Linea d'ombra - anno VI - n. 30 - settembre 1988

NARRARE LA SCIENZA/SHOW La comunità mondiale degli scienziati ha una responsabilità decisiva una responsabilità maggiore di quella che investe tutti gli altri uomini. frode (o errore in buona fede) resta nascosta a lungo. Non occorre una critica scientifica estrinseca, perché la critica è inerente al sistema stesso. Quindi le conseguenze çliuna frode sono limitate alla perdita di tempo per chi le deve spazzar via. Il fatto rilevante non è tanto la manciata di scien~iati che deviano dalla ricerca della verità, quanto il numero preponderante di quelli che vi si attengono. Questo dimostra, in modo assolutamente chiaro a chiunque, un comportamento morale molto diffuso. Noi lo diamo per scontato. Tuttavia è molto importante. Distingue la scienza nel suo complesso (incluse le borse di studio) da ogni altro tipo di attività intellettuale. La componente morale fa tutt'uno con l'attività scientifica stessa. Il desiderio di trovare la verità è di per sé un impulso morale, o quanto meno contiene un impulso morale. Il modo in cui uno scienziato cerca di trovare la verità gli impone una disciplina morale costante. Noi diciamo che una conclusione scientifica - come per esempio la non conservazione della parità di Lee e Yang - è "vera" nell'accezione limitata della·verità scientifica, così come diciamo che è ''bella" secondo i criteri dell'estetica scientifica. Allo ste.so modo sappiamo che per giungere a questa conclusione ha avuto luogo una serie di azioni che sarebbero state inutì!i senza una motivazione morale. Ossia che durante gli esperimenti di Wu e dei suoi colleghi è sempre stata costante la pratica morale di ricercare e rendere nota la verità. Agli scienziati educati in questo clima, la cosa sembra naturale come il respirare. Invece è stupefacente. Anche se l'attività scientifica avesse questa unica componente morale, già sarebbe sufficiente per poter dire che essa non è moralmente neutrale. Ma è davvero l'unica componente morale? Tutti gli scienziati approve'rebbero il discorso sulla bellezza e sulla verità. Nel mondo occidentale non andrebbero oltre. Alcuni saranno d'accordo con me su quanto sto dicendo. Altri no. La cosa non mi interessa granché, tranne il fatto che sono preoccupato per la crescita di un modo di pensare che considero molto pericoloso, una specie di ortodossia tecnologica camuffata da cinismo. Farò qualche precisazione al riguardo più avanti. A proposito del disaccordo, G.H. Hardy era solito commentare che una persona seria non deve mai perdere il proprio tempo esprimendo l'opinione della maggioranza - c'è già un sacco di altra gente che lo fa. Questa era la voce della classica non conformità scientifica. Spero che la sentiremo più spesso. Permettetemi ora di citare alcuni motivi di speranza. Chiunque di noi abbia fatto della scienza prima del 1933può ricordare l'atmosfera che c'era allora. È una noia terribile quando uomini di mezza età si mettono a parlare delle meraviglie della loro giovinezza. Ciò nonostante vi irriterò. - così come Talleyrand irritava i suoi fedeli - dicendo che non si può aver conosciuto le dolcezze della vita scièntifica se non si è iniziato a calcare le scene prima del 1933. Il mondo scientifico degli anni Venti era una comunità internazionale quasi al pieno della propria maturità, come a noi piace sognare. Non pensiate che voglia dire che gli uomini coinvolti fossero degli esseri sovrumani o privi delle ordinarie debolezze. Non suonerebbe bene, dato che ho passato parte della mia vita cercando di dimostrare che gli scienziati sono innanzitutto e soprattutto degli uomini. Ma l'atmosfera del Venti era carica di una benevolenza e magnanimità che trascendeva le persone che vi vivevano. Chi abbia trascorso una settimana a Cambridge o Goettingen o Copenhagen l'ha potuta sentire attorno a sé. Rutherford aveva tanti difetti, ma era un grand'uomo molto generoso. Per lui il mondo delle scienze era un mondo che viveva a un livello superiore a quello degli stati nazionali, ed egli vi viveva con gioia. Questo era vero per almeno altri due grandi uomini, Niels Bohr e Frank, e di riflesso anche per alcuni dei loro allievi. Lo stesso vale per la scuola romana di fisica. I legami personali all'interno di questo mondo internazionale erano molto stretti. Basti ricordare che Peter Kapitsa, fedele cittadino sovietico, onorò il mio paese lavorando per molti anni nel laboratorio di Rutherford. Egli diventò fellow della Royal Society e del Trinity College, a Cambridge, e fu fondatore, nonché il fulcro, della migliore associazione di fisica che Cambridge abbia conosciuto. Non rinunciò mai alla cittadinanza sovietica e ora dirige a Mosca l'Istituto dei Problemi di Fisica. Grazie a lui una generazione di scienziati inglesi ha avuto contatti diretti con gli scienziati russi. Questi scambi erano, e ancora oggi sono, più preziosi di qualsiasi tipo di relazione diplomatica. Il fenomeno Kapitsa non avrebbe potuto verificarsi ora. Spero di vivere fino al giorno in cui un giovane Kapitsa potrà di nuovo lavorare per sedici anni a Berkeley o Cambridge e ritornare poi nel suo paese per ricoprire una carica di prestigio. Quando può succedere questo, siamo a posto. Invece dopo gli anni idilliaci del mondo della scienza siamo entrati nella tempesta della storia; e, suppongo a causa di una • sfortunata coincidenza, siamo anche entrati in una tempesta tecnologica. La scoperta della fissione dell'atomo mandò in sobbuglio il mondo dei fisici internazionali. "È stato ucciso un bel soggetto", disse nel 1945 Mark Oliphant, il patriarca dei fisici australiani, dopo lo sganciamento delle bombe. In termini intellettuali non risultò aver ragione. Ma in termini spirituali o morali, talvolta credo che ce l'avesse. • Moltissime della altre-comunità internazionali di scienza si limitano ad altri campi - per esempio alle grandi aree della biologia. Molti biologi sentono lo stesso senso di liberazione, la stessa gioia nel partecipare a una grande impresa, che i fisici sentivano negli anni Venti. È molto probabile che la funzione di guida morale e intellettuale della scienza passerà ài biologi, ed è tra lo.roche troveremo gli Einstein, i Rutherford e i Bohr della prossima generazione. I fisici hanno avuto un compito più ingrato. Con la scoperta della fissione e alcune informazioni filtrate dall'elettronica, sono diventati, quasi nottetempo, la più importante risorsa militare che una nazione potesse desid:erare.Moltissimi 61

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==