Linea d'ombra - anno VI - n. 30 - settembre 1988

DASEN'KA Vladimir Makanin Nell'URSS di Gorbacev la generazione degli anni '80, in letteratura, non è ancora nata: è questo forse il maggior paradosso di un periodo così ricco e vivo dal punto di vista politico e sociale. Se procede spedita la ricostruzione del tessuto connettivo della memoria, con la pubblicazione di Pasternak, Grossman o Platonov, nomi nuovi, in campo letterario, non ne sono apparsi, e gli autori di oggi appartengono nella maggior parte a quella generazione degli anni '60 che sta uscendo dal non-essere delle fosse comuni. Makanin, nato nel '37, come Andrej Bitov e Bella Achmadulina, vi appartiene per diritto di nascita, anche se è arrivato più tardi degli altri alla letteratura, e seguendo un percorso più tortuoso, attraverso una laurea in matematica all'Università di Mosca e una specializzqzione in regia e sceneggiatura all'Istituto di cinematografia. E la passione per la matematica continuerà a esprimersi nella sua visione del mondo, un mondo di rapporti invisibili che sembra retto da un Supremo Matematico intento a distribuire imparzialmente destini. Nella folla che tutti i giorni, alla stessa ora, si incanala ordinata alle stazioni della metropolitana di Mosca per andare agli uffici o per tornarne, Makanin isola di volta in volta personaggi assolutamente comuni, e il suo occhio cinematografico li segue nella banalità dei gesti quotidiani al lavoro, a casa. E, racconto dopo racconto, è veramente i/film-documento di un'epoca quello che l'autore dipana sotto i nostri occhi. Eccoli, quegli anni '70 in cui sembrano scomparsi tutti gli ideali che solo un decennio prima avevano scosso una generazione, lontane le declamazioni in piazza di Evtusenko, di Voznesenskij, dell'Achmadulina. Adesso invece Solzenicyn viene privato della cittadinanza, adessoparte rilevante dell'intelligencija emigra, ma l'eco di questi fatti raggiunge appena l'uomo comune, il piccolo uomo senza qualità la cui sopravvivenza è affidata alla sua capacità di adattamento. Grigiore, mediocrità, sono la caratteristica costante dell'eroe makaniniano: giovane ma non troppo, buon lavoro, grazioso appartamentino in periferia, appartenente a quell'intelligencija tecnica che costituisce la spina dorsale del paese e che vuol dire studi superiori, ma non grande cultura. Non Cechov, né Bunin, né Gogol' dunque, ma homo novus sovietico, sottospecie brezneviana. Oltre, al di là, a muovere queste migliaia di destini che si intrecciano e si separano, il Caso. In ogni momento della sua vita questo minuscolo eroe sente che le sue fortune e le sue sf ortune non gli appartengono, non dipendono da lui e dalle sue capacità, quanto piuttosto da qualcosa di incontrollabile e nello stesso tempo estremamente razionale: tutto è subordinato a una legge matematica in cui lui ha senso e peso solo in base al segno più o al segno meno che ha davanti. In un bel racconto, Kljucarev e Alimuskin, tradotto in italiano nella raccolta Un posto al sole, edizioni E/0, questo procedimento è messo a nudo, dichiarato esplicitamente. "L'uomo si accorse all'improvviso che quanto meglio !è cose andavano per lui, tanto peggio andavano per qualcun altro ... ". . Anche qui, in Dasenka, uno dei due, l'uomo, parte bene, è bello, corteggiato dalle donne, sicttro di sé, con un lavoro interessante. Mentre lei è un povero topino senza dignità, bruttina, insignificante, con un lavoro noioso. Poi, impercettibilmente e senza alcuna ragione apparente, tutto comincia a mutare: a lei offrono un lavoro più impegnativo, lui si chiude in casa, cambiano i rapporti fra loro e con gli altri, lei si trasforma persino • fisicamente, si fa più bella, e allafine i segni sono invertiti, lei ora ha tutto e lui è ridotto a una specie di larva. Cosa è successo? Niente. Solo l'armonia di questo mondo matematico ha avuto una diversa ridistribuzione. Ma dietro la razionalità si insinua il dubbio di un vampirismo dei rapporti umani, di un nascosto succhiarsi a vicenda per poter continuare a vivere, e l'immagine di Dasenka, bionda e luminosa, che entra in mare e pensa che forse è arrivato il momento di mettere al mondo un figlio, ci lascia addosso un profondo disagio. Daniela Di Sora D asen'ka Durova amava Andrej, lo amava da un anno, lo amava da due, ma, come dicevano quelli che le stavano attorno, lo amava "senza tener conto delle proprie deboli forze". Il che voleva dire più o meno la stessa cosa del noto-proverbio "non fare il passo più lungo della gamba". O di quell'altro detto, altrettanto pregnante: ognuno stia al posto suo. Andrej era bello, di una bellezza appariscente, piaceva molto alle donne giovani e anche alle meno giovani piaceva. Piaceva in metropolitana, piaceva per la strada, durante le passeggiate in montagna, in palestra e persino alla mensa. Per di più Andrej era un fisico di talento, il che allora era il massimo. Mentre Dasen'ka era solo una correttrice di bozze all'Istituto di Linguistica e, piccola e insignificante com'era, stava tutto il giorno in una specie di seminterrato, una stanzetta. - Ognuno stia al posto suo - dicevano a Dasen'ka, glielo dicevano per il suo bene. E Dasen'ka rifletteva. E sospirava. Perché in quel detto c'è, di sicuro, non poca saggezza. Ma anche altrettanta crudeltà. Nella stanzetta in cui Dasen'ka si guadagnava il pane aleggiava in continuazione un monotono ronzio. Sedute ai tavoli dieci donne leggevano sottovoce dei testi, ognuna il suo, e tutte assieme producevano un confuso e ininterrotto '' Zz ... zz... zz... ''. Leggevano ad alta voce, dal momento che l'occhio da solo riesce molto più difficilmente a trovare sbagli o errori di stampa. L'occhio è pigro. L'occhio tende ad avere fretta. E le donne lo sapevano bene. Anche Dasen'ka lo sapeva. Inghiottiva lacrime e pensava ad Andrej e, nello stesso tempo, i suoi occhi scivolavano sul testo e le labbra mormoravano: '' ... Quell'estate a giugno faceva un caldo terribile. I èolcosiani aspettavano la benefica pioggia, ma la pioggia non arrivava". A due tavoli di distanza da Dasen'ka era seduta la sua amica Vika. Anche i suoi occhi scivolavano sul testo e le sue labbra sussurravano: "Ci sono fondati elementi per ritenere Bruto figlio di 35

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