STORIE/MAKANIN Giulio Cesare". . Durante l'intervallo Vika insisté che Dasen'ka andasse con • lei a mangiare qualcosa. - Non ne ho voglia, - e Dasen'ka si asciugò in fretta gli occhi con il fazzoletto. Si vergognava delle sue lacrime. Considerava la sua amica Vika molto intelligente. E ne aveva un po' paura. - Andiamo, su ... - Non ne ho voglia. - Devi assolutamente mangiare qualche cosa, non voglio sentire ragioni e, per carità di Dio, non ne fare un dramma! Vika prese con decisione Dasen'ka sotto braccio e la condusse alla mensa, che si trovava nello stesso edificio, tre piani sopra. Alla mensa si potevano mangiare wiirstel caldi con kasa di grano saraceno. E bersi un caffè. Dapprincipio Vika se ne stette zitta, senza manifestare i propri sentimenti, occupata solo a mangiare, il cibo le piaceva. Nel baleno fra il terzo e il quarto e ultimo wiirstel cominciò a parlare: . - Mia cara Dasen'ka, almeno un briciolo d'orgoglio tu devi averlo. Una donna senza orgoglio non è una donna. Se non ti ama, infisèhiatene. Dacci un taglio netto, e tanti saluti ... E disse anche: - Non ci andare più, a casa sua. Non ti umiliare. E anche: - Lui per primo così non ti rispetta. Dasen'ka però andò a casa sua, come ci andava sempre. Anche solo il pensiero di allontanarsi dal suo nome sonoro le riusciva insopportabile. L'unica cosa fu telefonare alla madre, inventando una scusa che potesse sembrare plausibile. Telefonò dalla strada: si tuffò nella cabina con il cuore che martellava e si nascose. Aveva paura che la vedesse Vika e che la tirasse fuori dalla cabina per continuare quel discorso. Mezz'ora dopo apparve sulla soglia del suo appartamento. - Dasulja! Salve! - si rallegrò Andrej. - Che bella idea hai avuto a venirmi a trovare, passerotto! - Ti amo, per questo sono venuta, - si offese Dasen- ' ka, l'espressione "passerotto" non le era piaciuta affatto. Lui si mise a ridere: - Sono in tante ad amarmi, eppure le altre non sono arrivate. Era questo il suo modo di pavoneggiarsi, di scherzare, di darsi delle arie; nel complesso però non era un cattivo ragazzo, l'enorme successo che aveva con le donne non lo aveva guastato. Succede, a volte. Tutto può succedere. Il suo appartamento non era grande. Pieno di cianfrusaglie. E di disordine. E di bottiglie vuote che allungavano il collo da ogni parte. lnçlossava però una camicia bianca (Dasen'ka gli la_vavae gli inamidava) e una cravatta chiara (regalo di chissà chi) e inoltre camminava in su e in giù con aria così disinvolta, i passi sicuri, il sorriso sulle labbra: un vero dio, più che un ragazzo in carne e ossa. E fisico, per di più. Disse: · 36 - Se solo mi prendessero a lavorare nel laboratorio di Brusilov, mi sembra che non avrei altro da chiedere alla vita. È il mio unico desiderio. - Ti prenderanno, Andrej, - si agitava Dasen'ka, - ti prenderanno sicuramente. Hai tanto di quel talento. - Il talento ce l'hanno in tanti. Le persone di talento sono molte di più di quanto non si creda ... - Davvero? -,- Oltrè al talento è necessaria anche qualche altra cosa: fortuna. Si misero a cenare. Andrej era affamato, mangiava rabbiosamente e rabbiosamente parlava del suo sogno, il laboratorio di Brusilov. A.Ila fine fu sazio i parole. E di cibò. - E tu, cpsa mi racconti di nuovo? - chiese Andrej ad un tratto, ed era la prima volta che mostrava interesse per quanto le succedeva. Dasen'ka si confuse persino. Naturalmente nella sua vita qualcosa succedeva, ma nell'istante in cui lui le aveva fatto la domanda, nella sua mente aveva preso forma solo l'immagine del seminterrato e di Vika, e l'interminabile mormorio delle labbra: "Zz ... zz... zz... ". Non ne parlò. In gola le si era formato un groppo che non riusciva proprio a mandare giù. - Io ... io... non faccio nulla di particolarmente interessante. E Dasen'ka pensò che, ecco, ora sarebbe scoppiata a piangere. Andò in fretta in cucina a lavare i piatti, le faccende domestiche la calmavano sempre. - Resti qui, stasera? - domandò lui. Dasen'ka rispose: - Sì. - Allora telefona a tua madre. - Ho già telefonato. I n estate Andrej se la filò verso il Caucaso; partì da solo ed era proprio lampante che laggiù, al mare, lui di Dasen- 'ka non avrebbe saputo che farsene. Mare azzurro e sole ardente, una meraviglia. Se vai nel bosco, mio caro, non portarti legna appresso: esiste anche un proverbio di questo tipo, e abbastanza noto. - Io non ti capisco, - diceva Vika. - Ma come fai a restare così indifferente? · - Ha bisogno di riposo ... - Ah, si chiama riposo, ora ... L'amica Vika era una persona sola, bruttina, introversa ma buona; più di una volta le era passato per la mente che se Dasep'ka avesse rotto con quel suo abbagliante Andrej, loro due avrebbero potuto diventare inseparabili. Non ci si può fare nulla, questo è il destino: in una grande città, oggi, molte rimangono senza marito e senza famiglia. Certo, è triste. Ma anche una vita triste è vita. E, a dire la verità, non è poi neanche sempre tristissima. - In ogni caso, nessuno ti umilierà più ... - Non lo so ... - Dasen'ka chinò.il capo e i suoi occhi si riempirono immediatamente di lacrime.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==