specchiare nelle dinamiche che sono in atto, e farne poi un rendiconto. Lei descrive spesso un 'immagine di metropoli slabbrata, quasi crudele verso i suoi cittadini. Questa impietosità deriva forse dallo sguardo atterrito di un forestiero che arriva in città dalla provincia? Probabilmente all'inizio, appena sono arrivato a Mosca, il mio atteggiamento era proprio questo. Guardavo tutto attraverso gli occhi smarriti di un provinciale nella grande metropoli. E sentivo la mancanza dell'antica vita tranquilla del mio paese. Col passare del tempo ho capito che però quella mia tristezza, quella mia malinconia, erano legate a qualcosa di diverso. Erano l'infanzia, un'altra vita, un'altra armonia che mi mancavano terribilmente. Lei arriva dagli Urali, da una zona che segna il confine tra due mondi: quello europeo e quello asiatico. In che modo questa origine geografica ha influito sulla sua visione del mondo? Ha influito moltissimo. Vivevo in un piccolo villaggio dove passava la ferrovia. Sapevo che se fossi andato in una direzione sarei finito a Mosca, se fossi andato nell'altra, sarei arrivato in Siberia. Ricordo i prigionieri tedeschi che si affollano nelle immagini della mia infanzia. Loro attraversavano il nostro villaggio e se ne tornavano in Europa. Poi ricordo i nostri compatrioti che attraversavano il paese per andare in Siberia. Erano le vittime del culto della personalità. Purtroppo non sono poi tornati tutti indietro. Recentemente ho pubblicato un racconto che si intitola Quello che è rimasto indietro, per esprimere le mie idee su quel periodo legato ai ricordi della mia infanzia. li suo stile lucidamente razionale crede derivi in qualche modo dalla sua formazione matematica? STORIE/MAKANIN Non credo derivi dalla scienza, quanto piuttosto dal mondo della mia infanzia. Quando ero piccolo provavo un senso di enorme lucidità e sentivo l'armonia dell'universo intorno a me. Penso che questo ricordo mi accompagnerà per sempre, assieme alla consapevolezza che quel tipo di vita non esisterà più. Perché ha deciso di dedicarsi alla letteratura, dopo studi scientifici? Per me è complicato fare luce su questo problema. Dopo la matematica sono passato al cinema. Ero lacerato dai dubbi. Cosa dovevo fare? Lavorare nel cinema o fare lo scienziato? Mentre mi dibattevo in queste incertezze sono capitato per caso nella letteratura. È avvenuto tutto senza una precisa consapevolezza. Quando mi sono accorto ciò che era successo, era troppo tardi: ormai ero uno scrittore. li racconto che si intitola L'uomo del seguito, è la spietata analisi di un 'azienda sovietica degli anni '70, con la 'cinica rappresentazione del suo mondo di incertezze e di sospetti. In molti altri racconti lei ha descritto con altrettanta impietosità gli ambienti della classemedia moscovita. Cosa ne pensa della burocrazia e della casta privilegiata dei burocrati, di coloro che hanno un posto al sole? Di questi tempi è diventato di moda scagliarsi contro la burocrazia, come se essa fosse su un altro pianeta. La burocrazia-è invece dentro di noi. Anch'essa è un sistema in evoluzione. Non è così pietrificata come sembra. È diventata così potente per colpa nostra. Oggi gli impiegati in URSS occupano un posto enorme, bisognerebbe licenziare otto assunti su nove. Il vero problema non è la burocrazia, bensì il lavoro alternativo per i lavoratori superflui. Nessuno di loro vuole lasciare il proprio posticino al sole. Una volta un capufficio doveva licenziare tre persone, ma non lo fece. "Perché?" gli chiesero. "Perché non saprei da chi cominciare" rispose. Questa risposta incarna tutto il problema della burocrazia in Unione Sovietica. A quali scrittori russi e sovietici si sente vicino? A Leontev, Gogol e Cechov, e in particolar modo a I demoni di Dostoevskij, tra i russi. Tra i sovietici, a Platonov e a Pasternak. La rivista "Vosprosy literatury" parla dei cosiddetti quarantenni come d'una nuova generazione. Crede che esistadavvero la categoria dei giovani scrittori? Dal mio punto di vista non esistono gli scrittori "quarantenni", nel senso di una corrente. È un'invenzione dei critici. I nostri teorici sono abituati a riflettere su gruppi e non su individui. Tra i "quarantenni" éi sono scrittori che valgono, ci sono dei mediocri, e altri che non valgono niente, come Prachanov che approvava la guerra in Afghanistan. Non possiamo essere confusi in un'uriica categoria solo perché abbiamo la stessa età. Il processo in corso di sviluppo dimostrerà chi avrà davvero talento. 45
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