Linea d'ombra - anno VI - n. 29 - lug./ago. 1988

STORIE/TEXIER be stato a quest'ora ... Che numero ha fatto? Il numero è giusto. Lulu lo legge sull'apparecchio. Ha sbagliato numero, dice. Il telefono squilla di nuovo. Questa volta è una voce di uomo. Posso parlare con Mario per favore? Non c'è nessun Mario qui. Ha sbagliato numero, glielo ho già detto. Mi scusi, signorina, ma questo non è il... Anche l'indirizzo è giusto. All'improvviso Lulu sente un gran caldo. Ma potrebbe essere un amico di Sarah. Dice: No, è il... Si inventa un indirizzo. Ma questo è proprio il numero di Mario, ne sono sicura, dice la voce della donna di prima, nel sottofondo. Non importa, dice l'uomo. E riappende. Mia madre morì in una gelida notte di gennaio dopo avermi dato alla luce. Era sola con la zia, all'ospedale, il suo uomo era sparito parecchi mesi prima, e svenne quando cominciò a spingere. Dovettero tirarmi fuori con il forcipe. Quando rinvenne, un dolore al petto la fece piegare in due, e morì di quello che diagnosticarono come un arresto cardiaco mentre la portavano in sala di rianimazione. La zia mi portò a casa con sé. Sai, noi cerchiamo una professionista, dice il direttore della compagnia di ballo. Che non solo possegga una tecnica perfetta, ma dia prova di disciplina e puntualità. Qualcuno di cui possiamo fidarci, in altre parole. Forse avrebbe dovuto indossare un vestito o un paio di pantaloni lunghi. Non quegli shorts, che mostravano le gambe fin su in cima. Mi sei sembrata molto brava l'altro giorno. Hai ancora molto da imparare, naturalmente, ma possiedi grazia, energia. E per una ballerina, questo è molto importante ... _ Lei si chiede se sia davvero importante. Se esiste veramente qualcosa di importante. Il suo cervello corre, per raggelare la paura. Un petit tour, deux petits tours, trois petits tours. È su una giostra, sopra un cavallo bianco dalla criniera fiammeggiante. È una bellissima vecchia giostra, con le dorature un po' scrostate, rossi scuri, rosa sbiaditi, azzurri ormai grigi. Sta guardando suo padre, che ha la faccia leggermente girata verso la folla. Riesce a vedergli solo la linea del mento, gli zigomi. Sembra che stia guardando qualcuno, tra la folla. Sembra più giovane, vago, distante, molto distante. Lei si spaventa. Si aggrappa alla sbarra di metallo liscio e luccicante piantata nella testa del cavallo con una mano, saluta suo padre agitando l'altra. Papà! Lui non la sente, la musica è troppo forte. La giostra aumenta di velocità. Sente il vento sollevarle i capelli intorno alle tempie. Si tiene alla sbarra con entrambe le mani. Papà! Al prossimo giro, lui la saluta agitando la mano, le sorride. 66 Sì, lo so cosa vuol dire. Tutto quello che posso dirle, che le ho già detto, è che ho studiato danza a Parigi, poi quando sono venuta negli Stati Uniti ho fatto danza moderna. Ho ballato come professionista a Montreal e a San Francisco, le ho portato il mio curriculum, come mi aveva chiesto ... Lui ha l'aria stanca, i capelli grigi gli cadono sugli occhi. Muove continuamente le cosce, con discrezione, si tira i jeans, tende le braccia sullo schienale della sedia, con l'ovvio proposito di dare aria alle ascelle, i cui peli si vedono, lunghi e sudati, dalle maniche larghe della maglietta di cotone. Prende la busta che lei ha portato, la apre, dà un'occhiata alle carte, alle referenze, gliela restituisce. Bene, molto bene ... Non guarda lei, ma la fitta folla sul viale. Batte il palmo della mano sul tavolo. Bene, vedremo. Chiama la cameriera, fruga nelle tasche posteriori dei pantaloni in cerca del portafoglio, lascia qualche moneta· sul tavolo per la mancia. Senti, devo pensarci. Ti telefono domani, O.K.? Certo. Non chiamare, chiamo io. La solita storia ... Lei vede quei lunghi segni rossi sulla schiena di Julian, dalle scapole giù fino al sedere. Lui le dice di essere caduto, di essersi graffiato malamente, fino alla carne viva. Lei sa che sta mentendo. Ha visto la frusta in un armadio, insieme a un paio di manette. Lui si sveglia dopo il crepuscolo, esce nelle strade buie, piccoli club, bar aperti fino a tardi in riva al fiume. Striscia lungo i muri di magazzini e depositi che trasudano sangue di animali macellati, sotto gli uncini, stramazza sul letto in pieno giorno, la sua pelle diventa sempre più pallida. Davanti al suo appartamento, sull'altro lato della strada, c'è una sinagoga abbandonata, sventrata. La facciata è come il set bidimensionale di un film contro il cielo azzurro. I piccioni volano dentro e fuori dalle finestre, cacano sul vecchio portico. Lei può fissarli per giornate intere. Il telefono squilla furiosamente. Nel sogno era la sirena di un bastimento nella nebbia in mezzo ali' Atlantico. L'orologio segna le tre e quarantacinque del mattino. Il telefono continua a squillare e lei resta sdraiata sul dorso. L'apparecchio è sul pavimento, in fondo alla stanza. Alla fine va a rispondere strisciando, guardandosi alle spalle come se fosse circondata da forze oscure. Ascolta puttana, dice la voce. Noi sappiamo che questo è il numero di Mario. Sappiamo dove sei. Sappiamo che lo stai nascondendo o proteggendo. Non scherzare con noi, brutta puttana ... Pensa a cosa potrebbe succedere a quella tua fica succosa! Lei resta col ricevitore in mano per un po' dopo che hanno riappeso all'altro capo del filo. Henry è alto, con un grosso naso a becco, spunzoni di barba grigia sulla faccia rubizza. Ha la bocca sottile, lunga e

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