Linea d'ombra - anno VI - n. 30 - settembre 1988

11 TUTTOIL SANGUE VA VERSOLA FERITA'' INCONTRO CON DAVID GROSSMAN a cura di Regina Rayon Cohen Ho incontrato David Grossman aMilano in occasione della presentazione del suo ultimo libro Il vento giallo (Mondadori), frastornato dai flash dei fotografi e dalle numerose persone che gli gravitavano intorno. La sua aria da studente - non dimostra affatto i suoi 34 anni - conquista immediatamente. Enuncia le sue riflessioni sulla situazione politi- . ca israeliana con estrema semplicità. Per lui è naturale che si debba trovare un accordo tra le parti. Non può offrire, ovviamente, soluzioni al conflitto israelo-palestinese. Tutto quanto aveva da dire si trova già nelle pagine del suo Il vento giallo, che è il risultato di un reportage condotto da Grossman per la rivista "Koteret Rashit" sei mesi prima che scoppiasse "l'intifiada" nei territori della Cisgiordania e nella striscia di Gaza. Dalle interviste con donne e uomini dei campi profughi, emerge un quadro penoso della condizione dei pa- • lestinesi. Come dice egli stesso, Grossman simpatizza con la loro causa ma non cerca affatto di diventarne il paladino. Egli resta un cittadino israeliano che ama il suo paese ma è angosciato dalle incapacità della leadership politica di trovare un modo accettabile di convivere in pace con i palestinesi. Si stupisce che i membri degli insediamenti possano affermare con tanta naturalezza il loro diritto di costruire villaggi nei territori occupati, ma è però consapevole della malafede di molti palestinesi che affermano di rispettare il diritto all'esistenza di Israele, e del rischio che il terrorismo possa risorgere con violenza ad ogni momento. Ripete più volte che · il primo traguardo da raggiungere è quello di discutere direttamente insieme israeliani e palestinesi. Ho poi interrogato Grossman sul romanzo scritto in precedenza Vedi alla voce: amore, che l'ha reso notò dovunque. Mi dice che è l'opera a cui è più legato, probabilmente perché è quella che contiene più spunti autobiografici. Si rifiuta però di analizzare più a fondo i motivi che percorrono il libro, si limita a dire che essi sono confluiti nel romanzo attraverso. un processo creativo non certo razionale. È molto interessanie il modo in cui scrivi, la tecnica che utilizzi in entrambi i tuoi due ultimi libri: Vedi alla voce: amore e Il vento giallo. Pur essendo così diversi per forma e argomento, hanno in comune un modo particolare di narrare gli avvenimenti. Si tratta di un gioco a incastro da una storia a un'altra, di sfaccettature di una stessa realtà da cui prorompe una verità in entrambi i casi molto dolorosa. Sono affascinato dalle storie, fin da bambino le ho sem- . pre ascoltate volentieri e adesso che ho un figlio le racconto io a lui. Ricorro spessissimo a favole o storie per risolvere i problemi: quando rifiuta di fare qualcosa, quando cerco di spiegargli qualcos'altro. Tutto passa attraverso questa sublimazione della realtà. Non so, in verità, come pormi nei confronti di Il vento giallo, non so bene se si tratti di letteratura o giornalismo, non mi offendo se la gente lo considera giornalismo. È qualcosa che sta in mezzo. Quando ho cominciato a scriverlo non mi sono posto il problema, mi sono messo lì e ho cominciato ·ad annotare. Non sono in grado di decidere sempré che cosa verrà fuori. Certo, penso alla forma, ma uno dei piaceri dello scrivere è proprio qµesto. Quando sei innamorato non sai bene cosa accadrà. Quello ·che è stato così difficile ,ne Il vento giallo, è che facevo parte io stesso del racconto. Anche in Vedi alla voce: amore facevo parte della storia, ma in questo caso parlo di qualcosa che sta accadendo ora e di qualche disastro che potrà accadere, se non si agisce per cambiare lo stato delle cose. E io personalmente pagherò un prezzo così grande ... È stato come essere un messaggero che porta una lettera nella quale è scritto il suo destino, il suo verdetto, ed egli deve consegnarla. E in questo senso era una storia, un racconto. Ma non è certamente un romanzo, no.n ho veramente scavato a fondo nella materia, non ho esaminato a fondo la sorte di questa gente come avrei fatto per un romanzo. Simpatizzo con· loro, non posso scrivere e parlare di qualcuno se non sento la somiglianza, la simmetria della nostra situazione. Devo sapere. Ci sono alcuni brani che non ho mes51

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