Linea d'ombra - anno VI - n. 29 - lug./ago. 1988

INCONTRI/OE Pensa che questa tendenza sia accidentale o che si svilupperà? Penso che mi aspetta un avvenire difficile. La letteratura si vende sempre meno in Giappone. La mia vita sarà dura. E loro, avranno facile vittoria. Io li combatterò, ma per essere vinto. Se parlassimo delle sue lettu;e? Legge spesso i classici giapponesi? Amo molto i classici giapponesi. Si dice che io non abbia rapporti con i classici giapponesi, ma credo che fra gli intellettuali giapponesi non ci sia nessuno impregnato di l~tteratura classica come me. Leggo i classici con piacere. E vero che non ho cercato di ricollegarmi a questa tradizione né di situarmi nel contesto storico della letteratura giapponese. Ma sarei molto felice se la generazione successiva potesse integrarmici. Qual è il suo libro preferito in questo momento? Da qualche anno leggo Dante. Il romanzo che sto scrivendo tratta di un criminale che vive in un piccolo villaggio e che studia La divina commedia. Non si può concludere questa intervista senza evocareHiroshima, alla quale lei ha dedicato un saggio e un'antologia in lingua inglese ma di cui, finora, non ha fatto il soggetto di un romanza. Se, da venticinque anni, non ho smesso di scrivere su Hiroshima, è perché, da una parte, penso che sia importante per i giapponesi assumere Hitoshima come problema culturale, filosofico e politico, e, da un'altra parte, perché volevo che si riflettesse su Hiroshima non nel contesto delle vittime, ma in quello dei responsabili. È per questa ragione che mi sono associato al movimento dei figli delle vittime colpite da radiazioni. Tengo a mettere sullo stesso piano il massacro di Nankino e il bombardamento di Hiroshima. Se uno scienziato giapponese avesse inventato la bomba atomica, il Giappone l'avrebbe lanciata su New York, su Parigi e non avrebbe esitato a distruggere il mondo intero. Il mio atteggiamento fondamentale è di criticare il Giappone che potrebbe avere la bomba atomica. Quando Robbe-Grillet è venuto in Giappone, ha detto che l'invasione dei supermercati in Francia era altrettanto importante della bomba atomica. Non ha torto, nella misura in cui i supermercati hanno modificato profondamente la vita della Francia. Ma il bombardamento di Hiroshima non è meno importante. Penso che gli intellettuali francesi hanno la posizione più "scomoda" sulla questione. Gli intellettuali americani non possono sfuggire al senso di colpa, in quanto responsabili della bomba. I francesi, loro, non si mettono mai nella posizione di "autori" delle armi nucleari, né in quella di vittime. Si considerano piuttosto vittime del nazismo. Ciò fa sì che ci dicano: "Malgrado l'olocausto e l'annientamento della civiltà europea, pensate sempre che Hiroshima 76 Osaka 1962 (fato di Ed Van Der Elsken). resti importante?" È la domanda che mi ha posto in s?stanza Robbe-Grillet. Penso che abbia torto. Per la semplice ragione che noialtri giapponesi, noi mettiamo ~ul_Iostesso_pian? il nazismo e il militarismo giapponese. Nm siamo de, naz1. È in quanto nazi che siamo stati uccisi a Hiroshima. ~ilos?: ficamente parlando, direi che i giapponesi sono stati u~c_1s1 a Hiroshima, quando sono loro che ~vrebbero potuto ut1hzzare per primi la· bomba atomica. E su questo terreno che conto di condurre la mia critica in avvenire. Per lo stesso motivo, mi oppongo totalmente alle centrali nucleari eh~ si_sviluppano in Francia. Non voglio che un paese cosi. n~co culturalmente si lanci in questa avventura. Penso che sia impossibile semplificare ciò che chiamiamo Hiroshima. Vorrei riflettere su questo problema rimettendolo in tutta la complessità del suo contesto. Prima di morire, fra dieci anni forse, mi piacerebbe affrontare un grande libr?, qualcosa come delle memorie, di cui Hiroshima sarebbe 11centro. (traduzione di Gianni Turchetta) Copyright "Magazine Littéraire" I987.

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