DISCUSSIONI/BAIIINONI n termine "ricezione" (fortemente sintetico) indica il processo di appropriazione attiva dell'opera. La ricezione è essenzialmente /'attività ricettiva, che apprende ed elabora il messaggio dell'opera: la' fruizione, autonomamente (non arbitrariamente) motivata. Il significato di quelle esperienze, sul piano storico e anche sul piano estetico, rimane fuori discussione. Ma oggi ce ne appaiono anche, più chiaramente di un tempo, i limiti; soprattutto, è più facile per noi rilevare che la critica della mercificazione dell'arte non concedeva spazio adeguato al fenomeno opposto e complementare, quello dell'estetizzazione delle merci. Certo è che di fatto, sia pur attraverso disagi, smarrimenti e incertezze(peraltro puntualmente scontati in termini di valore e prestigio sociale), se l'arte è sopravvissuta, è stato perché ha saputo comunque adempiere al suo peculiare mandato: quello di offrire all'immaginazione collettiva manufatti materiali o mentali predisposti a una fruizione di tipo estetico. Ma la riflessionesull'arte non sempre se ne è resa conto con tempestività. In particolare, in campo letterario, mentre la produzione si adeguava - come del resto ha sempre fatto - alle svariate esigenzedel mercato, dalle più conformiste alle più trasgressive, soddisfacendo più o meno bene alle richieste di esteticità variamente espresse dai lettori, la teoria della letteratura ha a lungo trascurato la natura estetica del proprio oggetto, concentrandosi su altri elementi: ad esempio, nel caso degli studi di ispirazione semiologicae strutturale, sulla conformazione linguistica dei testi e sui processi comunicativi. Le acquisizioni, come tutti sanno, sono state notevolissiipe. Ma un'idea di letteratura come pura comunicazione non può render conto della natura e del funzionamento dell'opera in quanto oggetto estetico. Di fatto, dopo l'inevitabile declino del magistero crociano l'estetica ha rappresentato nella nostra cultura letteraria una figura di assenza. Fra le tante ragioni di interesse dell'ultimo libro di Hans Robert Jauss pubblicato in Italia, Esperienza estetica ed ermeneutica letteraria (prima parte di Asthetische Erfahrung und Literarische Hermeneutik, Frankfurt, Suhrkamp 1982: trad. di Bruno Argenton, introd. di Alberto Vàrvaro, Il Mulino, pp. 410, L. 40.000), questa mi sembra la principale. Confermando un orientamento già noto da tempo, e manifestato tra l'altro in un prezioso volumetto presentato di recente anche al lettore italiano (Apologia de/l'esperienza estetica, Einaudi 1985:l'edizione originale, Kleine Apologie der iisthetischen Erf ahrung, è del 1972), Jauss riconduce risolutamente l'indagine sulla letteratura nella dimensione estetica. Il suo obiettivo è di rifondare l'ermeneutica sottraendola alla tentazione dell'astrattezza e ai quieti limbi dell'autonomia teorica, e costringendola a impegnarsi sul terreno dell'esperienza estetica storicamente determinata. Solo in tal modo essa potrà non solo giustificare la propria esistenza, in quanto disciplina in grado di spiegare aspetti importanti della realtà, ma anche illustrare il valore e il significato della letteratura nella società contemporanea. Si tratta, come si vede, di una scelta politico-culturale non equivoca. E a questo proposito non sarà inutile ricordare l'intervento (tradotto sull'ultimo numero del 1986 del periodico Intersezioni) con cui Jauss auspicava, di contro agli eccessi di uno specialismo sterile e fine a se stesso, un ritorno all'ideale enciclopedico dell'illuminismo. Non è sicuramente un caso che un mutamento di prospettiva di così grande portata abbia preso le mosse dalla riflessione sul ruolo dei destinatari. Dopo le premesse teoriche lucidamente poste da Mukarovsky già negli anni Trenta, e dopo la "scoperta" del lettore compiuta da Sartre con il suo memorabile, vibrante saggio Qu 'est-ce que la littérature?, alcune delle linee di ricerca più innovative della cultura letteraria attuale si imperniano sull'esame della funzione (non accessoria, bensì costitutiva ed essenziale) svolta dal pubblico nella letteratura. Jauss, in particolare, e con lui la scuola di Costanza, di cui è il massimo esponente, ha legato il proprio nome alla cosiddetta "estetica della ricezione", di cui ha gettato le basi con un celebre intervento del 1967, Literaturgeschichte als Provokation der Literaturwissenschaft (che significa più o meno "la storia della letteratura come sfida alla scienza letteraria"), tradotto da Guida con il titolo Perché la storia della letteratura? Il termine "ricezione" (Rezeption) non designa il semplice accoglimento dell'opera da parte dei lettori - con il che si rientrerebbe nella tradizionale idea di "fortuna" della vecchia storiografia - né l'effetto o l'impressione che le opere producono - ciò che propriamente viene definito "efficacia" (Wirkung). Per comprendere il concetto di ricezione occorre innanzi tutto abbandonare l'idea di opera letteraria come di una totalità in sé conclusa, dotata di significati e valori che i destinatari si limiterebbero ad apprendere a titolo di proprietà intrinseche del testo, eventualmente investendole di sovrasensi accidentali, essenzialmente proiettivi (cioè di superfetazioni). L'opera letteraria dev'essere concepita invece in termini evolutivi, relazionali e dinamici. Se il testo, in quanto supporto materiale dell'opera, rimane identico a se stesso, i valori e i significati che esso evoca ed esemplifica mutano attraverso il trascorrere delle generazioni, si modificano, si arricchiscono, dando luogo a sempre nuove virtualità dialogiche, a nuove configurazioni e stratificazioni. In questo processo, come si vede, i lettori svolgono un ruolo determinante di attivazione e di costruzione progressiva del senso dell'opera: e per questa ragione già nel 1967 Jauss indicava nella ricezione il possibile fondamento di un rinnovato modello di storia letteraria. Il termine (fortemente sintetico) "ricezione" indica dunque il processo di appropriazione attiva dell'opera da parte dei destinatari, nelle sue varie fasi. La ricezione è essenzialmente l'attività ricettiva, che apprende ed elabora il messaggio dell'opera: la fruizione, cioè l' "uso" autonomamente (non arbitrariamente) motivato; l'interpretazione assimilatrice e sintetizzante, destinata ad alimentare gli ulteriori momenti produttivi. Sembra plausibile che esista quindi un certo legame, se non un'affinità, fra il concetto di ricezione e quello (peraltro poco usato da Jauss, che preferisce servirsi della più limitata e sincronica nozione di "orizzonte di attesa") di tradizione: da intendersi ovviamente in senso dinamico, come ininterrotta dialettica di innovazione e sedimentazione. La ricezione costituisce il processo attraverso cui un testo diviene intellegibile (e godibile) alla luce di una tradizione, alla quale esso fornisce a sua volta il proprio contributo. Ma con Esperienza estetica ed ermeneutica letteraria Jauss non si limita a prendere in esame il polo della ricezione. Il suo 95
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