POESIA/DURANTI caparbietà d'una feroce crescita la forma del neonato per nutrire o catturare il mondo. Motivi danesi Emigrato da mitiche contrade slave non potevi certo comprendere in chi ci eguaglia ad uno stesso graffio l'ostilità taciuta per la nostra origine. Amavi solo, spenta la fatica i cerchi dei bicchieri, la gratitudine di musiche e scarpe che non indossavi a braccia aperte senza necessità non accoglievi che la mia lingua, il solidale sguardo ad· un jukebox la fine avara il trasognato tempo i non perché del!e nostre nazioni. Il Idea che si matura aldilà delle frontiere diversa e non amica, senza guardarsi chiedere. Esule dimora, priva di memoria che non sia felice di essere avvolta in una sciarpa araba, a pelo nonostante la perdita improvvisa di peso ti accosti alla vita lacerava lo smalto al suo lento confondersi. Fedele a sé di cani e uomini un'impervia via un armistizio libero di colpe. III Amici solo per quell'attimo estatico i nomi si scambiavano senz'arte. Anomalie del canto travestiti da polvere cresciuta nella scia solo noi la notte eravamo esseri di fumo, alteri nel portamento fiancheggiando il crimine rividi il nostro nome trapassato loquace maestro d'asilo, Eddy ad un comune ordine sempre cercavi il sµono. POESIE Riccardo Duranti Un bel tacere non fu mai scritto Diagonale allo sguardo d'ambo i lati c'è il silenzio: 66 a tradurlo in immagini si spezza l'equilibrio dei quadrati: come in tutti i passaggi molto si perde qualcosa. si guadagna: nuovi ghirigori si disegnano sugli inalterabili piani dell'esistente: la memoria in attesa deposita le nuove formazioni strato dopo strato sul fondo della selva del tempo: grumi acerbi preservati nell'ambra mantengono una vibratile resistenza: il resto si matura e si trasforma: sedimento: humus: fango: linfa: lacrime: inchiostro: storia. Ulteriori forzature si possono apportare: esperimenti accelerati in ambiti ristretti per marcare le linee del processo e proiettarlo su scala industriale: lo sfarfallio degli schermi scatena desideri e innesca ancor più grafiche promesse: ma altrove sullo sfondo scuro ed ineliminabile del contesto fioriscono fitte le contraddizioni: come una muffa le tenebre predone invadono il vivaio dei sogni: nel bel mezzo dell'ingiusto sapore aspro lampeggia lo stràzio dell'amo: reso il tributo del grido si ripiomba nel buio: lo sguardo si spegne sbirciando obliquamente il silenzio che ancora una volta lo attanaglia ... In diretta dalla primavera Dal sempre colmo serbatoio del dolore ancora una volta questa celebre stagione manda in onda un'inquietudine senz'orli: lo schermo pulsa monotono-sfocato, neve nera sfarfalla obliqua in fondo alla retina stressata - intravista a sprazzi all'orizzonte vaga un'impossibile pausa serena.
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