Linea d'ombra - anno VI - n. 30 - settembre 1988

PICCOLOMANIFESTODEI COMUNISTI (SENZA CLASSEESENZA PARTITO} Elsa Morante Ritrovato da Carlo Cecchi e Cesare Garbo/i tra le carte della Morante, questo testo aveva una precedente stesura, poi rielaborata, compresa in una lettera non spedita, scritta presumibilmente attorno alla Pasqua del '70 o '71. Essa iniziava così: "Caro Goffredo da parte dell'amico nostro Bellarmino ti mando questo" e così terminava: "Firmato: Un commensale contenuto nel Dizionario e contenente il Dizionario nell'imminenza del Ta-ta-ta". Elsa Morante si riferiva al romanzo di Ramon Pérez de Ayala Bellarmino e Apollonio, di recente ristampato dalla Sansoni, da me fattole leggere, il cui protagonista è un ciabattino filosofo che sintetizza la sua "visione del mondo" nella affermazione: "Chi mangia sta di fronte al Dizionario nel parapiglia fino al Ta-ta-ta". (Goffredo Fofi) 1. Un mostro percorre il mondo: la falsa rivoluzione. 2. La specie umana si distingue da quella degli altri viventi per due qualità precipue. L'una costituisce il disonore dell'uomo; l'altra, l'onore dell'uomo. 3. Il disonore dell'uomo è il Potere. Il quale si configura immediatamente nella società umana, universalmente e da sempre fondata e fissa sul binomio: padroni e servi - sfruttati e sfruttatori. 4. L'onore dell'uomo è la libertà dello spirito. E non occorrerebbe precisare che qui la parola spirito (non foss'altro che sulla base delle scienze attuali) non significa quell'ente metafisico-etereo (e alquanto sospetto) inteso dagli "spiritualisti" e dalle comari; ma anzi la realtà integra, propria e naturale dell'uomo. · Questa libertà dello spirito si manifesta in infiniti e diversi modi, che tutti significano la· stessa unità, senza gerarchie di valori. Esempio: la bellezza e l'etica sono tutt'uno. Nessuna cosa può essere bella se è un'espressione della servitù dello spirito, ossia un'affermazione del Potere. E viceversa. Così per esempio il Discorso su.Ilamontagna, o i Dialoghi di Platone, o il Manifesto di Marx-Engels, o i Saggi di Einstein sono belli; allo stesso modo che sono morali l'Iliade di Omero, o gli Autoritratti di Rembrandt, o le Madonne di Bellini, o le poesie di Rimbaud. Difatti tutte queste opere (né più né meno delle tante possibili azioni che le equivalgono) sono tutte, in se stesse, affermazioni della libertà dello spirito, e di conseguenza, qualunque siano le contingenze storiche e sociali nelle quali vengono a esprimersi, esse non sono determinate essenzialmente da nessuna classe e appartengono DISCUSSIONE/MORANTE finalmente a tutte le classi. Giacché per definizione esse negano il Potere, di cui la divisione degli uomini in•classi è una delle tante presunzioni aberranti. 5. In quanto ori.oredell'uomo, per definizione la libertà dello spirito sia come espressione che come godimento, è dovuta a tutti gli uomini. Ogni uomo ha il diritto e il dovere di esigere per sé e per tutti gli altri la libertà dello spirito. 6. Tale esigenza universale non può essere attuata finché esiste il Potere. Difatti è evidente che essa è negata in principio sia allo sfruttato che allo sfruttatore, sia al padrone che al servo. 7. Ne deriva l'assoluta necessità della rivoluzione, che deve liberare tutti gli uomini dal Potere affinché il loro spirito sia libero. Il solo fine della rivoluzione è di liberare lo spirito degli uomini, attraverso l'abolizione totale e definitiva del Potere. 8. Per una legge inevitabile (e sempre confermata dai fatti) è impossibile arrivare alla libertà comune dello spirito attraverso il suo contrario. La rivoluzione, per attuare il proprio fine di liberazione, deve porselo anzitutto come inizio e principio. Chiunque schiavizza il proprio e l'altrui spirito con la promes~ sa di una liberazione "mistica" e postrema è lui stesso uno schiavo, e in più un truffatore e uno sfruttatore. Né più né meno dei Gesuiti e controriformisti - di Maometto che mandava i suoi "fedeli" a distruggersi in vista del "Paradiso" delle Urì - di Hitler e Mussolini che sterminavano le nazioni in vista delle "glorie nazionali" - di Stalin che castrava e martirizzava i popoli in vista del "bene del popolo" ecc.ecc.ecc. 9. Una rivoluzione che ribadisce il Potere è una falsarivoluzione. Nessun proletariato (né più né meno che se fosse . una monarchia, o aristocrazia, o teocrazia, o borghesia, o via dicendo) potrà mai attribuirsi o attuare la rivoluzione, se non ha lo spirito libero dai germi del Potere. Nessuno infatti può comunicare agli altri quello che non ha, e non si può presumere di far crescere la guarigione coi semi della peste. 10. In una società fondata sul Potere (come TUTTE le società finora esistite e oggi esistenti) un rivoluzionario non può fare altro che porsi (foss'anche solo) contro il Potere, affermando (coi mezzi e dentro i limiti personali, naturali e storici che gli sono concessi) la libertà dello spirito dovuta a tutti e a ciascuno. E questo, è suo diritto e doverè di farlo a qualunque costo: anche, in ultima istanza, a costo di creparci. È quanto hanno fatto Cristo, Socrate, Giovanna D' Arco, Mozart, Cechov, Giordano Bruno, Simone Weil, Marx, Che Guevara, ecc. ecc. ecc. È quanto fa un bracciante che si rifiuta a un sopruso, un ragazzino che si nega a un insegnamento degradato, un insegnante idem, un fabbro che fabbrica un chiodo quadripunte contro gli automezzi nazisti, 3

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