Linea d'ombra - anno VI - n. 30 - settembre 1988

ILCONTESTO ESORDI RACCONTIMENTALI Giuliana Nuvoli Uscito in sordina, Singoli e coppie di Armando Balduino (Vallecchi 1987, L. 23.000), si presenta come una delle proposte letterarie più interessanti di quest'ultimo anno. Sono nove racconti d'un esordiente di grande perizia - Balduino è critico e filologo di sicura fama e bravura - sulle multiformi chiavi di lettura della piccola esistenza d'ognuno e d'ogni giorno. È un indagare, quello di Balduino, che procede curioso in una zona tutta da defini- • re: quella in cui le cose e le immagini e le parole ora si incontrano, ora si sovrappongono, ora del tutto si ignorano. È la zona in cui i loro rapporti potrebbero essere fissati indicando priorità e derivazioni: se sia, ad esempio, ancora la parola a dover essere privilegiata, e se essa stia davvero per le cose; o se, piuttosto, non siano le immagini, ifantasmata ad avere la priorità. "Pensavo e ripensavo a quell'indistinto baluginare che sta tra la vita e la non-vita; a quello che uno può vedere (se vede) subito dopo la morte, magari nei primissimi istanti; perfino alla possibilità che una certa figura (ma quale?) fosse l'immagine di un qualche misterioso dio del cervello. Figure: lettere o numeri mai? Arrivavo a interrogarmi, un po' per analogia, su quello che ognuno di noi potrebbe aver 'visto', . o vissuto, sentito mentre stava dentro al sacco amniotico, solo e impotente anche lui"; è citazione da li monda geometrico, fitta di termini esemplari poi presenti negli altri racconti di Balduino: vita, non-vita, morte, figura, immagine, analogia. Per Ampelio, il protagonista; essenza primaria del reale sono le linee geometriche degli oggetti: gli esseri viventi, la materia, i colori sono riempitivi che vengono "dopo", e non necessariainente. "( ... ) i pali della luce, le case, le cabine telefoniche, le ringhiere e le reti metalliche, le vetrine, i cartelloni pubblicitari ... le biciclette, i semafori. Altri oggetti, comprese le persone, possono esserci o non esserci. Sono dei riempitivi, delle variabili disordinate e più o meno casuali. Hanno un senso, se poi ce l'hanno, soltanto perché prima vengono quelle linee": priorità dell'immagine, dunque, nella sua accezione di "contorno", di "essenza minimale". Ma l'immagine può essere anche dupli- , cazione deformata di un oggetto o d'una per- , sona, come in Controfigure, storia della diffrazione d'un uomo che torna a rivivere nel comportamento del figlio che l'aveva ri24 fiutato, quando quest'ultimo invecchia; e la cui professione - farmacista - verrà ripresa dal nipote con una scelta non coltivata, ma come geneticamente obbligata. Lo specchio deformante taglia, questa volta, il tempo e ripete quando vuole le immagini che. crede; anche andando in direzione inversa rispetto al protagonista: "Per Giovanni il punto è un altro: nella vita (come nella storia) ciò che conta è proprio quello che non si ripete. Conta lo strappo, lo scatto, lo scarto". Allitterazione che funziona mirabilmente alla rovescia, questa, e che rimanda a quelle sequenze filmiche in cui il movimento di partenza viene indefinitamente ripetuto, sì da creare l'immagine ossessiva di un gesto che non arriverà mai a compimento. · Immagini co'n volute zone d'ombra sono quelle di Sogni in cerca d'autore, perplessa contaminazione tra Freud e Pirandello, in cui le storie dei personaggi si collocano sull'esatto discrimine fra "possibile" e "inevitabile", tra "visibile" e "oscuro". Sono vicende esemplari cosr vere da riuscire incredibili (in Breve intervallo per una lettrice): storie di solitudini e accoppiamenti narrate con feroce lucidità, e senza nulla concedere a compiacimenti autobiografici. Storie di sogni che si traducono in simboli, emblemi, guizzi d'immagine e assolute sospensioni di giudizio. È una perplessità