino ~enza cautela raccontando il discorso dall'inizio con motivazione pescando fra le macerie del vivere le risposte casuali che il tempo prova. Tutto in realtà non è stato casuale ma proprio centrato e da collezionista di farfalle che sa riconoscere l'addome la testa: le ali, gli occhi. 68 E niente è un gioco se so riconoscere il grano e l'orzo. Provvisoriamente allora mi sono trovato in mezzo ad un campo con la luce negli occhi a guardare l'ampiezza dello spazio scioccamente abbandonato . a rincorrere le vacche pezzate delle nuvole e le mosche più rare sui prati, veri resoconti della vita lessemi - come torte candite alla luce fruttificate. Il cuore è così un frutto i stagione con i suoi sapori nella bocca. E da lì si è snocciolato il pensiero come lo srotolarsi çli una -carta nei primi passi e poi via via solo un sismografo geologico geografico ai piedi di una montagna con grotte e vegetazione. Ma a morire chi ci ha mai pensato davvero. Sono stati solo passaggi sanguinosi gli eventi materie nucleari del mio essere così come sono fatto corpo e anima, disastro e ossa. • • • Non guardo in faccia nessuno. Scrivo. È come girare intorno un campo insanguinato di grano e di papaveri azzurri. Voglio guardare il mondo con ferocia per scoprirlo macerato nel suo addome buio. Sentirlo crescere nelle mie mani gonfio, doloroso come una gemma di maggio che arrossa poi scoppia fiore, carezza, fiocco di nuvole di vacche per il cielo camoscio. • • • A guardarli i campi possono deludere ci puoi sentire sopra tutta la pesantezza del cielo e il mare d'erba che li travalica mentre cambiano da regione a regione. Ma è la condizione dell'anima che li tiene con i suoi nervi abbacinando il verde con la trachea in fiamme. Il verde negli occhi marcisce e gli occhi ne segnano la natura senza

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