Linea d'ombra - anno VI - n. 30 - settembre 1988

negli uffici elettorali di tutti quelli che vòteranno "Sì" per convinzione o per paura, mentre il fronte del "No" è riusci- .to solo in parte a distribuire tra i più ·poveri i pesos equivalenti ai 2 dollari e mezzo richiesti per acquisire il diritto al voto. Sondaggi indipendenti di qualche settimana fa indica-. vano un 40 per cento d'indecisi, determinanti per l'esito del referendum. Per evitare rischi, in ogni caso, sicuramente il regime avrà predisposto tutto l'occorrente perché gli scrutini gli siano favorevoli. Non dovrebbero essere di troppo impiccio a questo fine gli osservatori internazionali, se le autorità consentiranno il loro ingresso nel paese; il rifiuto a tale presenza straniera voluta dall'opposizione, annunciato di recente dopo un primo comunicato di assenso, non sembra un segno d'inquietudine della spregiudicata dittatura per le possibili difficoltà frapposte alle frodi quanto, piuttosto, un gesto propagandistico verso gli elettori contro le intromissioni di estranei nelle faccende di casa. · Non sono ingenui i partiti alleati contro il candidato unico, come presume il professore degli ufficiali, né s'illudono sull'onestà del tiranno per ammettere una sua sconfitta e convocare le prevìste nuove elezioni con più candidati un anno dopo. Intanto, i cileni hanno ricevuto quotidiani messaggi anti-regime, sia pure attraverso gli spazi ristretti còncessi dal1'autorità; messaggi lanciati da uno schieramento ampio e compatto. Hanno saputo che i sondaggi pronosticavano il successo del "No" nelle principal.i città e che, secondo un'inchiesta, ultimamente Pinochet gode nell'opionione pubblica di meno simpatie che il socialista Ricardo Lagos, un dirigente reso popolare proprio da questa campagna. L'alleanza dei 16 partiti, se poi reggerà, può diventare davvero un fattore condizionante degli sviluppi politici nazionali. Dovrebbe riuscire prima o poi a convertire militari possibilisti, quelli meno compromessi nel terrorismo di Stato, all'idea di scaricare il comandante supremo (oggi i generali temono anche· di fare la fine dei loro amici argentini all'avvento della democrazia nel vicino paese, prima cioè che la giustificazione legale ciel "dovere d'obbedienza" scagionasse oltrefrontiera la maggioranza dei criminali in divisa). Gli oppositori, inoltre, sperano di avere a Washington interlocutori più attenti alle loro ragioni dopo le prossime elezioni americane, in un'ammini- . strazione che sia consapevole delle conseguenze negative per "l'Occidente" di un ,sistema che nel nome dei "valori occidentali" uccide e affama un popolo. Certo, sarebbe auspicabile un'uscita eroica dal dramma cileno. A una rivoluzione puntano in pochi tra i dirigenti opposti al regime. Salvo l'eliminazione fisica del tiranno, se riuscisse un tentativo come quello fallito una volta e nello scombussolamento così provocato si aprissero spazi oggi ine- , sistenti, la strada percorribile è quella dei giochi politici sotto il segno della moderazione e dei traguardi non vicini. Anche per Franco rimane sempre il rimpianto che sia tranquillamente morto nel suo letto. DISCUSSIONE/CIAFALONI MONOPOLI ,Francesco Ciafaloni L'intervista di Cesare Romiti Questi anni alla Fiat (Rizzoli, Milano 1988, L. 25.000) raccolta e curata da Gianpaolo Pansa fa parte della invadente proposta d'immagine dei grandi dell'industria e della finanza italiana. È finito da tempo il periodo del basso profilo o addirittura dell'impresentabilità delle azie'nde. Ci saranno, anzi ci sono senz'altro; in Italia uomini potenti e discreti (detto sul serio, non per dire occulti, che ci sono pure). Certo molti dei potenti hanno deciso in questi anni di presentarcisi esplicitamente e direttamente in ritratti e autoritratti, a stampa e televisivi, debitamente un po' più grandi del vero, come si conviene ai monumenti e alle ombre, alle gigantografie dei politici e ai quadri di battaglie. Né c'è da meravigliarsene nell'epoca dell'immagine e nel paese della controriforma. L'Ingegnere e il Contadino hanno accompagnato o preceduto Cesare Romiti sugli scaffali delle librerie, sulle pagine dei rotocalchi ecc., pèr non parlare dell'Avvocato e di Enrico Cuccia, tacito o taciuto, eminenza grigia per definizione, che a questo punto si riflette però in così tanti specchi da risultare addirittura ossessivo, come Rita Hayworth alla fine della Signora di Shanghai. Sarà la comparsa dell'imprenditore politico, come dice Olson, sarà che l'Italia è diventata pienamente capitalistica, almeno alla superficie del magma di stratificazioni, differenze, dolori, ricchezze, ingiustizie, miserié, ed anche libertà che si porta dentro, ma i capitalisti, quelli di successo, fanno moda e opinione e vogliono il loro posto nella carta stampata. Se così fosse, o fosse solo così, non ci sarebbe nulla da aggiungere e nessuna recensione da scrivere. Ognuno ha diritto di farsi pubblicità come crede, e di raccontare il proprio successo·, dato che nulla ha più successo del successo. I grandi e piccoli capitalisti, i grandi e piccoli dirigenti sono però soggetti politici; amministrano denaro privato e pubblièo; scelgono molto di quel che determina le nostre vite e le loro; contribuiscono a determinare i criteri dell'agire pubblico; trattano autorevolmente con i pubblici poteri e con i partiti e i sindacati. E in democrazia la politica si fa in pubblico; non solo è fisiologico che sia pubblica; ma, fatta salva la sfera della riservatezza privata e aziendale, è obbligatorio che lo sia. Per alcune cose lo impone, e ancor più dovrebbe imporlo, la legge. Per altre cose - il processo con cui i soggetti economici arrivano a prendere decisioni di grande rilievo, gli accordi e disaccordi che ancor più del criterio immediato del guadagno e della perdita muovono le grandi aziende, le convergenze e divergenze di interessi internazionali che coinvolgono territori maggiori di quelli amministrati ,dai modesti poteri, della democrazia rappresentativa - sarebbe molto opportuno che lo fosse. Sarebbe funzione pri- ' maria della stampa, dovere primario dei giornalisti, che lo fosse·. . In questo senso, per questo motivo, libri come quello di 11

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