che, alla fine, pare costituire riferimento primario della narrazioné di Balduino, e che caratterizza i suoi racconti fino all'ultimo, Racconti mentali, la storia essiccata d'una giovane donna che cerca un rapporto d'amore a cui - per una volta - credere. Ma la sconfitta è già nelle premesse: là dove ci sia un eccesso di razionalità non c'è posto per la fede; dove ci si continui a chiedere quale mai sarà il procedimento corretto per conoscere, il noumeno continuerà a sfuggire; e dove, ancora, la scrittura non venga considerata come entità autonoma e necessaria, si sostituirà a essa una paludosa sequenza di quesiti irrisolti. Temi certamente non nuovi, quelli che Balduino propone al lettore: ma d'indubbio interesse sono almeno due elementi. Il primo, di tipo più squisitamente formale, riguarda la scrittura di Singoli e coppie, sempre perfettamente aderente a ogni storia e a ogni personaggio. È scrittura camaleontica, ora familiare, ora solenne; consapevole di poter vestire sia le stecche di balena, sia un'informale camicia; scontrosamente attaccata alle idee e ai dettami della ragione, anche là dove non sarebbero stonati più rutilanti prodotti della fantasia. E con una sintassi che, progressivamente, si fa più es~enziale, sino a pervenire ai minimi cola di Racconti mentali, al termine dei quali - con una civetteria che sa LETTERE anche di esorcismo - si legge: "Non so scrivere, magari non scriverò più, e sia. D'accordo, sì. Ma l'arte di vivere, almeno quella, almeno un po', la imparerò mai?". Il secondo elemento mi pare rimandi al momento nevralgico che la scrittura (e quella italiana in particolare) sta attraversando. Siamo forse a una svolta, nella produzione letteraria del nostro mondo occidentale: e sembra giunto il tempo per dare un peso diverso alle parole, se vogliamo salvarle. Dobbiamo come riconvertirle a una funzione diversa; in una cultura d'immagini, alle immagini esse devono essere ancorate: di vita propria morrebbero. Già nel 1%3 Franz Mon scriveva: "Non abbiamo mai posseduto tanto materiale scritto, eppure il linguaggio scritto non ci ha mai dato così poco. Esso copre tutto come una crosta''. Si deve allora rompere questa crosta e dargli altra forma; e il modo più rapido e sicuro è togliergli quella autonomia che così arbitrariamente più d'una volta s'era preso, e ricondurlo a una ragionevole collocazione: quella, ad esempio, di veicolo di comunicazione dei prodotti dell'intelletto e dell'immaginazione. È l'operazione che compie, con abilità e discrezione, Balduino, tenendo comunque presente che il reale problema è stabilire, di volta in volta, le regole del gioco. E, di volta in volta, fare delle ipotesi sulle priorità di parole o immagini o cose: tenendo ~n presente che non è · concesso sbagliare, e che - se i segnali che vengono da fuori non sono correttamente interpretati - il rischio è proprio quello di non riuscire a stabilire dei punti fermi alla propria esistenza. E se questo accade, vivere si fa inutile e impossibile. ILGIORNALENUMEROUNO Gianfranco Giovannone L'analisi di Luigi Manconi (/ bellicosi, in "Linea d'ombra" n. 21, pp. 9-10) sull'ideologi,a di "La Repubblica" contiene osservazioni interessanti e spesso felicemente azzeccate (per esempio quelle sui processi persuasivi attraverso i quali quella "ideologia" ha fatto breccia nel cuore del lettore "decisamente qualificato", e cioè colto, informato, politicamente competente e appassionato), ma è percorsa da una "sindrome da tradimento" di cui riesce difficile cogliere le motivazioni .. E non si tratta di un'inferenza arbitraria: nell'articolo si parla della "frustrazione" e della "delusione", delle "attese avvilite" .del lettore di sinistra smarrito per l'emergere compatto della "linea politica" del giornale. Un disorientamento che sembra più

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