Linea d'ombra - anno VI - n. 29 - lug./ago. 1988

STORIE/BONASSO Per queste cose si era affezionato al Pelado. Gli piaceva conversare con quest'uomo sobrio e taciturno che sapeva occultare il dolore. Intuiva - attraverso un velo di simulazione che solo permetteva di intuire - che quest'uomo non era pentito, come lui, della sua vita e che, se fosse uscito vivo da lì, avrebbe continuato la lotta con fiducia. Odiava i traditori. Uomini che lui stesso aveva eliminato o aiutato a farsi fuori. Gli facevano schifo il Gordo Alfredo e tutta la coorte del "ministaff". Gli facevano così schifo che un giorno raccontò al Pelado un aneddoto molto significativo: tornavano alla ESMA con il cadavere di Lino - un cadavere sfigurato dalla bomba di esogeno che lui stesso fece espodere - quando si rese conto di essere ormai perduto. Il Caìn si avvicinò a Perrén per congratularsi con lui. "Bisogna festeggiare", gli · disse Cai. Il Puma rispose secco: "Festeggiare niente. Io non festeggio la morte di un nemico che ha saputo dimostrare tanto coraggio". Una mattina di maggio Jaime stava riordinando alcuni ritagli, quando apparve il Chispa, visibilmente frastornato. All'inizio fece finta di niente, gli chiese un caffè e i quotidiani del giorno, ma non seppe contenersi a lungo. Il vecchio meccanismo della confessione si metteva in moto inevitabilmente in presenza di quell'uomo taciturno che invitava a parlare con la sua sola presenza. - Guarda, Pelado, io non so perché tu sei lì e io sono qui. Perché uomini come noi han dovuto calare le braghe. No, non dico perché siamo argentini e tutte queste cose. Bene... anche per questo ... Intendo in un altro senso ... Nel senso che quando tu iniziasti e io iniziai, nessuno era corrotto. Voglio dire non eravamo come il Tigre o Ruger, non avevamo i soldi, non eravamo nelle miniere o roba del genere. Tu e io eravamo, siamo combattenti. Il Pelado stava mettendo delle riviste in uno scaffale. Si girò come fulminato. Non si era sbagliato. Il Chispa, !"'operatore" che si portava via i compagni nei sequestri, stava piangendo. - Ce l'avevo messa tutta! Aveva detto la stessa frase di Caìn. - Tu non sai fino a che punto mi sono arrischiato! Ho ammazzato, ammazzato, ho ammazzato! Sì, Pelado, ho ammazzato dei tuoi compagni, amici tuoi ... E sono qui... è strano, no? Qui te lo sto dicendo, qui sto parlando ... P~rché lo so che voi vincerete. Voi vincerete, Pelado. Un giorno, lo so: voi sarete dalla parte in cui sono io e io sarò dalla parte in cui siete voi. E voi avrete pietà, perché siete migliori, perché non siete corrotti come noi. Mio padre, vedo mio padre e i suoi amici, tutti negli affari, tutti nella merda. Credi che non lo sappia? Parlano della famiglia e hanno le mantenute. Loro, i brigadieri, gli ammiragli, i generali. E dicono che i guerriglieri sono drogati, e loro prendono la droga. E vanno ... vanno alle orgie di quelli con i soldi. Adesso era serio, pallido; si era asciugato le lacrime con il dorso della mano. 82 - È così. .. Ti dico che è così. E se devono mettere la propria moglie nel letto di un altro per guadagnare soldi o potere, ce la mettono. Conosco diversi casi che potrei raccontarti. E io ho ucciso per tutto questo schifo. Io non ero così. Io volevo un'altra cosa nella vita. Io credevo che voi eravate comunisti. Credevo che eravate agenti stranieri. Che non eravate nazionalisti come me. E poi vi conobbi, e vidi che combattevate fino alla morte come Lino... che potevate ... potevate essere... fino alla fine, come la Gabi o ... o se volete il Negro Ricardo. Non era questo. Io non ho paura che mi ammazzino. Perché se un giorno, Pelado, se un giorno tu stesso mi sparassi un colpo, avresti ragione di farlo. (traduzione di Giuseppina Marra) Edoardo Sanguineti Ghirigori ltalianese 1979-80. Un diario di bordo ironico e feroce. •Saggistica• Pagine I96, lire 23.000 J osé Antonio Maravall Velazqueze lo spiritodellamodernità L'atelier di .un Maestro come officina di un nuovo sapere e di una nuova coscienza. •Saggistica• Pagine ISO, lire 20.000

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