Linea d'ombra - anno VI - n. 29 - lug./ago. 1988

sinuosa. La sensualità di quella bocca si vede dalla sua mobilità, dalla sua avidità, quando sta per baciarla, con la lingua scintillante, il corpo che sbatte contro il suo. Ha l'uccello più lungo che lei abbia mai visto. La impala, la spalanca, la perfora su fino alla cervice. Una volta l'ha ferita penetrandola. La ferita aveva sanguinato, si era infettata, e lei aveva dovuto andare dal dottore. Il dottore di lui, su in Park Avenue, che aveva approfittato della situazione e le aveva lasciato il dito guantato dentro la fica più a lungo di quanto non richiedesse un normale esame. Tutto quello che Io riguarda è formato gigante. I suoi appetiti sessuali la affascinano. Ha una domestica a tempo pieno che gli fa un pompino quando gli porta la colazione a letto. Una ragazza con il naso all'insù, capelli neri cortissimi e una crocetta d'oro appesa tra i seni rigogliosi. Lui le ha detto che gli piacciono le ragazze con i seni grossi e le spalle larghe. Corre voce che seduca le mogli dei suoi amici nel sedile posteriore della loro macchina o nella toilette delle signore durante i ricevimenti. È ossessionato dal sesso. Dipinge fiche ingrandite con peli pubici grondanti sudore, in rossi e viola violenti, vicino a faccine alla Marilyn Monroe o alla Doris Day fluttuanti a mezz'aria. È ossessionato dalle posizioni del sesso. Un corpo femminile sdraiato a testa in giù su una rampa di scale, col collo tirato, le labbra rosse aperte su denti bianchi e scintillanti. Non è male, come pittore. Molto alla moda, in effetti. Conduce una vita brillante, tra la casa negli Hamptons e il loft su due piani a Tribeca. La scopa in ascensore mentre salgono nel suo loft, la scopa sul letto gigantesco con vista sui tramonti del New Jersey, la scopa sulla spiaggia degli Hamptons alle due del mattino. La fa venire nei cinema di Times Square, con l'impermeabile steso sopra le ginocchia, le fa salire le scale del mezzanino senza mutande e con un paio di calze di pizzo nero tenute su da giarrettiere e le infila un dito dentro. Lei lo lascia fare. Nel taxi mentre tornano dall'Ottantaseiesima Strada dove sono andati a comperare salsicce tedesche e pasticcini (i genitori di lui sono di Berlino) Henry le infila la mano nelle mutande. Non può fare a meno di dimostrare il potere che ha sulle donne nei luoghi pubblici. Una volta a una colazione al Waldorf dov'era riuscito a farla invitare - ricordati, niente mutandine! - l'ha fatta venire con le dita entre lapoire et le fromage. Vanno da lei. Ogni tanto lui si diverte a fare una puntata nei bassifondi, per dirla con le sue parole. Il telefono sta squillando, quando lei apre la porta. Ascolta. Mario ti sta cercando. Dice che non sopporta di vederti salire in casa sua in compagnia di uomini sconosciuti. Cosa c'è? chiede Henry. Niente, dice lei e si china a slacciargli la cintura. Brucia, accanto a Julian, bagnata, le giunture doloranti, i capezzoli eretti. Lui giace sveglio al buio, immobile, rigido, il coltello a portata di mano. Una volta le dice di metterSTORllnEXIER gli un nastro di seta intorno al collo e di cominciare a tirare quando sente che sta per venire. Lei non vuole. Avanti, dice lui. No. Lui si infuria. Non la tocca più. A volte non torna per giorni e giorni. Lei lo trova sdraiato sul materasso a braccia e gambe spalancate, nudo, addormentato come morto, una mano sull'uccello come a proteggerlo. Henry le fa ascoltare il nastro registrato di una scopata con un'altra donna, una bionda con un vestito attillato di seta blu scuro e le scarpe col tacco alto che stava uscendo dal loft mentre lei arrivava. È come lo studio di un medico, dice Lulu, invece di venire come si aspettava lui. Si mette anche a ridacchiare quando si rende conto che ha registrato la seduta quel pomeriggio stesso. Anche lui si mette a ridere ma non è sicuro di trovare divertente il tono di lei. Con un dito spinge il pulsante che ferma il registratore e sussurra Ich liebe dich ... Le è parso di vederlo nella Settima Strada, una volta, mentre andava al Nightline, il corpo fragile in un vestito nero che faceva risaltare il pallore della sua pelle. L'ha riconosciuto dal collo sottile e rasato, dal passo veloce, serrato. Quando l'ha raggiunto, un uomo dalla faccia annoiata che non aveva mai visto prima l'ha fissata e ha girato l'angolo. Un barbone, con un cappello fatto di strati di carta marrone e vecchi giornali induriti come cartone, era piegato fino in vita sopra un bidone della spazzatura e frugava tra la frutta marcia, i mucchi di vestiti scartati. Lei l'ha evitato, gli ha girato intorno a distanza, fin sull'orlo del marciapiede. Le è sembrato che puzzasse di carne fermentata. Salve, dice la voce di Henry al telefono. Sei appena tornata dal club? Vuoi venire qui? Ti mando un taxi. Ho una sorpresa. Vieni così come sei, ma ricorda, niente mutandine! Mentre sta per uscire, il telefono squilla di nuovo. Sono Mario, dice una voce profonda, soffocata. Ti sto aspettando di sotto, nel taxi. Ci divertiremo, io e te ... (traduzione di Marisa Caramella) Copyright Catherine Texier 1987. I I I I I I I I I I I I i I 1 I 1 I \ 1 ' I \ I I I I 1 1 1 I ' ~ 1 1 ' I I ' ' \ 67

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