Linea d'ombra - anno VI - n. 29 - lug./ago. 1988

renza alla realtà. Questo è un esperimento interessante: occuparsi di storia e di figure storiche indipendentemente dall'accuratezza con cui le trattiamo (ammesso che in questo contesto il termine "accuratezza" possa avere un senso). A causa del rifiuto dei moçlernisti di occuparsi di storia (per loro era un incubo, sostituibile soltanto con il mito), le ultime tendenze narrative non sono tanto un tentativo di giungere a un accordo con la storia, quanto di dominarla. Questo progetto sarà forse arrogante, oppure dolorosamente umanistico, ma è comunque un tentativo di cercare un'identità narrativa che non può esistere in nessun altro modo. Secondo me pensare di scrivere un romanzo che si svolge tra i confini nazionali, un romanzo con una coscienza assolutamente sicura di esistere, è impossibile. Questa specie di illusionismo narrativo è impensabile. Posso però tentare di manipolare certi aspetti della storia, cercare di capire la storia come scrittura della storia. Questo mi sembra un progetto interessante, anche perché spinge in avanti la forma del romanzo. li postmoderno si rifà spesso a/l'immagine, pensa il linguaggio come cinema, come visione: in questo contesto che rapporto esiste tra letteratura e arti figurative per uno scrittore? Gli scrittori, rispetto ai pittori e a "specialisti" di altri campi, hanno il vantaggio di usare un linguaggio con cui si allenano per tutta la vita. Questo li rende molto sicuri del mezzo di espressione che utilizzano, anche se al contempo ne possono essere terrorizzati. Che la pittura abbia cominciato a occuparsi della parola è interessante, e i pittori contemporanei che hanno cominciato a usare il linguaggio in modo del tutto nuovo sono molti. Disgraziatamente però, a causa del mercato dell'arte (un mercato incredibilmente "gonfiato"), un sacco di opere utilizzano la narrazione in modo reazionario. Il neo-espressionismo tedesco e quello italiano, come forme di satira operanti su opere precedenti del nostro secolo, erano divertenti; eppure né satira né parodia sono in grado di affermare qualcosa. Recentemente ho visto grandi mostre del neo-espressionismo italiano e tedesco, e sono rimasto piuttosto stupito dalla povertà dichiarata di quei lavori. Questa non è democratizzazione dell'arte - l'arte non è comunque democratica, e non credo che una qualsiasi cosa creata da chiunque possa essere definita arte. Nel campo della pittura, grazie a quel mercato, forse qualcuno ci crede. Nella scrittura, visto che il mercato è quasi inesistente, non ci crede nessuno. Comunque sono convinto che per uno scrittore la pittura possa essere una forma molto liberante e per questo passo metà del tempo a dipingere. Ho cominciato perché volevo starmene lontano dalle parole. Degas disse: "Se vuoi essere un pittore devi coltivare il silenzio" e non c'era cosa che volessi di più di riuscire a starmene zitto. Della pittura mi piace l'immediatezza e la fisicità. Si può camminare avanti e indietro, fare dei cambiamenti immediati. Si può vedere subito quando c'è qualcosa che non va e in cosa è sbagliato; non è detto che si riesca subito a capire come corregINCONTRI/STEINER Foto di Mary Tanner. gere l'errore ma si possono fare tentativi in un tempo e in uno spazio abbastanza ridotti, con un enorme impatto visivo e sensoriale. Gli scrittori sono obbligati al silenzio e all'isolamento: dopo aver continuato così per vent'anni ho capito che dovevo fare qualcos'altro. La mia scrittura è lirica e carica di immagini, e così si è sempre mossa "naturalmente" verso la pittura. Per me arrivare alla pittura è stata una mossa naturale. Credo che ormai gli scrittori traggano materiale dalla pittura e non dalla musica. All'inizio del secolo la musica ha insegnato molto agli scrittori, anche se è più problematica da usare della pittura. Gli scrittori americani hanno molta . difficoltà a imparare qualcosa da compositori come Philip Glass o John Adams. Il meraviglioso saggio di Pierre Boulez su Mallarmé è un'occasione irripetibile: adesso i rapporti intertestuali tra scrittura e pittura sono del tutto diversi. Alcuni tentano di sovrapporre la parola scritta al video, assommando la parola parlata alla teatralità e alla parola "vista" sul video. Questi esperimenti-video offrono grandi possibilità formali. Questo interesse per una sovrapposizione parolaimmagine forse può rivelare qualcosa su quegli scrittori che ci costringono a chiederci dove possiamo giungere con il li.nguaggio. Si potrebbe considerare l'espressionismo astratto come una versione pittorica del romanzo postmoderno? Pensare all'espressionismo astratto come forma letteraria è molto interessante. È difficile parlarne, e non sono neppure sicuro che gli sforzi per riprodurre l'espressionismo astratto in letteratura abbiano dato dei risultati. Ci hanno provato certi poeti, di sicuro Frank O'Hara e forse Ted Berrygan, gente che ruotava intorno a quella scuola di pittura newyorkese. Credo che l'esperimento non sia riuscito troppo bene. Ha prodotto delle poesie interessanti, ma non saprei come definirle. In un'intervista con la moglie di Jackson Pollock, ho let59

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