Linea d'ombra - anno VI - n. 30 - settembre 1988

INCONTRI/GROSSMAN I so nel libro, si tratta di conversazioni con gente di cui non ho capito a fondo la personalità, di cui non ho ritrovato l'eco dentro di me. Non si tratta di pochi casi. C'è un caso, in un capitolo di Il vento giallo, sul padre del terrorista. Non sapevo bene se inserirlo o no nel libro. Pensavo che sarebbe stata interessante questa ambiguità che è in me, questa esitazione. · Non sapevo proprio come affrontare questo personaggio, co- . me comportarmi verso questo vecchio. Mi rendevo conto che mi prendeva in giro, ma nello stesso tempo capivo perché lo stava facendo. Improvvisamente mi resi conto che tutto questo complesso di fatti, queste complicazioni della situazione son.o la storia. Perché è una storia talmente complessa. E così l'ho scritta. Ma non so se questa sia una risposta ... Parlavamo della funzione di narratore, legato alla tradizione orale della storia ... Quando racconti la storia della tua gente, la storia della loro vita e di cose che non vorrebbero sapere, lo fai in modo che essi possano accettarlo. Cerchi di tradurre le loro paure nel loro linguaggio. Descrivi le stesse cose che es-sigià indovinano. Ma quando prendi in considerazione uno scrittore e non un giornalista, intendo dire qualcuno che si sente soffocato in un mondo a cui altri invece hanno fatto l'abitudine, ed egli deve inventare per se stesso, ex novo, gli strumenti, gli attrezzi del suo linguaggio; ecco che improvvisamente nasce una nuova storia. È sempre la stessa faccenda, la gente sa quel che avviene ma preferisce ignorarlo. Vogliono sentirsi raccontare la stessa storia all'infinito come i bambini, e bisogna farlo. Così se qualcuno ricrea per essi la realtà, essi finalmente la percepiscono. Perché quando ne leggono sui giornali o ne sentono parlare nei discorsi degli uomini politici, è quasi un clichè, e non provano alcuna emozione, ci hanno fatto l'abitudine. Ma se si presentano i fatti in altro modo, la gente comincia a rendersi conto, a provare ogni tipo di emozione, anche un senso di colpa per essere stati indifferenti così a lungo. Improvvisamente si sentono parte di quello che sta accadendo, e sono come me. È stato veramente inte- . ressante come fin dai primi mesi molti mi hanno appoggiato, prima che cominciasse la rivolta dei territori occupati. : Erano come assetati, volevano ascoltare la mia storia, leg- . gerla. Si sono vendute tantissime copie del libro in Israele. . Un narratore di solito ama sentirsi a proprio agio con la materia di cui parla, ma in questa storia l'unico "conforto" è stato che sia noi che gli altri siamo gente spinta dagli stessi motivi. Potrebbero avere ragione loro tanto quanto potremmo avere ragione noi. Essi hanno il loro concetto di giustizia, come noi abbiamo il nostro. Per la prima volta la gente · si è resa conto che le loro sofferenze somigliano in un certo qual modo alle nostre, che non si tratta di una competizione, di una gara a chi soffre di più. Quello che conta è che sia noi che loro ora stiamo male. Condividiamo la stessa ferita. Non proviamo il dolore altrui, ma la ferita è proprio la stessa. Quali sono gli scrittori che ami di più e che in qualche 52 Di fianco: foto di William Karel (Sygma/Grazia Neri) e di Esaias Baitel (Reportage/Rush/Grazia. Neri) modo ti hanno influenzato? Gli scrittori che hanno influenzato il mio modo di scrivere sono Borges, Boli, Faulkner, Virginia Woolf. Qualcuno ha confrontato ilpersonaggio di Momik, in Vedi alla voce: amore con David, di Chiamalo sonno di Henry Roth; l'hai letto? Ho letto Chiamalo sonno solo l'anno scorso. Mi ha rovinato le vacanze, lo leggevo sulla spiaggia e non riuscivo a staccarmene, mi ha fatto soffrire. Il protagonista si chiama come me, mi ci sono immedesimato. Penso che sicuramente influenzerà i miei prossimi libri. Quello che mi ha colpito sono i rapporti di David con il padre. Certo David è un altro Momik. Il procedimento che entrambi seguono per ricomporre la realtà, è molto simile. La loro curiosità e vivacità intellettuale li porta a indagare su guello che ascoltano, che vedono. David rischia di morire fulminato da una scintilla di un cavo elettrico mentre è alla ricercadella luce divina. Momik quasi impazzisce nel cercare di capire che tipo di animale sia la Belva Nazista. In un modo quasi mistico, entrambi cercano una visione che ricomponga e riordini il loro mondo. Ebbene, la domanda è questa, quale sarà la visione che ricomporrà la realtà, che cosa pensi che possa riconciliare le parti in Israele? Cosa possiamo fare ... dobbiamo superare alcune tensioni che ci torturano adesso, come le nostre emozioni verso il passato, il fatto di essere ebrei e israeliani allo stesso tempo, questa anormalità di fatto. Ben pochi sono gli ebrei che sono venuti qui per condividere il sogno sionista, molti preferiscono restare nella Diaspora. Il fatto è che non abbiamo creato un buon tipo di vita, qui, una vita significativa sì, ma non certo felice. Qui siamo tutti sempre sotto pressione, sempre tesi. A ogni rnomento ci si sente colpevoli per qualcosa di diverso. Non so bene come si potrà arrivare a una riconciliazione e come dobbiamo usare le nostre forze mentali per riuscirci. Ora tutte le nostre energie vanno verso questa ferita - i territori occupati - da così tanto tempo. Gershom Sholem dice da qualche parte: "Tutto il sangue fluisce verso la ferita". Ed io sento veramente che tutto il nostro sangue va verso questa ferita, tutte le nostre forze creative. Non so se abbiamo il potere di riconciliarci con gli arabi, ma se le cose cambiassero in Israele, se riuscissimo a liberarci di questi territori, a raggiungere la pace, potremmo iniziare- una vita normale e utilizzare le nostre energie in una direzione positiva. Sarebbe la prima volta dalla nascita dello stato d'Israele. Sarebbe un'opportunità magnifica per creare una vita piacevole, che possa attirare • gli ebrei della Diaspora. Certo non penso ad una massiccia immigrazione. Non è proprio una risposta, ma siamo così , , immersi in questa situazione che non riesco a pensare già a una riconciliazione, ci sono problemi da affrontare per i prossimi dieci minuti, l'importante, lo ripeto, è cominciare a sedersi per discutere insieme.

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