CRONACA GIUDICAI PALERMO (EA ROr_,A) Vincenzo Cottinelli Le prime impressioni che si traggono dalle recenti vicende degli uffici giudiziari·di Palermo e dalle decisioni prese in commissione dal Consiglio superiore della Magistratura sono piuttosto sconsolanti. Era in gioco fondamentalmente la questione di come orga~ nizzare il lavoro dei giudici istruttori del tribunale sulla criminalità mafiosa. Si trattava di convalidare la prassi (diffusa in diversi uffici giudiziari e per diverse materie, e altre volte apprezzata dal CSM) che privilegia la specializzazione dei giudici e che implica, fra l'altro, l'assegnazione praticamente automatica dei processi agli specializzati, forme di autonomia organizzativa, momenti di coordinamento informativo fra i magistrati sui rispettivi processi, forme di corresponsabilità (assegnazione collettiva coinvolgente anche il capo dell'ufficio), rapporti incisivi con la polizia giudiziaria. A quanto si è capito, è stata invece legittimata, sia pure con dei blandi correttivi, una concezione organizzativa di tipo tradizionale, ispirata alla centralizzazione burocratica, dove il capo dell'ufficio è praticamente· sovrano nell'assegnazione dei processi ai giudici, dove il criterio della specializzazione svanisce, dove, soprattutto, tutti i reati si considerano uguali e perciò l'organizzazione del lavoro deve essere uniforme. (Conseguenza facilmente intuibile: processi di mafia assegnati a un non esperto sono trattati con difficoltà; processi comuni assegnati allo specialista lo distolgono da quelli di mafia.) La maggioranza della commissione del CSM ha deciso poi in un modo che, a me sembra, favorisce l'emergere di un'immagine fuorviante: quella di uno scontro non fra questioni di politica giudiziaria, ma fra ambizioni personali: da una parte quella di un capo ufficio vincente, Antonino Meli (nel recente concorso per la nomina, che lo vedeva contrapposto al candidato Giovanni Falcone), dall'altra quella del "protagonista" deluso che cerca di rivalersi su un piano diverso. Terreno spinoso, questo, che però non ha nulla a che vedere con le oggettive questioni di politica organizzativa, documentate dal lungo carteggio interno all'ufficio istruzione, recentemente pubblicato ("Panorama" n. 1165), e delle quali il CSM poteva e doveva occuparsi con coraggio e chiarezza. Ma era anche l'occasione per affrontare in modo serio il problema della professìonalità-dci magistrati, dando orientamenti e indirìzti di valore generale. Col dire, per esempio, che la professionalità non si identifica con il coraggio, con il sacrificio, magari con "l'eroismo", né con una sorta di durezza "blindata" (doti che, in certi processi,' purtroppo servono e quando ci sono vanno rispettate); ma è un insieme di cultura tenace, di precisione fattuale, di rigore nella documentazione, di intelligenza e umiltà nella lettura dei collegamenti ed è favorita, appunto, da precondizioni come la specializzazione e l'autonomia nell'organizzazione del lavoro giudiziario, mentre può essere uccisa dalla centralizzazione e dall'in-. differenza burocratica. Sarebbe stato anche un invito a molti di noi per riflettere sul valore garantistico di questa professionalità fattuale, ben più so-· stanzioso del pur indispensabile risp·ettodelle garanzie formali. Quale lontananza culturale, poi, in questa decisione del CSM, rispetto alla questione dei capi degli uffici! La vecchia e tenace battaglia per la temporaneità degli incarichi direttivi, per la riduzione dei poteri dei capi, per la trasparenza e l'oggettività dei criteri organizzativi, per la controllabilità, insomma per l'indipendenza interna dei magistrati, un tempo patrimonio della sinistra giudiziaria (poi, è sembrato, di gran parte della magistratura) appare completamente accantonata, e per la verità non solo in questa occasione. In questa vicenda, infine, è sconsolante l'immagine che il CSM dà di sé, e che la stampa e i commentatori politici hanno sottolineato, come di un organismo alla mercè .di logiche correntizie. La decisione è frutto di una maggioranza composta dai rappresentanti di DC e PLI, per la parte politica, e delle.correnti di Unità per la Costituzione e Magistratura indipendente per i magistrati; contro si sono schierati i rappres.entanti di PCI, PSI, Magistratura democratica e Verdi. Mentre è stata chiara, anche se non netta, la posizione di minoranza, ed. è decifrabile la posizione di DC e PLI, sfugge a una valutazione politica quella di Unicost, che anzi si è prestata agevolmente all'interpretazione nel senso di una vendetta verso Falcone, "reo" di avere recentemente abbandonato quel gruppo. Certo è che questa scelta, al di là del merito, sembra ispirata a un cupo desiderio di autoaffondamento del CSM, col fornire comodi argomenti a quelle forze politiche che dai primi anni '80 puntano alla delegittimazione del CSM, in particolare di quel CSM eletto democraticamente dai giudici, pluralista, che ha dimostrato capacità di indirizzo politico e culturale, riIL CONTESTO gore verso i magistrati piduisti, sostegno all'indipendenza di quelli impegnati nelle più grosse inchieste sulla criminalità politica e finanziaria. L'obiettivo di una elezione del Consiglio Superiore della Magistratura col sistema maggioritario (quasi nessuno si ricorda che era.una delle richieste dei promotori del referendum sulla giustizia) o quello di eliminare le correnti della magistratura, entrambi pericolòsamente reazionari, possono oggi segnare qualche punto a loro vantaggio. Questa vicenda è dunque doppiamente preoccupante: perché emette un segnale di possibile normalizzazione interna agli uffici (estènsibile a esperienze analoghe, come le sezioni specializzate per la criminalità finanziaria, per l'inquinamento, per la tutela della salute in fabbrica); perché appare.coerente con un più generale progetto di normalizzazione della giurisdizione nell'ambito di un complessivo riequilibrio dei poteri, a tutto vantaggio dell'esecutivo, incompatibile con la sopravvivenza di un indipendente (per quanto disorganico) controllo sulle forme più gravi di illegalità. · Non resta che sperare in un sussulto di · consapevolezza all'interno del CSM e nella riapertura di un dibattito politico e culturale nel paese, che affronti i problemi Vei"diella giustizia per nulla toccati (e non poteva es- . sere diversamente) dalla strumentale ventata refer.e~da_ria.Ma su tutti questi argomenti occorrera ritornare. 15
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