meno di zero, ci vuole uno sforzo di volontà; ma tutta lavolontà, o per lo meno così sembrava ad Andrej, in quel momento era impegnata negli esperimenti di laboratorio, non era 'il momento adatto. - Mi serve ancorà un anno o due, - borbottava la sera Andrej, come si borbotta un esorcismo. - Un anno o due per portare a termine questo maledetto lavoro. E allora sarà tutta un'altra cosa. Non aveva un'idea precisa di che cosa volesse dire esattamènte "sarà tutta un'altra cosa", quelle parole però racchiudevano un'infinità di speranze. Erano molto di più che semplici parole. E si metteva a ridere. · - Gliela farò vedere io, allora! - borbottava lui, - allora vedrà il vecchio Andrej. Non sapeva ancora che dopo quel maledetto lavoro ce ne sarebbe stato un altro, e così via per tanti e tanti anni, senza fine, per la semplice ragione che una fine non c'è mai. Ancora una pennellata. Durante le liti con la moglie Andrej si accorse a ùn tratto che i colleghi di laboratorio gli sorridevano in modo diverso dal solito, se aveva la barba lunga ed era tutto sgualcito e smunto. E non erano gentili proprio come al solito, mentre lui voleva che fossero gentili. Quando Andrej restava a dormire alla casa dello studente dal suo .amico, passava tutta la notte a fumare, con la luce accesa, ea lamentarsi del proprio destino. Ma quante lamentele avevano assorbito quelle pareti: liti, grida, confessioni, sussurri confidenziali e singhiozzi notturni. L'amico allargava le ,braccia: , - La donna è un mistero. - Cosa dici? - Un mistero, dico. La donna è sempre un mistero. STORIE/MÀKANIN L'amico era stato sposato tre volte, e ogni volta con là ferma intenzione di costruire un fèlice ménage familiare. Il risultato però era la· casa dello studente. Andrej ritornava. Dasen'ka lo accoglieva amorevolmente e con dolci lacrime mansuete. La sera del suo ritorno a casa lui rimaneva silenzioso. Scriveva, ad esempio, un articolo. E, offeso, canticchiava sottovoce e come per caso che lui non avrebbe gettato fiori ai suoi piedi, nia ... in questo giorno meraviglioso il mio cuore io ti do. Naturalmente, tutto ciò stava a significare che lui, Andrej, l'amava e l'avrebbe amata nei secoli dei secoli. Dasen- 'ka sospirava. Era triste. Ascoltava l'inutile canzone passata ormai di moda da anni. "Stupidone", pensava lei, "che ci faccio io con il tuo cuore, io ce l'ho già, è alla mia mensa,. E i fiori sono sempre fiori. Non dico rose, ma un bel mazzetto di gerani rossi ci starebbe proprio bene, in questo momento". D a piccola Dasen'ka era molto carina, ma poi chissà che fine aveva fatto tutto questo. Era diventata magra e paurosa, al lavoro la trattavano male e lei piangeva per delle sciocchezze, per strada si dimenticava di prendere il resto e non sembrava affatto una giovane donna, quanto piuttosto una bastarda bestiolina spossata. Ora però Dasen'ka si era fatta più bella. La natura le aveva restituito quello che le spettava, adesso era una biondina affascinante, assai carina, come quando era piccola, con gli 39
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