TEMPORALEPOMERIDIANO Fay Chiang Ho conosciuto Fay Chiang qualche tempo fa a New York, dopo aver letto alcune sue poesie e visto alcuni suoi quadri. Un pomeriggio, nellapenombra del Bok Nin Coffee Shop di Mulberry Street, abbiamo parlato a lungo sorseggiando tè e gustando dolci cinesi, e Fay m'ha raccontato di sé e del suo lavoro. La conversazione è proseguita poi in altri luoghi e in altri momenti: per le strade indaffarate di Chinatown, tra piccoli ristoranti, vetrine con festoni di anitre arrosto, negozietti di pesce, frutta e verdura;al Bo Ky Restaurant di Bayard Street, davanti a ciotole fumanti di zuppa di fettuccine e frutti di mare; nel suo ufficio all'Arts for the Living Center di Grand Street ... Quella di Fay Chiang è una delle voci più interessanti di Chinatown e di un' "altra America" fatta soprattutto - ma non solo - di minoranze· etniche, che in anni non facili ha continuato aparlare, in modo forse sommesso ma vitale e stimolante. Nei primi anni '70, insieme ad altriAsian-Americans (cinesi,giapponesi, coreani, filippini, hawaiani, immigrati recenti o figli d'immigrati), Fay ha • animato e diretto il Basement Workshop e la rivista "Bridge", due preziosi strumenti d'aggregazioneculturalee politica, in un momento in cui quella comunità viveva cruciali trasformazioni, una nuova generazione arrivava sulla scena, e l'America tutta entrava nel critico post-Vietnam. Di quest'intensa attività, poesia e pittura sono sempre state parte integrante. La poesia di Fay Chiang è semplice e tersa, strutturata intorno a rapide immagini, quasi elementare: e forse proprio questa essenzialità la rende così vivida e carica di tensione emotiva. Soprattutto, è percorsa da un affascinante filo di memoria che intreccia il piano personale, la dimensione privata, a sequenze più ampie, a retroterra sociali e culturali collettivi, in una scoperta progressiva che lega insieme il passato remoto d'una Cina conosciuta attraverso lettere, fotografie, ricordi altrui, il passato prossimo dell'infanzia e adolescenza newyorkese, il presente della vita, del lavoro, dell'impegno e dell'attività artistica dentro la comunità Asian-American e in stretto contatto con altre minoranze etniche e con la scena culturale newyorkese. Anche dopo l'esaurirsi dell'esperienza del Basement Workshop e di "Bridge", Fay Chiang ha continuato a scrivere e lavorare - a Chinatown e dintorni - sui nodi complessi dell'identità politica e culturale. Con il tempo, la sua poesia è andata assumendo cadenze sempre più narrative, come provano il lungo poema (ancora incompiuto) Chinatown e la pièce teatrale Laundryman, di cui qualche mese fa è stata data una prima lettura pubblica a New York. Attualmente, Fay Chiang sta lavorando a un grosso progetto di raccolta di testimonianze orali sulle Chinatowns d'America, in collaborazione con ilNew York Chinatown History Project e l'Arts for the Living Center. Temporale pomeridiano è tratto da Miwa's Song (Sunbury Press, New York 1982, Virginia Scott Publisher; Copyright Fay Chiang 1982). Le "lune del raccolto" corrispondono al quindicesimo giorno dell'ottavo mese del calendario lunare, e al plenilunio più vicino all'equinozio d'autunno. li bokchoy è il cavolo cinese. - Mario Maffi * * * 68 Giungla che s'allunga sulla spiaggia sabbia che si dissolve nell'oceano acqua che emana cielo. Aggiungete un tempio maya. Un cenotafio in mezzo al cammino è · pieno di pioggia, radici, sacrifici umani vecchi di secoli. Tra queste rovine una famiglia vende pepsi e coca-cola. Bimbi giocano ·a negozio usano foglie di palma come pesos. Piove alle due. II Al riparo d'una tettoia osservo torrenti d'acqua lenzuola bianco-grigie che tambureggiano su pietra, erba, albero terra che beve, mi chiedo se non facevano così da bambini anche i miei genitori a piedi lungo strade di campagna tra rovine e templi buddisti, campi di riso e di mais. M'han detto che città e villaggi erano solo aggregati di costruzioni, piccoli negozi. Bimbi che scrutavano i viaggiatori di passaggio, su veicoli, occhi spalancati per la curiosità fissi su stranieri che parlavano lingue sconosciute e usavano. macchine fotografiche che catturavano immagini che loro non avrebbero mai visto. Quando mia madre aveva dieci anni giunsero soldati al villaggio con stivali, fucili, pallottole. Lei e i bimbi del villaggio gli correvano dietro li guardavano in faccia cercavano di capire che cosa pensavano Erano soldati giapponesi che invadevano la Cina negli anni '30, e passavano di lì diretti a
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==