SAGGI/OZ:ICK pria storia e una propria letteratura. Sono preoccupata di questo nuovo corso. Guarda quello che sta succedendo in università nei dipartimenti umanistici. Finiremo con l'avere qualcosa che si chiama letteratura e che apparterrà soltanto agli uomini e poi la letteratura delle donne come oggetto separato. Ma la letteratura delle donne è letteratura e basta. So che c'è stata molta buona fede nel creare gli Women's Studies e nel dedicare energia alla riscoperta e valorizzazione di tante voci femminili altrimenti destinate a scomparire nel silenzio. Ma il separatismo, affermato e difeso come arma tattica e temporanea di acquisizione di potere, contiene in sé un pericolo mortale: crea le proprie burocrazie, i propri imperi e sappiamo tutti che un'istituzione, una volta che la si è creata, è improbabile che accetti volontariamente di eliminarsi. Bene, le donne hanno creato i loro imperi separati, ma non esiste niente che corrisponda al nome di psicologia delle donne. C'è solo la psicologia umana. Capisco bene che la società ha operato sulle donne una pressione che le ha spinte in certe posizioni e non in altre, ma questo non ha a che fare con le donne come disciplina separata. Ha a che fare con la società e con la storia. Ci sono molte persone che, con mio grande dispiacere, dicono che io sono un'antifemminista. Un'etichetta odiosa. Io sono contro la segregazionee decisamentefavorevole al femminismo. La segregazione e il separatismo sono distruttivi. Trasformano le donne, le fanno diventare sessiste, una parodia degli uomini. Il nuovo movimento delle donne non è altro che un'imitazione del vecchio movimento antifemminista. Non ammetti neppure che esista, per ragioni storicamente determinate, una specificità femminile sul piano della sensibilità, del linguaggio, della scrittura? No, non ci credo affatto. Credo che siano tutte caratteristiche strettamente individuali. E penso che sia veramente violento e volgare guardare alla questione in termini biologici e continuare a dire che dovremmo trovarci dei modelli femminili. Come scrittrice, io sono innamorata di Cechov, Forster, Tolstoj, Nabokov, Mann. È sulla loro intelligenza,sulla brillantezza della loro scrittura e del loro stile, sul loro genio, che io cerco di modellarmi. E certo ci sono anche altri, non solo uomini: ci sono Willa Cather e Virginia Woolf e, solo dio sa quanto, George Eliot. Ma cosa è questa storia della ripetizione biologica? Bisogna essere esattamente identici alle persone che siammirano? Bisogna essere uguali ai propri maestri? Mi sembra così volgare, così anatomico. Una tale sciocchezza. In particolare quando si parla di linguaggio e di scrittura. Ma dimmi cosa ne pensi tu. Io tendo a individuare una differenza tra uomini e donne, come effetto derivato da una diversità di esperienze, in primo luogo sessuali. Sì, certo, la società influenza la psicologia, è vero, ma così va a finire che si diventa schiavi della società e invece lo scrittore è per me il massimo dell'individualità e della libertà. Credo che il movente vero alla scrittura sia proprio la volontà di conservare una mente autonoma e libera e di darle espressione. (New York, 25 aprile 1988) 54 Colette (foto di lrvln_g Penn, 1951; Colonia, Museum Ludwig), Virginia Woolf (foto di Glsèle Freund, 1939), e una delle ultime foto di Karen Blixen. &E11ERTAURA EPO&l1ICASESSUA&E: UN PAREREDISCORDE Cynthia Ozick Le donne che scrivono con la consapevolezza opprimente di scrivere in quanto donne non sentono una spinta verso la scrittura, ma piuttosto verso una politica sessuale. Compare allora un nuovo termine politico, donna scrittrice, che non viene usato descrittivamente - come quando si dice "uno scrittore allampanato dai capelli castani" - ma che fa parte del linguaggio della politica. Certo, una politica sessuale può rivelarsi estremamente efficace. Nessuno negherà che il movimento per il suffragio femminile abbia costituito una politica sessuale, ed è altrettanto ovvio che ogni rivendicazione per ottenere l'uguaglianza sul posto di lavoro, nella propria professione e nel governo costituisca una politica sessuale. Ma il linguaggio della politica non è un linguaggio da scrittori (1). La politica opera a partire da certe premesse; l'immaginazione invece ne va alla ricerca. Il termine politico donna scrittrice segnala in anticipo tutta una serie di premesse: ad esempio che ci siano condizioni "maschili" e "femminili" dell'intelletto e delle sensazioni, e dunque anche della prosa; che condizioni e temperamento personali non contino nulla, o comunque molto poco, e che tutte le donne scrittrici posseggano - non perché scrivono ma perché sono donne - un terreno comune nel quale riconoscersi immediatamente; e che le donne che scrivono possano giovare soprattutto ad altre donne che scrivono. "La letteratura ha una componente umana" sostiene Ellen Moers, "e una donna scrittrice ha più facilità a discuterne con un'altra donna scrittrice, magari dall'altra parte dell'oceano, che non con il vicino di casa che si occupa di letteratura'' (2). È mia intenzione negare tutto ciò. L'aspetto umano della letteratura non consente di dividere gli scrittori in base al sesso, anzi, genera simpatie tra sessi, condizioni ed esperienze diverse, tra coloro che si somigliano e anche tra coloro che non si somigliano affatto. La letteratura universalizza. E lo fa senza svilire gli elementi individuali né l'identità; essa non divide. Ma cos'è upa donna scrittrice in riferimento agli elementi individuali o all'identità? Al di fuori di un'accezione politica il termine '.:donna scrittrice" non significa nulla - né intellettualmente, né moralmente o storicamente. Chi scrive scrive e basta. Una "donna scrittrice" ha forse una psicologia specifica - per il fatto di essere donna? Forse che una "donna scrittrice" possiede un insieme specifico di idee - per il fatto di essere donna? Il femminismo classico è nato proprio per negare queste banalità fuorvianti. Forse che una "donna scrittrice" possiede un insieme di esperienze specifiche - per il fatto di essere donna? Il fem-
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